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30 Agosto 2023

Gli spartiti ritrovati

Gli Indiana Jones della musica
Gli spartiti ritrovati
Foto di Roger Branson
Riparte la stagione concertistica del Venice Music Project, un gruppo di musicisti che vanno alla ricerca di spartiti dimenticati negli archivi per secoli, per riproporli oggi nella loro originalità e magnificenza.

Tutti conoscono “Le quattro stagioni” di Vivaldi. Pochi invece sanno che per quasi 200 anni quegli spartiti sono rimasti “muti” e sconosciuti, rinchiusi nell’archivio della Biblioteca Reale di Torino. Fu grazie a un gruppo di amici, appassionati di musica antica e barocca, che vennero ritrovati e riproposti al pubblico, portandoli alla ribalta e al successo che noi tutti conosciamo.
Ma Vivaldi non è l’unico genio dimenticato: ci sono tanti altri gioielli musicali che aspettano solo di essere riscoperti. È la missione del gruppo Venice Music Project che festeggia quest’anno il decimo anniversario di attività artistica.
«La nostra è la principale associazione no-profit per la ricerca, il restauro e la performance musicale in Italia» spiega Liesl Odenweller, co-fondatrice di Venice Music Project, che a partire dal 2 settembre 2023 proporrà altri brani meravigliosi durante la stagione concertistica autunno 2023.
Liesl, soprano apprezzata in Europa e negli USA, è nata nello Stato di New York ma da 25 anni vive in Italia col marito e la figlia. 

Liesl, raccontaci com’è partita questa avventura.

«Dopo che ho iniziato ad esibirmi in Europa, io e mio marito abbiamo deciso di trasferirci a Venezia. E qui, il primo musicista che ho conosciuto è stato Ivano Zanenghi, che suona il liuto. Lui mi ha presentato Nicola Favaro, oboista: entrambi sono membri fondatori dell’Accademia di San Rocco, che poi è diventata la Venice Baroque Orchestra, una delle orchestre barocche più famose al mondo. 
Come Accademia di San Rocco, loro e i loro colleghi si erano specializzati nell'esecuzione di manoscritti perduti che avevano riscoperto e mi chiesero di aiutarli a creare insieme a loro un nuovo ensemble musicale per eseguirli. Anche se mi ero da poco appassionata alla musica barocca (principalmente ascoltando le loro esibizioni), l'idea mi attirava.
Nicola e Ivano avevano scoperto alcuni manoscritti perduti e mi hanno proposto di creare insieme a loro un ensemble musicale per eseguirli. Anche se al tempo non ero un’appassionata di musica barocca, l’idea mi attirava. Abbiamo fatto un concerto di prova nel 2012 ed è piaciuto molto. L’anno successivo siamo partiti». 

Come riuscite a scoprire questi spartiti dimenticati?

«Quando io e gli altri musicisti del Venice Music Project ci esibiamo in giro per il mondo, anche con altre orchestre, ci prendiamo del tempo per fare archeologia musicale nelle biblioteche e negli archivi locali. In questi 10 anni abbiamo portato alla luce un vasto repertorio di importanti manoscritti musicali. Poi decidiamo insieme cosa condividere col nostro pubblico».

Liesl Odenweller
Lisel Odenweller insieme agli altri musicisti del Venice Music Project

Ho avuto il piacere di ascoltare alcuni dei vostri concerti e posso dire che i brani che proponete sono vere perle, che non hanno nulla da invidiare ai più famosi brani di Vivaldi, Mozart o altri compositori. Perché allora sono stati dimenticati?

«In questi 10 anni ce lo siamo chiesti spesso e personalmente avevo ipotizzato questa risposta: Mozart è entrato in scena ed è stato così innovativo e rivoluzionario, che tutti hanno dimenticato chi lo aveva preceduto e ispirato. Poi però qualche mese fa questa mia teoria è stata confutata: abbiamo eseguito l’operetta lirica Amor Prigioniero composta nel 1731 da Luca Predieri, un compositore italiano alla corte di Vienna. Ci sono dei passaggi di Amor Prigioniero che suonano come fossero scritti da Mozart, che sarebbe nato solo 20 anni più tardi! Quindi non è che questi autori siano stati dimenticati perché meno bravi o innovativi di Mozart, anzi! Nelle sue opere lui ha ripreso molto la musica di altri compositori, più volte elogiati dallo stesso Mozart nelle sue lettere. Perché dunque sono stati dimenticati? L’unica spiegazione che riesco a trovare è che quando arriva qualcosa di nuovo, si mette da parte il vecchio: nessuno va più in giro in carrozza o illumina la casa con le candele. Però lì fuori ci sono autentici tesori musicali che aspettano solo di essere riscoperti, ed ecco che entriamo in scena noi!» 

Perché è importante riscoprire la musica barocca?

«Perché è un patrimonio splendido. Uno dei primi concerti che abbiamo fatto è stato organizzato in collaborazione con Save Venice, un’organizzazione no-profit americana che si dedica alla conservazione del patrimonio artistico di Venezia. Save Venice aveva appena finito di restaurare un ciclo di dipinti con la storia di Ester e noi abbiamo eseguito parte dell’oratorio di Händel dedicato proprio a Ester: una cosa che mi fa ancora venire la pelle d’oca! Loro restaurano l'arte e l'architettura di Venezia, noi stiamo ripristinando la musica. Sono due facce della stessa medaglia. Inoltre non dobbiamo dimenticare che la musica barocca ha cambiato il futuro della musica mondiale. La musica rap, hip hop, la musica pop: tutto ciò sarebbe completamente diverso senza la musica barocca».

In che senso?

«Monteverdi era maestro di cappella a San Marco e aveva messo due organi con due cori disposti uno di fronte all’altro, nei due loggioni della basilica. Ha iniziato a comporre musiche con brani di battuta-risposta con voci e strumenti: così è nata la polifonia. Sempre in quel periodo, a Venezia hanno lavorato molti compositori eccezionali: Johann Hasse, che oggi è pressoché sconosciuto ma nel suo tempo era famoso, Porpora, Jommelli, oltre a Vivaldi ovviamente. Hasse, nato in Germania, lavorò per anni a Napoli, poi andò a Vienna e Londra, influenzando così la musica di tutta Europa e gettando i semi che poi avrebbero portato alla musica di Mozart e quella degli anni successivi».

amor prigioniero
La pagina iniziale dell'operetta lirica Amor Prigioniero di Luca Predieri. Alcuni passaggi suonano come fossero scritti da Mozart, che sarebbe nato solo 20 anni più tardi. Questi spartiti, come quelli di altri compositori, sono un vero e proprio tesoro da riscoprire.

La musica barocca piace ai giovani?

«Purtroppo no e penso sia davvero un peccato. Devo ammettere però che non piaceva nemmeno a me, finché non l’ho conosciuta meglio e ho capito che potevo essere molto creativa e metterci la mia prospettiva. Sono cresciuto con la passione per la musica classica, e avevo solo 5 anni quando ho iniziato ad amare Wagner. Ascoltando l’Anello dei Nibelunghi di Wagner ho trascorso momenti speciali con mio padre, e ho subito adorato quella storia che parlava di battaglie, valchirie, giganti, dei e dee. Questo è ciò che mi ha fatto desiderare di diventare una cantante lirica. 
Sono cresciuta con la passione per la musica classica e avevo solo 5 anni quando ho iniziato ad amare Wagner. Mio padre ci fece ascoltare L’anello dei Nibelunghi di Wagner e da subito ho adorato quella storia che parlava di battaglie, di valchirie, di giganti, di dei e dee. È nato così il mio desiderio di diventare una cantante d'opera. Passare da Wagner alla musica barocca è stato un grande passo, eppure se ci pensi, la musica barocca era la musica rock dell'epoca. Quando i giovani, in particolare gli studenti, vengono ad ascoltare i nostri concerti, sono entusiasti perché non si aspettavano che potesse essere così divertente. Uno dei nostri sostenitori ha deciso di donare 50 biglietti agli studenti, da utilizzare entro quest’anno. È un primo passo per cercare di aiutare i giovani a scoprire quanto è incredibile la musica barocca».
 

Nella tua carriera hai cantato in alcuni dei teatri più prestigiosi del mondo, tra cui la Carnegie Hall di New York, La Fenice, il Teatro Piccolo a Milano, il Teatro San Carlo di Napoli. Da tempo ti esibisci regolarmente con l’ensemble di Venice Music Project. Cosa provi quando riporti in vita queste opere?

«Mi sento incredibilmente fortunata: lavoro con alcuni dei migliori musicisti barocchi in Italia, forse anche in Europa. Mi sento fortunata perché posso cantare questa musica incredibile. L'emozione di sapere che siamo i primi a eseguire un incredibile brano musicale per la prima volta in oltre 300 anni, e la travolgente reazione del pubblico nel poter ascoltare quell'esibizione, sta cambiando la vita a tutti noi».