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25 Gennaio 2019

Volo a sposarmi in Bangladesh

Un matrimonio combinato, una festa di nozze rigorosamente tradizionale. Eppure questa coppia di sposi bengalesi nasconde un segreto che rompe gli schemi convenzionali in nome dell’amore
Volo a sposarmi in Bangladesh
Foto di Stefano Amadei
La sposa, bellissima avvolta nel suo tradizionale sari rosso fuoco, se ne va dalla festa di nozze in lacrime. Eppure non è stata abbandonata all’altare all’ultimo momento, anzi sta cominciando la sua nuova vita da donna sposata insieme a suo marito… Non si tratta nemmeno di un ripensamento dell’ultimo secondo: pochi minuti prima il naji, religioso musulmano che celebrava il rito, aveva chiesto per ben 3 volte alla sposa: «Vuoi davvero sposare quest’uomo?». E lei aveva acconsentito, emozionata. Dopo le risposte affermative della sposa, il naji si era spostato nel padiglione adiacente per rivolgere le medesime tre domande al fidanzato. E Maruf, lo sposo, che aveva volato per 7mila chilometri pur di convolare a nozze, proprio non si sognava di rifiutare.
Una sposa in Bangladesh
La sposa nel rito bengalese delle nozze
Foto di Stefano Amadei


È una calda giornata di sole a Baluka, villaggio che dista 3 ore da Dhaka, capitale del Bangladesh. Qui Maruf e Lipi, dopo aver banchettato con parenti e amici in due luoghi separati, hanno detto il loro fatidico “sì” e hanno firmato il contratto matrimoniale. Ora sono marito e moglie. Ora la sposa può lasciare la casa dei genitori: è proprio sua madre che la prende in braccio e la conduce fuori dalla porta, perciò piange e il suo lamento si ode lontano. Qui in Bangladesh è tradizione che la sposa sia triste quando lascia la propria famiglia di origine per andare ad abitare con la famiglia dello sposo.

Maruf, 27 anni, elegante e regale come un pascià nel suo vestito bianco e dorato, vive in Italia dal 2012. Aveva 10 anni quando suo padre decise che era arrivato, anche per lui, il momento di guadagnare qualcosa: avrebbe iniziato a guidare il rickshaw di famiglia. Entrambi i suoi fratelli maggiori avevano intrapreso la medesima carriera. Sua madre però non era d’accordo e gli consentì di continuare gli studi alla missione dei bidesh, gli stranieri, a Chalna, dove la Comunità Papa Giovanni XXIII aiutava tante famiglie in difficoltà. Dopo qualche anno la madre si ammalò gravemente e prima di morire affidò suo figlio alle cure di Sara Foschi, missionaria della Apg23.
Alla missione Maruf trova una nuova famiglia e si lega in modo specialissimo a Shibu, un bimbetto malnutrito, scampato alla morte solo grazie all’amore e alle cure di Sara e degli altri bambini in casa famiglia. Maruf finisce gli studi e inizia a lavorare come manovale, ma scopre di avere un talento speciale per stare con i bambini disabili e nel suo tempo libero li accudisce e gioca con loro, in particolare con Shibu.
 
Tra il 2011 e il 2012 Shibu rischia più volte la morte per le sue condizioni di salute: per salvarsi deve trasferirsi in Italia. Maruf si trova davanti ad una decisione che gli cambierà la vita: rimanere in Bangladesh e “perdere” il suo fratello di cuore, oppure seguirlo in Europa per continuare ad occuparsi di lui? Il suo animo generoso lo porta ad una scelta controcorrente, che lo allontana dal suo Paese, ma non dalle proprie tradizioni culturali. Due anni fa Maruf sente forte il desiderio di sposarsi, trovando una moglie che accetti di fare famiglia anche con Shibu. Come fare? Nella cultura bengalese i matrimoni sono per lo più combinati: sono le famiglie di origine a cercare moglie o marito per i propri figli. La ricerca non è facile per Maruf, perché le ragazze della sua età sono già sposate con figli. Fortunatamente, un anno fa, alcuni amici, accolti perché orfani dai Saveriani a Baluka, gli parlano di Lipi, una giovane che frequenta la missione dove loro vivono. Lipi studia Economia all’università e anche lei si dimostra interessata a conoscere meglio Maruf. Sembra la trama di un film romantico, ma è tutto vero: si conoscono a distanza, coltivano una bella amicizia e le famiglie accettano il loro fidanzamento. Poi arriva il grande giorno: la purificazione rituale, l’incontro tra le famiglie, i parenti e gli amici che fanno festa e banchettano in onore degli sposi. Un matrimonio tradizionale per due giovani che scelgono una via non convenzionale: lasciarsi alle spalle il proprio Paese per fare famiglia con un ragazzo speciale. Un esempio di solidarietà e di amore, che scavalca pregiudizi e culture.