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5 Novembre 2021
Ultima modifica: 3 Marzo 2022 ore 11:39

Abusi sui minori, la Chiesa corre ai ripari

Non mettete il computer nella cameretta dei vostri figli!
Abusi sui minori, la Chiesa corre ai ripari
Circa 2.000 educatori coinvolti dal progetto Safe per la prevenzione: il percorso porta 3 grandi realtà cattoliche a dotarsi di una policy per la tutela dei minori, favorendo la partecipazione dei soci nei percorsi di verifica. L’intervento di Papa Francesco, il corso online.
Sono raggelanti  i risultati pubblicati ad ottobre in Francia dalla commissione d’inchiesta indipendente Ciase, fermamente voluta dalla Conferenza episcopale francese, sugli abusi compiuti nel Paese da religiosi cattolici. Le vittime sono minorenni, per lo più ragazzini fra i 10 e i 13 anni.  216mila persone — dice il report — sono state aggredite negli ultimi 70 anni da circa 3000 soggetti abusanti. «Papa Francesco — ha subito riferito il direttore della sala stampa della Santa Sede, Matteo Bruni — apprende con dolore il contenuto del report».

Prevenire gli abusi nelle realtà cattoliche

Ma il Papa non poteva esimersi dal dare una risposta più articolata, e così ha fatto, mettendo il suo pensiero nero su bianco nella lettera di saluto introduttivo inviata al convegno "Promuovere child safeguarding al tempo del Covid-19 e oltre", organizzato il 4 novembre a Roma.
La mattinata, realizzata all'interno del progetto Safe - Educare ed accogliere in ambienti sicuri, è stata organizzata dalla Comunità Papa Giovanni XXIII con l'Azione Cattolica e il Centro Sportivo Italiano, in collaborazione con il Centro per la Vittimologia e la Sicurezza dell'Università di Bologna: obiettivo del progetto è la prevenzione degli abusi nelle realtà cattoliche.

La risposta concreta di papa Francesco

Il pontefice — ripreso dalla stampa internazionale — ha richiamato alla responsabilità dei cristiani, che non possono più tacere:  «Siamo chiamati a compiere tutti insieme un cammino di conversione personale e comunitaria rispetto alla piaga degli abusi sessuali sui minori, sollecitati dal dolore e dalla vergogna per non essere stati sempre buoni custodi, proteggendo i minori che ci venivano affidati nelle nostre attività educative e sociali».
E poi ancora: «La tutela dei minori sia sempre più concretamente una priorità ordinaria nell’azione educativa della Chiesa; sia promozione di un servizio aperto, affidabile e autorevole, in contrasto fermo ad ogni forma di dominio, di sfregio dell’intimità e di silenzio complice».
A dare una lettura internazionale sul problema è intervenuto con un videomessaggio al convegno il Cardinale Sean O’Malley, Arcivescovo di Boston, Presidente della Pontifica Commissione per la tutela dei minori: «In alcune diocesi si è visto che pur invitando le vittime ad incontri di ascolto, quasi nessuno denuncia gli abusi subiti, portando i vescovi a dedurne che non ci siano — o siano molto pochi — i casi di violenza nella propria chiesa locale. In realtà sono pochissimi i luoghi in cui non si sia mai verificata la tragedia dell'abuso. Dobbiamo creare una cultura nelle nostre organizzazioni perché venga dato credito alle testimonianze dei sopravvissuti, e perché si possano creare contesti in cui venga superata la paura di denunciare. Minori e famiglie sappiano in ogni diocesi con chi devono parlare; sappiano di venire presi in considerazione e che verranno presi provvedimenti seri».

Il progetto SAFE

In Italia il testimone è raccolto da Mons. Lorenzo Ghizzoni, presidente del Servizio Nazionale di Tutela Minori della CEI:
«In tutte le diocesi del nostro Paese — ha detto collegato da remoto — si stanno attivando gli uffici di pastorale che stabilmente si occuperanno del problema. Non si occuperanno solo degli abusi già avvenuti, ma lavoreranno per spingere tutte le comunità cristiane a preparare spazi, persone e attività che possano impedire o limitare il più possibile che gli atti di abuso avvengano».
Il progetto SAFE ha organizzato sessioni di formazione in 27 province di 13 regioni italiane, raggiungendo 1184 persone tra responsabili, professionisti e volontari che hanno rapporti regolari con più di 46.300 bambini. Fanno parte della Comunità Papa Giovanni XXIII, del Centro Sportivo Italiano e dell'Azione Cattolica Italiana.
Da segnalare, fra gli interventi del 4 novembre, l'allarme lanciato da Carla Garlatti, Garante Nazionale per l'Infanzia e per l’Adolescenza:
 «A causa della pandemia del Covid-19 i ragazzi si sono trovati molto più esposti ai rischi dovuti all'uso del telefonino, di computer e tablet, con un aumento del 28% in Europa delle segnalazioni di casi di abuso online». E la raccomandazione:  «Non mettete il computer nella cameretta dei vostri figli; guardate spesso la cronologia dei siti che navigano, attivate il parental control: sono accorgimenti che sembrano banali, ma che vanno attuati».

Un corso per genitori per prevenire gli abusi

Annalisa Lillini, dirigente del Servizio di contrasto alla pedopornografia della Polizia Postale: «Online le vittime sono bambini sempre più piccoli, con un aumento dei casi sotto i 10 anni. L’adescamento avviene sempre più spesso tramite le app di gioco, che hanno uno spazio dedicato alla messaggistica in cui gli utenti possono interagire in maniera privata».
A genitori ed educatori, Safe ha reso disponibile gratuitamente il corso online "La grammatica delle relazioni affidabili: Promuovere relazioni educative a tutela dell’infanzia e dell’adolescenza". Il percorso formativo aiuta a scoprire il tema degli abusi all’infanzia, e presenta i fattori di rischio e di protezione, per iniziare ad affrontare il problema ciascuno nella propria comunità locale. È richiesta l'iscrizione al link progettosafe.eu