Topic:
12 Febbraio 2021
Ultima modifica: 15 Febbraio 2021 ore 08:47

5 femminicidi in 7 giorni

Mobilitazione sui social, per San Valentino, contro le violenze sulle donne.
5 femminicidi in 7 giorni
Foto di Ignazio Marchese
Anche Papa Francesco i primi di febbraio ha lanciato un appello accorato in difesa delle donne violate nel mondo.
Si moltiplicano le iniziative antiviolenza in occasione di San Valentino: il Consiglio mondiale delle Chiese (Wcc) lancia una campagna per la lotta contro la violenza sulle donne e chiede, nel giorno in cui il mondo celebra l’amore, per inondare i social di immagini e messaggi perché “Love is patient. Love is kind”. Il coordinamento One Billion Rising Italia ha organizzato un incontro online sulla piattaforma zoom, il 14 febbraio alle ore 16 invitando anche a riempire la rete con un post, un tweet, un video, un messaggio su whatsapp con l’hastagh #Coltiviamolanonviolenza, per trasformare il giorno di San Valentino in un giorno di riscatto per le donne che sono vittime di maltrattamenti.

Omicidi da prima pagina

In Italia salgono a 8 le donne uccise dall’inizio del 2021. In provincia di Venezia, Victoria è stata uccisa davanti ai figli dal compagno. Poi l’atroce assassinio della piccola Sharon, picchiata fino alla morte a soli 18 mesi in provincia di Bergamo. E ancora la giovanissima Roberta, uccisa a Palermo sempre in gennaio. In provincia di Torino, Teodora uccisa dal marito a coltellate insieme al figlio di soli 5 anni. Sonia uccisa in un agguato dall’ex fidanzato, in provincia di Lecce. Ilenia è invece stata uccisa nella propria casa, in provincia di Ravenna. E proprio alla vigilia della Giornata mondiale di preghiera e riflessione contro la tratta che si celebra annualmente l’8 febbraio, in provincia di Milano, è stata uccisa Lulieta, alla rotonda dove era costretta a prostituirsi. Nello stesso giorno anche Piera uccisa dal marito a coltellate, a Palermo (foto in apertura).

Scultura con donna sognante chiusa in casa
Una delle opere esposte nella mostra "Ogni mia casa" a Milano. L'esposizione si propone di sensibilizzare l'opinione pubblica per la lotta contro la violenza sulle donne. Il progetto de La Grande casa scs onlus, febbraio 2020.
Foto di ANSA / MATTEO BAZZI
Nel corso della pandemia, era già stato segnalato da più centri antiviolenza la crescita esponenziale di violenze contro le donne. Ma il reato più grave che purtroppo non si è arrestato in questi mesi è il femminicidio, proprio nel contesto della casa, della famiglia, delle relazioni intime.

E pochi giorni fa aveva lanciato l’allarme la senatrice Valeria Valente, presidente della Commissione femminicidio del Senato a seguito della uccisione di 3 donne uccise in sole 24 ore tra il 6 e il 7 febbraio. «La violenza maschile contro le donne — aveva scritto — non è un'emergenza. Purtroppo si tratta di un fenomeno strutturale di natura culturale che però continua a peggiorare sotto i nostri occhi. Il Covid ha peggiorato una situazione già difficile e complicata. Bisogna stringere un patto culturale tra le tutte le agenzie educative, sostenere più concretamente l'empowerment e l'occupazione femminile, la rete dei centri antiviolenza e delle case rifugio e strumenti e percorsi di consapevolezza per gli uomini».

L'allarme di Centri antiviolenza e Consiglio d’Europa 

Ma chi ci spiega meglio cosa sta succedendo in Italia è Oria Gargano, Presidente di BeFree cooperativa nata nel 2007 per contrastare tratta, violenza e discriminazione con centri rifugio nel Lazio, in Abruzzo e in Molise. «La maggioranza dei femminicidi avviene quando un uomo non riesce ad elaborare un rifiuto, un addio, un no della donna con cui vive, donna che per altro è abitualmente maltrattata ed è per questo che interrompe la relazione. Ed è questo il momento in cui avviene il femminicidio — Oria Gargano spiega così le cause di questi tragici epiloghi e continua con dati e proposte che fanno riflettere —. La maggioranza assoluta delle donne che sono state uccise — più dell’80% —, erano tutte donne che avevano intenzione di allontanarsi da quel partner o lo avevano anche denunciato».

«La Convenzione di Instanbul — continua — dà indicazioni sulla prevenzione della violenza, sulla punizione di coloro che la compiono e soprattutto sulla protezione delle donne che la subiscono. Ma le donne che vogliono affrancarsi non sono sufficientemente protette. Nonostante la legge recente in Italia, ovvero il Codice Rosso, che accelera. Non basta l’approccio carcerario: è un problema sistemico, culturale».

È urgente quindi la stesura di un piano nazionale strutturato, perché queste morti annunciate siano evitate prima possibile: «L’Italia dovrebbe avere 10 volte di più posti letto per donne vittime di violenza secondo il rapporto Grevio». Oria Gargano cita il Gruppo di esperti del Consiglio d'Europa sulla lotta contro la violenza nei confronti delle donne. Ma non basta.

Violenza contro le donne
La paura di essere sola
Foto di Slava Rutkovski_Adobe Stock Photo
Il gruppo di esperti bacchetta l’Italia sulla urgenza di migliorare l'accesso delle vittime a servizi di assistenza che siano adeguatamente distribuiti sul territorio e ricorda che fa acqua anche la prevenzione della violenza nel settore dell'istruzione, della formazione dei professionisti, dei programmi per autori di reati e nel settore dell'occupazione. L’attenzione sta crescendo invece sui minori, sui figli di vittime di violenza assistita e in particolare sui figli che rimangono orfani. Anche grazie alla Legge n. 4/2018, che contiene diverse misure a favore dei figli di una vittima di violenza domestica che viene uccisa.

Anche per questo appello a migliorare prevenzione e protezione delle donne, la Comunità Papa Giovanni XXIII dal mese di gennaio ha dato via al progetto Miriam  finanziato dall’Unione Europea.

Il progetto Miriam

Per due anni, in collaborazione con Differenza Donna, ente gestore del numero verde antiviolenza 1522 e Fundacion Amaranta in Spagna, il progetto Miriam intende sviluppare una rete che possa mettere insieme i servizi esistenti dedicati alle donne migranti e alle donne vittime di violenza, gli sportelli rivolti alle lavoratrici straniere e le organizzazioni no profit impegnate a livello locale con un focus speicifico sullo sfruttamento della prostituzione, i matrimoni forzati e la violenza domestica nei confronti delle madri insieme ai propri figli.

Obiettivi principali: formare operatori e volontari dei servizi a bassa soglia e sensibilizzare coinvolgendo le nuove generazioni, con messaggi rivolti agli uomini.

MiriamFree Migrant Women from GBV, through identification and access to specialised support services, è finanziato dalla Unione Europea coinvolgendo una rete di organizzazioni (Caritas, Cif, Centri aiuto alla vita,Cisl, Fondazione Migrantes) a livello nazionale e anche istituzioni tra cui il Dipartimento per le Pari Opportunità, il Comune di Roma, il Comune di Genova, la Regione Veneto, la Regione Emilia-Romagna. 

Un mese di preghiera contro la violenza alle donne

I primi di febbraio Papa Francesco — che ha sempre avuto davanti agli occhi anche le donne “desaparecidas”, torturate e uccise in Argentina
durante la dittatura —, aveva esortato a pregare per le tante donne che ogni giorno subiscono maltrattamenti nel mondo. Nella sua intenzione, diffusa con un videomessaggio della Rete Mondiale di Preghiera, non ha mezzi termini: queste violenze sono "una vigliaccheria e un degrado" per gli uomini e “per tutta l’umanità”.