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29 Luglio 2021
Ultima modifica: 30 Luglio 2021 ore 09:55

Mamme trafficate insieme ai figli: la denuncia

Aumentano i respingimenti di vittime della tratta dal Nord Europa all'Italia. Anche con bambini.
Mamme trafficate insieme ai figli: la denuncia
Foto di Paul Jeffrey
Ogni anno ricorre il 30 luglio la Giornata internazionale contro la tratta di esseri umani. Nel Report di Save the children 2021, con i dati delle accoglienze delle donne costrette alla prostituzione nel 2020, emerge un numero significativo di casi di prostituzione con figli a carico. Le richieste di aiuto rivolte allo sportello contro la tratta della Comunità Papa Giovanni XXIII.
Sono state 2040 le vittime prese in carico dal sistema nazionale anti-tratta nel 2020. Il doppio dell’anno precedente. Si tratta in particolare di donne e ragazze (81,8%), provenienti per lo più da Nigeria (72,3%), seguita da Costa d’Avorio, Pakistan, Gambia e Marocco, mentre la forma di sfruttamento più rilevata è la schiavitù sessuale (78,4%), seguita da quella lavorativa (13,8%).

I minori vittime di sfruttamento lavorativo secondo i dati dell’Ispettorato nazionale del Lavoro nel 2020 sono stati 127, più della metà erano femmine (57,7%). In sintesi: 1 vittima su 20 è minore.

Ma il Report Piccoli schiavi invisibili 2021 di Save the children accende anche il riflettore sulle madri vittime ed ex vittime di tratta, e i loro figli il cui numero è in aumento, specie se si pensa a quante rientrano dal nord Europa. Come si legge nel report: «I loro figli sono due volte vittime dello sfruttamento, hanno vissuto le violenze perpetrate sulla loro mamma e possono aver subito o subire a loro volta violenza, sono spesso minacciati o trattenuti dagli sfruttatori come arma di ricatto».

Donna si prostituisce con la mascherina
I volontari delle unità di strada della Comunità Papa Giovanni XXIII raccolgono le testimonianze delle donne costrette a prostituirsi nonostante l'epidemia del Covid19
Emerge infatti che i casi di ex-vittime o vittime con figli individuati sono raddoppiati tra il 2016 e il 2020, passando dal 6% all’11,6% sul totale dei casi presi in carico dal sistema anti-tratta, con ulteriore aumento nei primi sei mesi del 2021 (+0,4%).

Ma la Comunità Papa Giovanni XXIII — che sulla cura dei figli della tratta ha cooperato con diverse Caritas e di recente ha iniziato a collaborare con Save the children per il supporto alla maternità di chi è uscita dallo sfruttamento della prostituzione (progetto Nuovi nuclei) — lancia l’allarme: le donne che non hanno ricevuto protezione e accoglienza in Italia sono centinaia. Nel solo mese di maggio, l’organizzazione internazionale fondata da don Benzi ha ricevuto 14 richieste di aiuto per donne con figli a carico da Germania, Olanda e Svezia.

Nazionalità prevalente: Nigeria e Camerun. La politica del rientro obbligato verso Italia e Spagna era già chiara alla fine del 2019 quando quasi settimanalmente donne provenienti per lo più dell’Africa occidentale venivano rimpatriate dai governi del nord Europa a causa del Regolamento di Dublino (che prevede il rientro del migrante che chiede asilo in un paese dell’Unione Europea, nel primo paese di ingresso) o sollecitate a farlo.

E i figli di queste vittime spesso restano fuori dal circuito dell’accoglienza e della tutela. E nemmeno va dimenticata la pressione di migranti a volte stuprate durante il viaggio, provenienti dalla rotta balcanica.

I figli della tratta: l’urgenza di una presa in carico integrata

Don Benzi benedice ragazza vittima del racket della prostituzione
Don Benzi benedice una ragazza nigeriana vittima del racket della prostituzione.
Spiega Giovanni Paolo Ramonda, Presidente della Comunità di don Oreste Benzi: «Chi sono i figli della tratta che accogliamo? Sono i bambini nella pancia di tante mamme che incontriamo in strada o che contattano i nostri referenti antitratta di ritorno da Germania, Francia, Svezia, o che con le loro mamme ci sono inviati dai Servizi sociali perchè identificate vittime di tratta. Sono i bambini nati durante il viaggio verso l'Italia o durante lo sfruttamento ad opera di intermediari o sfruttatori; oppure sono frutto di violenze nella prostituzione. Sono i bambini nati da vittime di tratta ospitati nei centri di accoglienza per richiedenti asilo, nati da donne  che rischiano di essere vittime due volte; vengono sfruttate in Europa dai clienti, ma anche dai loro loveboy o dai loro stessi fidanzati».

Nei primi sei mesi di quest'anno la Comunità Papa Giovanni XXIII ha assistito 15 mamme per un totale di 19 minori a carico. Sono state accolte in Piemonte, Veneto, Emilia Romagna, Marche, Puglia, Calabria. In questi ultimi due anni hanno costituito un quarto del totale delle accoglienze. Ma le richieste di aiuto allo sportello del Servizio Antitratta sono destinate a salire.

«Abbiamo partecipato alla stesura del Report di Save the children per quanto riguarda il tema della maternità, che ci sta davvero a cuore. Per noi infatti resta prioritaria la tutela del minore: al primo posto deve esserci sempre il benessere dei piccoli, in particolare da 0 a 3 anni. È un'età in cui, per una crescita integrale, maggiormente i bambini hanno bisogno che sia loro garantito l’attaccamento alla madre.

Non abbasseremo lo sguardo di fronte a questi piccoli, a volte anche con disabilità, che sono stati vittime di violenza assistita o rischiano di sparire dopo un periodo di accoglienza con la mamma, perchè utilizzati come mezzo per altri traffici... Oppure perchè la mamma è a rischio di essere di nuovo soggiogata da uno sfruttatore, da un falso fidanzato, da un adescatore, da un cliente».

Foto di gruppo di rappresentanti di associazioni europee
Dal 2018 la Comunità Papa Giovanni XXIII collabora con enti antitratta in Germania, Austria, Francia per liberare le schiave costrette a prostituirsi. Foto nel parlamento tedesco a Berlino dello staff del progetto europeo INTAP.
«Tante volte — continua Ramonda — vediamo che, se le donne vittime di tratta sono sostenute, passo dopo passo, da operatori e psicologi, si rafforza in loro la scelta di liberazione dalla schiavitù. L'industria della prostituzione crea in loro dipendenza. Aiutate, riescono a rimettere al centro della propria vita il loro bimbo».

«A volte abbiamo sperimentato che il figlio diventa un elemento di forza nel costruirsi una nuova vita di mamma indipendente, anche quando manca il partner. Diverse donne iniziano a lavorare nelle pulizie, nell'assistenza, nell’industria, nella ristorazione. Anche in questo tempo di Covids sono coraggiose, sono eroine. Si fidano di noi e delle altre organizzazioni attente alla tutela dei minori, come le Caritas diocesane con cui collaboriamo, soprattutto nelle periferie del nostro Paese».

«Senza documenti e senza residenza molte mamme e neonati non vengono presi in carico dai servizi sociali», è il racconto delle operatrici antitratta dell'associazione. Spiega una di loro: «Le donne nemmeno riescono ad accedere all’assistenza sanitaria di base. È il caso anche di tamponi e vaccini anti Covid-19. Le comunità di accoglienza non possono essere lasciate sole».

I referenti della Papa Giovanni XXIII a più riprese hanno sollecitato il Dipartimento per le Pari Opportunità per la stesura (attualmente in corso) di un nuovo Piano nazionale antitratta.

Il ruolo dei Tribunali per i minorenni

A causa della pandemia si è sviluppata molto la prostituzione indoor, negli appartamenti e dietro webcam.

«Anche i giudici devono essere sensibilizzati — spiegano dall'associazione —. In alcuni casi è necessario scegliere di salvare il bambino. In altri casi, vanno avviati percorsi di accoglienza e di verifica della genitorialità, capendo bene che contatti ha la mamma, quali sono i ricatti che continua a subire e a quali rischi è esposta sul territorio in cui sta vivendo. Le differenze culturali possono essere affrontate con il supporto di mediatori, ma anche di ex vittime».