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18 Luglio 2022

A Fossano il condominio solidale

Da un progetto in collaborazione con la Diocesi di Fossano, un'abitazione condivisa dove le fragilità si sostengono reciprocamente.
A Fossano il condominio solidale
Foto di Flavio Zanini
Ogni giorno al condominio solidale si intrecciano le vite di 45 persone, tra cui genitori anziani con figli diversamente abili, in un contesto dove ricevono l'aiuto di tutti per gestire la quotidianità.
Maurizio Bergia e Giovanna Tortone sono sposati dal 1991 e da sempre sono aperti all’accoglienza. Dopo aver dato vita alla casa famiglia “San Paolo”, dal 2019 hanno traslocato la loro grande famiglia al piano terra di un condominio solidale. Questo nuovo progetto di accoglienza a più piani è il Condominio Solidale “Divina Provvidenza” e si trova a Fossano, provincia di Cuneo: ci vivono circa 45 persone tra cui genitori anziani con figli diversamente abili che si trovano in un contesto dove ricevono l'aiuto di tutti per gestire la quotidianità, persone adulte con disabilità gravi che sperimentano un percorso di vita in autonomia, giovani che scelgono di abitare qui per condividere la loro vita. Insomma, tante sfide in una sola casa, affidata in gestione alla Comunità Papa Giovanni XXIII e alla Cooperativa sociale Il Ramo.

Allargare il concetto di accoglienza

«Abbiamo esteso il concetto di accoglienza sotto il proprio tetto a più tetti», racconta Maurizio. «In famiglia siamo 18. Da tempo avevamo dato la disponibilità alla Diocesi di Fossano di poter far nascere un progetto di condominio solidale in grado di ospitare sia la nostra Casa Famiglia che altre persone disabili sole o con la loro famiglia, con il desiderio di vivere in autonomia, ma nel calore di un piccolo villaggio, insieme a giovani desiderosi di sperimentare un progetto di coabitazione solidale vivendo l’esperienza della condivisione diretta». Così, nel 2018, l’Opera Diocesana di Fossano ha accolto il progetto e si è fatta carico della ristrutturazione dello stabile, che fino all’anno precedente aveva ospitato persone diversamente abili. «La struttura andava riconvertita pensando al progetto sociale: in poco tempo abbiamo messo giù l’idea e in concomitanza sono iniziati i lavori. Nel giro di meno di un anno eravamo dentro il nuovo condominio». 

Casa famiglia San Paolo
Foto di Flavio Zanini

Fragilità differenti vivono solidali

Attualmente, nel condominio solidale, vi sono una decina di alloggi, alcuni attrezzati per l’autonomia ai disabili, altri destinati a situazioni di emergenza abitativa o familiare. Aggiunge Maurizio: «Ci sono due famiglie con figli diversamente abili nell’ottica "Dopo di Noi" (la vita in autonomia delle persone con disabilità dopo la morte dei genitori)». E poi situazioni di persone disabili che stanno sperimentando progetti di autonomia abitativa supportata. «Abitano qui due donne con una disabilità motoria grave che sono tornate ad avere una vita normale: una di 38 anni viveva in una casa di riposo a seguito di un incidente, l’altra stava quasi tutto il giorno a letto e ogni volta che doveva recarsi a scuola per parlare con le maestre dei suoi figli doveva essere accompagnata con l’ambulanza per la presenza di barriere architettoniche. Una oggi vive con suo marito e la badante e l’altra con sua figlia».
Vive in un alloggio anche un signore con disabilità motoria che durante la pandemia è stato ricoverato per 18 mesi in ospedale perché non poteva tornare a casa per la sua situazione di salute e che oggi sta bene e vive sereno nel suo alloggio. 
Nella struttura sono passati anche minori non accompagnati e c’è pure un mini-alloggio dove si fa scuola di autonomia ai ragazzi disabili (e dove le eccedenze della mensa vengono distribuite alle famiglie in difficoltà, attuando così un progetto di economia circolare). 
Infine, dalle 5 alle 7 persone che seguono percorsi di giustizia riparativa settimanalmente vengono coinvolte nei lavori esterni del condominio. E poi nel seminterrato c’è una palestra con spogliatoi e docce, aperta anche alla collettività, e laboratori per la collaborazione con scuole e associazioni del territorio, con una palestra di arrampicata interamente costruita dai giovani del condominio. All’esterno non mancano un ampio cortile e un’area verde, con un orto e spazi attrezzati per soggiorni in tenda da parte di gruppi scout, un allevamento di piccoli animali e da due settimane un campo da beach volley costruito in collaborazione con un’associazione sportiva del territorio. «Da subito abbiamo scelto di riservare l’alloggio più grande ad una coabitazione giovanile per 6 ragazzi e ragazze, che settimanalmente offrono alcune ore del loro tempo a servizio delle altre persone del Condominio». 

Durante lockdown il condomiunio solidale è stato una salvezza per le persone 

Insomma, un vero e proprio villaggio solidale, dove ogni giorno si intrecciano le vite di oltre quaranta persone. Il banco di prova, racconta Maurizio, è stato il lockdown: «Lì abbiamo veramente capito l’importanza del sostegno vicendevole, che la resilienza e il vivere comunitario sono un bene importantissimo». Il condominio, infatti, ospitava all’epoca 42 persone che da un giorno all’altro - come tutti - si sono trovati isolati. «Abbiamo avviato tante attività diverse: l’area verde, la palestra di arrampicata, un’area sportiva esterna, una sala ping-pong e le messe ascoltate insieme in streaming. Non solo, abbiamo attivato anche due servizi solidali. Uno di distribuzione delle eccedenze dei supermercati: durante il lockdown, la Caritas aveva sospeso il servizio e allora noi abbiamo dato una mano portando cibo agli anziani soli e distribuendo le derrate a casa nostra. C’erano persone che vedevano solo me in tutta la settimana: lì ho capito quanto siamo stati fortunati ad avere una compagnia». Maurizio è anche presidente della cooperativa I Tesori della Terra, specializzata nella produzione di formaggi, con sede a Cervasca. «Durante il periodo di lockdown dal Condominio per 3 mesi abbiamo assemblato giornalmente moltissime scatole per gli yogurt per mandare avanti la produzione del caseificio, perché alcuni ragazzi disabili che le confezionavano erano rinchiusi in casa». Insomma, per Maurizio e la sua famiglia si è trattato di un tempo utile, quello trascorso insieme durante la pandemia: «Un tempo che non dimenticheremo: per chi ha scampato la sofferenza fisica è stato un tempo di ripensamento. Per me è stato tempo di fare comunità». 

Famiglia Bergia al matrimonio
Foto di Flavio Zanini

Al condominio solidale c'è anche una mamma per tutti

E poi c’è Giovanna, che si prende cura della casa famiglia a tempo pieno. Non solo una mamma di 4 figli (di cui 2 conviventi) ma una mamma di riferimento per tutti gli inquilini. «Una giornata tipo non c’è. Gli alloggi sono autonomi, ogni nucleo ha la sua autonomia, ma noi ci siamo sempre. Alcune persone scendono per fare due parole, come nelle cascine di una volta. Non c’è tempo di annoiarsi in questo contesto così vario, anzi a volte arriviamo a fine giornata che abbiamo fatto la metà delle cose che ci eravamo prefissati di fare – racconta –. Abbiamo fatto una scelta di abitare condiviso, che è una scelta in controtendenza: a fronte di case che si svuotano, noi l’abbiamo riempita ancora di più». 
«Il mio ringraziamento va all’Opera Diocesana di Fossano e al vescovo Piero Delbosco, perché credo sia la prima volta che si è investito su un progetto di housing sociale su base famigliare, riconvertendo una struttura in Condominio Solidale – conclude Maurizio –. Una struttura che ha i connotati del supporto familiare e che in qualche modo possa indicare una strada per il futuro dell’accoglienza. Un proverbio africano dice che “per crescere un bambino ci vuole un intero villaggio”, non c’è frase migliore per descrivere questo cammino».