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10 Settembre 2021

11 settembre: 20 anni fa sono crollate le torri ma non l'illusione della forza

Chiese il perdono da entrambe le parti come fece San Francesco con il Sultano. Lo fece don Benzi all'indomani dell'11 settembre in una lettera al Presidente americano Bush e Bin Laden. Naturalmente lo presero per matto.
11 settembre: 20 anni fa sono crollate le torri ma non l'illusione della forza
Foto di JOEL MEYEROWITZ
Alberto Capannini di Operazione Colomba a distanza di vent'anni «Non c'è una riflessione su quanto accaduto, non c'è la minima intenzione di mettere in discussione certe idee». Don Oreste lo aveva predetto: «Con la guerra tutto è perduto, con la pace tutto è salvato».
«Al Presidente degli Stati Uniti. Signor Bush, […]
Noi piangiamo con tutti coloro che piangono. Noi chiediamo a noi stessi: quale risposta dare ai terroristi? La nostra risposta, poiché siamo cristiani, deve essere secondo l'insegnamento di Cristo, secondo il Vangelo. Questo è il motivo perché io, a nome di tutti i membri della Comunità (ndr Papa Giovanni XXIII) sparsi nel mondo, la prego vivamente di offrire il perdono ai terroristi, di invitarli a venire allo scoperto garantendo loro la salvezza della vita e di dare a loro la possibilità di redimersi in un pentimento veramente sincero».

Queste le parole che don Oreste Benzi indirizzò al presidente americano dopo gli attentati del’11 settembre 2001.
«Allora tutti lo presero per matto - ricorda Alberto Capannini, volontario del Corpo civile di pace Operazione Colomba - lui stesso se ne rendeva conto e mi confidò che chiedermi di andare in televisione da Gad Lerner a sostenere questa posizione era la cosa più coraggiosa che mi avesse mai chiesto di fare». E di solito  chiedeva  a Capannini di andare disarmato in zone di guerra. Il clima di quei giorni era tutt’altro che favorevole al perdono. Don Oreste fece anche proposte concrete. Ma ricordiamo prima il contesto degli eventi.

Crollo torri gemelle
New York, 11 settembre 2001. Le colonne di fumo si innalzano dal World Trade Center dopo l'attentato terroristico che ha distrutto le Twin Towers.
Foto di HUBERT MICHAEL BOESL /ANSA

11 settembre 2001, i fatti


L’11 settembre 2001 l’attualità era entrata in molte case senza mediazioni. Sui televisori appare una delle Torri Gemelle in fiamme con la sola informazione che è stata colpita da un aereo. Poi si vede arrivare un secondo aereo contro l’altra Torre ed esplode un altro pauroso incendio. Mentre ancora i giornalisti cercano di raccogliere informazioni le torri crollano, prima una e poi l’altra. Poco dopo arrivano altre notizie: anche il Pentagono è stato colpito con la stessa modalità e un quarto aereo è precipitato in seguito a un dirottamento. Nel giro di qualche ora si inizia a parlare di terrorismo islamico e più precisamente di Al Qaida, un’organizzazione nata in Afghanistan negli anni ’80 per contrastare l’invasione sovietica. Osama Bin Laden viene presto individuato come la mente dietro la strage.

Le vittime

Le vittime dirette furono 2.996, delle quali 2.626 nelle Torri Gemelle. Nei soccorsi perirono 319 vigili del fuoco e 50 poliziotti. I prodotti tossici o cancerogeni liberati nel crollo e nell’incendio causarono una lunga scia di decessi.
Un colpo fortissimo per gli Stati Uniti, colpiti per la prima volta sul loro territorio continentale in uno dei simboli della loro potenza economica. Per di più ad opera dei Talebani, dipinti nell’immaginario collettivo come selvaggi in ciabatte che vivevano nelle grotte.
Un evento talmente incredibile che molti si rifugiarono in improbabili teorie del complotto, mai dimostrate, secondo cui si sarebbe trattato di demolizioni controllate organizzate dai servizi segreti americani per giustificare azioni militari in Medio Oriente.

Caccia all'islamico

Ci furono grandi manifestazioni di solidarietà, ma le principali reazioni furono guidate dall’emotività e dalla paura ed hanno scavato un profondo solco fra l’opinione pubblica occidentale e i paesi di religione islamica. Di colpo tutto quello che appariva come islamico, in particolare barbe e turbanti, è diventato minaccioso. Di fronte a un nemico che faceva dell’invisibilità la sua forza, l’occidente si è sentito minacciato e insicuro, quindi ha adottato misure di sicurezza mai viste prima. Ottantamila arabi e musulmani furono schedati e cinquemila detenuti ricorrendo alle disposizioni emanate contro gli stranieri ai tempi della seconda guerra mondiale. Per dare al Governo gli strumenti per controllare il terrorismo il Congresso approvò lo USA PATRIOT Act che permetteva intercettazioni telefoniche e accesso a informazioni personali senza mandato della magistratura. Restrizioni delle libertà individuali pesantemente criticate dalle associazioni per i diritti civili. Molti altri paesi approvarono leggi simili.
Ma la reazione di gran lunga più importante fu quella militare.
Nel giro di pochi giorni il Congresso approvò l’uso della forza militare contro i terroristi. Il 7 ottobre truppe statunitensi e britanniche iniziarono l’occupazione del suolo dell’Afghanistan per colpire Al Qaida e catturare Osama Bin Laden.

La profezia di don Benzi a Bush e a Bin Laden

Un altro scopo dichiarato fu quello di “esportare la democrazia”. Poiché la Nato aveva riconosciuto l’attentato come aggressione al complesso dei paesi dell’alleanza, altri paesi, fra cui l’Italia, si unirono alle forze d’invasione.
In questa situazione don Oreste se ne esce con un’idea: scrivere a George W. Bush e a Bin Laden invitandoli al perdono. «Un gesto in fondo simile a quello di San Francesco che nel pieno delle Crociate volle incontrare il sultano al-Malik al-Kāmil - commenta Alberto Capannini - e a distanza di secoli non è un caso che la custodia dei luoghi santi sia rimasta ai Francescani».

Le tre proposte di don Benzi a Bush 

« - offrire a tutti i terroristi del mondo la possibilità di venire allo scoperto garantendo loro la vita e la libertà a condizione che realmente rinuncino al terrorismo e collaborino alla giustizia universale riparando il male fatto;
- debellare l'ingiustizia distributiva attraverso il gemellaggio tra le nazioni ricche e le nazioni povere. Nel gemellaggio la nazione ricca non deve inglobare la nazione povera, ma metterla in grado di raggiungere le conoscenze avanzate, di apprendere le tecnologie, di raggiungere l'autonomia produttiva e industriale, la vittoria sulla corruzione interna, il superamento del neoliberismo, la libertà religiosa;
- ripensare la globalizzazione del commercio internazionale che attualmente è solo commercio dei prodotti dei paesi più industrializzati del mondo in mezzo ai popoli più poveri».

Don Benzi a Bin Laden: «Chiedete perdono!» 

«Ho chiesto al sig. Bush di offrire il perdono a coloro che hanno operato per realizzare il disastro delle Twin Towers e del Pentagono.
Perché? Noi cristiani obbediamo al comando di Gesù che ci chiede di perdonare le offese ricevute. II segno che noi perdoniamo dovrà essere il rivedere le oppressioni che stiamo portando avanti e chiedere perdono noi stessi. Ho chiesto anche di salvare la vita di coloro che hanno organizzato l’orribile atto di violenza.
lo mi rivolgo a voi chiedendovi di venire allo scoperto e di offrire anche voi il perdono a noi tutti e di chiedere perdono per questo reato gravissimo di violenza commesso.
Ho chiesto al sig. Bush di mettersi al tavolo con voi per vedere di fondare insieme una nuova umanità.
La stessa cosa chiedo a voi, di mettervi allo stesso tavolo per costruire la pace. Con questo gesto si darebbe inizio a una svolta epocale nel rapporto fra i popoli: con la guerra tutto è perduto, con la pace tutto è salvato».

La reazione dell'occidente

Facile dire che non avrebbe funzionato. Ma a distanza di vent’anni, ha funzionato la rabbiosa reazione occidentale? «Non abbiamo ottenuto niente -  commenta ancora Capannini - gli Stati Uniti cercavano sicurezza, ma oggi per un cittadino statunitense recarsi in paesi musulmani è molto rischioso, quasi impossibile. Il modello è diventato Israele dove la gente vive in uno stato di perenne insicurezza.»
La reazione, a detta di molti osservatori, fu orientata più da convenienze politiche che da una reale volontà di colpire i colpevoli. Anche Pakistan e Arabia Saudita erano noti per appoggiare e finanziare i terroristi, ma erano considerati alleati dagli Stati Uniti e la reazione fu rivolta contro il solo Afghanistan.
Il paese fu occupato in breve tempo, ma la lotta al terrorismo non è stata semplice e dura tuttora. Osama Bin Laden fu ucciso in un agguato delle forze armate statunitensi dieci anni dopo. Al Qaida subì un duro colpo, ma il terrorismo si è riorganizzato e molte altre organizzazioni terroristiche sono sorte con sigle diverse, in particolare Boko Haram e l’Isis che arrivò a proclamarsi stato indipendente. Anche se costretta al ritiro dai territori occupati quest’ultima sigla è riapparsa nelle cronache recenti proprio con un attentato in territorio afghano.
Dopo vent’anni le forze d’occupazione si sono ritirate dall’Afghanistan. Privo del sostegno militare straniero il governo afghano è collassato lasciando di nuovo il paese in mano ai Talebani che hanno occupato il paese in pochi giorni, dando il via a una precipitosa evacuazione di quanti avevano in qualche modo collaborato con gli occidentali.
Il paese dove si sarebbe dovuta esportare democrazia è ora governato da personaggi riconosciuti come terroristi e ricercati da ONU e Unione Europea. Si prevedono ondate di profughi che genereranno altre tensioni e conflitti.
«Purtroppo non c’è una riflessione su quanto accaduto - conclude Capannini - non c’è la minima intenzione di mettere in discussione certe idee alle quali c’è un’adesione più che ideologica, la definirei affettiva o fideistica.»