Topic:
28 Marzo 2020

Speriamo ma non spariamo

Al tempo del coronavirus c'è un'industria che resta attiva: quella degli armamenti
Speriamo ma non spariamo
Foto di ANSA/YAHYA ARHAB
Siamo nel mezzo di una battaglia che nessuno immaginava di combattere. Una battaglia che impone calma a tutti ed immobilismo ai più. Eppure anche in questa situazione difficile, imprevedibile dai risvolti ancora incalcolabili inizia a sorgere il giorno nuovo, un giorno fatto di adattamento, evoluzione e trasformazione.
Molte regole vengono sovvertite ogni giorno. La Sanità ogni giorno supera se stessa. La scuola si trasforma in pochi giorni scoprendo nuove possibilità, attraverso la didattica a distanza. Gran parte del comparto produttivo, che la nostra economia si era sempre preoccupata di stimolare, invece deve fermarsi nonostante le enormi difficoltà a farlo.

Tuttavia, nonostante questo sovvertimento di regole, vi sono situazioni che rimangono uguali e che stentiamo a comprendere.
L’industria militare continua a produrre come se fosse strategico. Ma qual è la strategia?

Il Decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri del 22 marzo, infatti, che sospende le attività produttive industriali e commerciali, salvo quelle che riguardano la produzione di beni essenziali, inserisce tra le attività consentite “le attività dell’industria dell’aerospazio e della difesa, nonché le altre attività di rilevanza strategica per l’economia nazionale, previa autorizzazione del Prefetto della provincia ove sono ubicate le attività produttive”

Si fermi l'economia incivile, quella del mercato delle armi

Lo denunciano con forza nel comunicato “Si fermi l’economia incivile!” Scuola di Economia civile, Banca Etica, Pax Christi, Movimento dei Focolari Italia, Mosaico di Pace, unendosi alle voci di Rete della Pace e rete Disarmo.

Cosa possono gli F35 contro la minaccia rappresentata da questa pandemia che, senza confini decima gli anziani, i più deboli e costringe a casa tutti gli altri?

SI tratta infatti di un investimento economico importante che potrebbe invece essere investito nella sanità per far fronte all’emergenza. 150 milioni è il costo di un F-35, 400.000 euro il costo di un solo casco del pilota. Quanti posti letto, quanti respiratori si potrebbero recuperare?
Abbiamo esempi ed occasioni, in questa nuova crisi, che potrebbero ispirare anche l’evoluzione della nostra strategia di difesa.
Apprezziamo in queste settimane le task-force di medici, infermieri, esperti a vario titolo, più che le task-force militari.

Nave cargo bloccata al porto di Genova
La nave-cargo saudita Bahri Yambu, piena di armi per l'Arabia Saudita, viene bloccata nel porto di Genova il 20 maggio 2019
Foto di Luca Zennaro - Ansa


Apprezziamo le task-force di volontari che già si stanno attivando nei territori assieme alle associazioni e alle istituzioni locali per combattere la solitudine in cui versano i più deboli. Tra questi anche i volontari in servizio civile, ad oggi 3200 in servizio per offrire il proprio contributo in questa situazione di emergenza. Numeri che crescono ogni giorno, grazie a una non facile “riconversione” degli interventi delle associazioni, che in modo creativo cercano di reinventare le loro attività finalizzate alla Difesa nonviolenta della Patria.

Anche alcune industrie pare stiano tentando di riconvertire almeno in parte la loro produzione. Non perdiamo l’occasione per iniziare a riconvertire l’industria militare! Avremmo tante possibilità in più per affrontare la prossima crisi senza subire tutto ciò che stiamo subendo.

Creiamo un Ministero della Pace

L’associazione Comunità Papa Giovanni XXIII e altre importanti organizzazioni lo chiedono da tempo attraverso la campagna Ministero della Pace, una scelta di Governo.  Tra le funzioni del Ministero della Pace, infatti, è previsto anche il monitoraggio dell’attuazione degli accordi internazionali e la promozione di studi e ricerche per la graduale razionalizzazione e riduzione delle spese per armamenti e la progressiva riconversione a fini civili delle industrie nel settore della difesa.

L’emergenza che stiamo attraversando ci insegna proprio che non paga disinvestire nella sanità, nell’educazione, nella famiglia, nel lavoro... Oggi più che mai si sente l’urgenza di attuare questa riconversione bellica.

Corridori pronti al via per manifestare per la pace
L'Iraq Social Forum organizza ogni anno iniziative di sensibilizzazione per la pace e la tutela dei diritti umani. Nel 2019 ecco la maratona per la pace


Verso l'emergenza umanitaria

«Questa crisi sanitaria non è per la morte, ma è per la vita», dice Paolo Ramonda il Presidente della Comunità Papa Giovanni XXIII.

Ci costringe a fermarci e riflettere su cosa ci chiede questo momento drammatico e forse a dargli un senso. La scena del mondo turbato di oggi ispira una maggiore sensibilità al dramma della vita, accresce la coscienza che siamo tutti responsabili gli uni degli altri. E allora non possiamo non ricordare che la fuga dei profughi inchiodati alle porte d'Europa, che in questo momento vedono calpestati tutti i loro diritti, è scritta con le nostre armi, quelle stesse che transitano dai nostri porti. E non possiamo non pensare a cosa succederà il giorno in cui veramente il covid19, che sta già arrivando, dilagherà nei campi profughi a Lesbo, a Samos e Kos, al confine tra Grecia e Turchia, in Libano, tra quelle persone che fuggono dalle nostre armi...

Quando dilagherà i campi profughi, dove già la sopravvivenza è allo stremo, si trasformeranno in campi di concentramento, sotto gli occhi di tutti e con il beneplacito di chi trova anche un guadagno in questo. Teniamo la maschera sulla bocca ma non vogliamo tacere, e soprattutto vogliamo toglierla dagli occhi!