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6 Febbraio 2025
Ultima modifica: 6 Febbraio 2025 ore 07:46

Amarsi per sempre. È ancora possibile?

Si può oggi parlare di indissolubilità? Su quali basi?
Amarsi per sempre. È ancora possibile?
Foto di Robson Junior
C'è chi sceglie di scommettere in una relazione che dura tutta la vita, pur di fronte ad una crescente instabilità delle relazioni. Alcune riflessioni sulla teoria e sulla pratica di una relazione di coppia che resiste nel tempo.
Carla e Luca, sposati da 10 anni. Sono 2 anni che lui si è raffreddato, non sfiora Carla nemmeno per sbaglio, e lei è esausta. Nega di essere ancora arrabbiato ma 2 anni… 2 anni sono l’età del loro secondo figlio. Un figlio desiderato da lei ma non da lui. Luca si sente fregato e non riesce a perdonarle l’affronto. Sono bloccati. Luca non vede più Carla come sua moglie. Solo la madre dei suoi figli. Separati in casa. Lui non ne vuole sapere di andarsene ma lei preferirebbe la separazione piuttosto che vivere così, e tiene lunghi musi che infastidiscono lui. Ci sono dei passi che possono compiere per iniziare un avvicinamento? Quali? Sono disposti a perdonarsi?
 
Giovanna e Matteo si sono sposati avanti negli anni e non hanno figli. L’anno scorso lui ha avuto un tumore dal quale si è ripreso ma molto lentamente. Lei ha perso mamma e sorella rispettivamente 4 e 5 mesi fa. «Sei un egoista, non mi sei stato vicino» dice lei. «E tu non mi hai aiutato nel momento del bisogno» dice lui. Come bambini feriti si lanciano addosso le rispettive mancanze di cura. Lei ha già contattato un legale, lui vorrebbe tentare il tutto per tutto per salvare il matrimonio. È possibile uno sguardo più misericordioso? Capire che l’altro, l’altra non sono tutto bene o tutto male? È possibile vedere il partner oltre la coltre delle reciproche ferite?
 
«Non ti amo più come una volta» dice distrattamente Marta a Saverio. Chissà che cosa intendeva. Di fatto lui è rimasto molto turbato. Da allora è geloso, sospettoso, iracondo. Sono sposati da 21 anni, hanno due figli ormai grandi. «È tutto finito» dice lui. «Ma perché?» risponde lei e «Sei ossessionante, con te non si può vivere». Come d’autunno si staccano le foglie, così cadono lentamente tutte le certezze di questa bella famiglia. È solo traumatico passare dall’innamoramento all’amore? Come accogliere i diversi tipi di relazione che accompagnano il ciclo di vita di una coppia? 

La vecchia idea di indissolubilità

C’era una volta l’indissolubilità che dai più era vissuta come una rigida regola morale che si applicava ai cattolici più convinti e che si traduceva grosso modo con degli imperativi categorici: «Dovete stare insieme a tutti i costi!», «Bisogna salvaguardare l’unità della famiglia!».
Questa “regola” – o meglio la dimensione moralistica dell’indissolubilità – ha cominciato a scricchiolare rumorosamente intorno agli anni 70 del secolo scorso: ma si deve stare insieme anche – ad esempio – se nella coppia c’è violenza? Certo che no! Ci mancherebbe. Poi però i distinguo sono diventati parecchi: e se c’è conflitto continuo? E se c’è un tradimento? E se non c’è affetto?
Alla fine sono diventati talmente tanti che non serviva più avere un vero e proprio motivo per separarsi, ma bastava un generico «Non ti amo più» per mandare all’aria una famiglia.

Non ti amo più

Ecco, rispetto a questa frase – non ti amo più – è opportuna una piccola digressione. Se amare è volere il bene dell’altra persona e della relazione, che cosa significherebbe “non ti amo più”? Forse che non si è più disponibili a dare del bene al coniuge? Più probabilmente, nella maggior parte dei casi, la traduzione esatta sarebbe «Non sono più attratto/a da te» o in altre parole «Non sono più innamorato/a di te» o, come ha detto Marta a Saverio, «Non ti amo più come una volta».
Ma tra non-amare e non-essere-innamorati ne passa di differenza: amare è un’attività, essere innamorati è una passività. Per essere innamorati non serve alcun impegno, semplicemente succede che si è attratti – fisicamente e/o psicologicamente – da un’altra persona. Amare invece necessita di impegno e dedizione a voler bene all’altro, all’altra. E proprio questo impegno e dedizione tengono accesa una fiamma che è di colore diverso rispetto alla fiamma dell’innamoramento.

Impegno, ma anche passione ed intimità

Ma torniamo all’indissolubilità, rilevando a questo punto che una debolezza interna dell’indissolubilità, per come era considerata, era quella di sbilanciarsi un po’ troppo sulla dimensione dell’impegno. L’impegno, abbiamo scritto poco sopra, è costitutivo dell’amore, ma non può essere lasciato solo. Se l’impegno viene lasciato solo, la coppia si trasforma rapidamente in un freddo contratto: “bisogna” stare insieme.
Una mappa molto utile per orientarsi nelle dimensioni dell’amore è il Triangolo di Sternberg. Secondo lo psicologo americano l’amore è un equilibrio di tre componenti: la passione (il corpo, l’attrazione fisica), l’intimità (la mente, la dimensione amicale, l’intesa), e l’impegno (l’anima, la dimensione etica, l’assunzione di responsabilità).
Pare, ma è solo un’impressione, che la faccenda si vada via via complicando: come è possibile tenere insieme le tre dimensioni dell’amore al passare del tempo? È proprio vero che l’innamoramento finisce? Che rimane dell’ancora valido tema dell’indissolubilità, ora che abbiamo capito che perlomeno è stato un po’ frainteso?

Papa Francesco: «Più atti d’amore»

Una risposta sintetica e una pista molto interessante la offre papa Francesco, laddove, al numero 134 dell’esortazione apostolica Amoris Laetitia, scrive «L’amore matrimoniale non si custodisce prima di tutto parlando dell’indissolubilità come di un obbligo, o ripetendo una dottrina, ma fortificandolo grazie ad una crescita costante sotto l’impulso della grazia. L’amore che non cresce inizia a correre rischi, e possiamo crescere soltanto corrispondendo alla grazia divina mediante più atti di amore, con atti di affetto più frequenti, più intensi, più generosi, più teneri, più allegri
Insomma il Papa riconosce che l’indissolubilità era diventato un pesante fardello che richiamava soprattutto un obbligo, e vuole offrire una nuova e più fresca prospettiva: tutto sta nel far crescere l’amore, e l’amore cresce mediante più azioni d’amore. Ecco riconciliate l’attività dell’amore e la passione dell’innamoramento. Ecco ricondotta l’indissolubilità ad una avventura – anche allegra – in cui il segreto sta nel gareggiare a mettere in atto più atti d’amore.
Ma come? – si potrebbe obiettare – Questo non è per niente spontaneo, sembra una forzatura! E poi cosa sarebbero questi atti d’amore e di affetto?

I modi per amarsi? Sono 5

Non mettiamo limiti alla fantasia, ma se anche qui vogliamo una mappa supercollaudata possiamo scomodare un classico: I 5 linguaggi dell’amore di Gary Chapman. Secondo Chapman le coppie si scambiano amore attraverso 5 vie: il contatto fisico, il tempo di qualità insieme, le parole di rassicurazione, i regali e i gesti di servizio. Ognuno ha la sua preferenza. Tutto sta nel cogliere (o chiedere) il linguaggio del partner, e mettere in atto delle azioni in quel campo. Una forzatura? Potremmo rispondere che per le cose belle parlare di forzatura è fuori luogo. È una forzatura dare una carezza, o fare un complimento alla persona che si ama? È importante non confondere l’amore con lo spontaneismo. Come in ogni campo della vita non si fa sempre ciò che viene spontaneo, ma ciò che è giusto per un miglior bene di ciò che si sta compiendo. Vado al lavoro solo se mi viene spontaneo? Non sono un bravo lavoratore. Sorrido solo alle persone che mi stanno simpatiche e gli altri li guardo male? Sono una persona lunatica. L’amore non fa eccezione. Più si mettono in atto gesti d’amore, più si diventa dei bravi amanti e più cresce anche la passione nella relazione
È quello che possono fare anche Carla e Luca, Giovanna e Matteo, per uscire dalla palude delle recriminazioni reciproche. 

L’amore può sempre rinascere

Certo, a volte è più difficile, ci sono delle ferite profonde che necessitano di essere sanate accuratamente, attraverso un cammino di perdono e di riconciliazione. L’importante è sapere che mai tutto è perduto, che l’amore può risorgere in ogni momento, come scrive Platone nel Simposio (IV sec. a.C.): «[Eros, Amore] per sua natura non è né mortale né immortale, ma in uno stesso giorno, talora fiorisce e vive quando riesce nei suoi espedienti, talora invece muore, ma poi torna in vita».