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21 Luglio 2022
Ultima modifica: 21 Luglio 2022 ore 17:32

Angelo Giardini. Una vita accogliente

È mancato a 86 anni. Una storia che segnato la vita di tante persone
Angelo Giardini. Una vita accogliente
Foto di Riccardo Ghinelli
Due ex studenti di don Benzi bussano nel 1969 alla porta di casa. È così che il carisma del sacerdote riminese si insedia a Bologna, trovando nella famiglia di Angelo e Anna un punto di riferimento
Angelo Giardini ha concluso la sua vita terrena due giorni fa, a 86 anni. Stamattina il funerale a Crema, dove da qualche anno si era trasferito con la moglie Anna per stare vicino alla famiglia della loro figlia Roberta.
Ma la sua vita è legata soprattutto a Bologna. È là che Angelo e Anna hanno lasciato un segno nelle centinaia di persone, soprattutto giovani, che hanno incontrato, accolto, accompagnato. Ed è incrociata con la storia della Comunità Papa Giovanni XXIII e anche con quella del nostro giornale, dato che per molti anni gli incontri di redazione si sono tenuti nella loro casa dalla porta sempre aperta.

L'incontro con gli studenti di don Oreste

L’incrocio con la Comunità di don Benzi avviene fin dal suo esordio, dopo quel campo di condivisione organizzato dall’associazione a Canazei nel settembre del 1968, che per la prima volta mette assieme ragazzi normodotati e disabili. È a quella rivoluzionaria esperienza che si fa risalire la nascita della Comunità Papa Giovanni XXIII.
Tra i partecipanti c’erano alcuni studenti riminesi, ex allievi di don Oreste quando erano al Liceo. Giovani che ora frequentano l’Università di Bologna – racconta Riccardo Ghinelli nel libro Un incontro simpatico – e disideravano continuare a vivere anche lì la bellezza dell’amicizia con persone in difficoltà scoperta tra le vette delle Dolomiti.
Si informano da un sacerdote, e lui li indirizza a casa di Angelo e Anna, che hanno un figlio, Alessandro, con una lieve disabilità fisica. «Dopo aver capito che i giovani arrivati in casa loro non erano lì per vendere lucido da scarpe – scrive Ghinelli – li accolgono e in breve tempo la casa diviene punto di riferimento per i ragazzi e per altre famiglie di Bologna» che diventa la prima zona, dopo Rimini, in cui si insedia la Comunità.

La Famiglia Giardini, luogo di incontri e relazioni

Sarà per la collocazione logistica presso la stazione dei treni (dove Angelo lavorava come tecnico), sarà per la loro straordinaria attitudine all’ospitalità, la “Famiglia Giardini” si afferma come snodo naturale in cui si intrecciano vite in cerca di relazioni significative: studenti lontani da casa che lì trovano il calore di una famiglia, familiari di persone con disabilità ricoverate all’ospedale Rizzoli, giovani obiettori di coscienza, ragazze liberate dal racket della prostituzione, persone con disabilità o dalle storie difficili che per qualche giorno o per anni entrano a far parte della famiglia assieme ai due figli Alessandro e Roberta.
Ma la loro casa, dicevamo, è collocata in un luogo strategico, perfetto per ospitare incontri di persone che, man mano che la Comunità si espande, iniziano ad arrivare non solo dall’Emilia Romagna ma da Piemonte, Lombardia, Veneto e poi dal Centro e dal Sud Italia.
È nella “casa dei Giardini” che durante gli anni ’80 e ’90 vengono dibattute e decise con don Benzi le iniziative di quella che allora si chiamava “Commissione Giustizia” per rimuovere le cause dell’emarginazione, poi sfociata nel Coordinamento dei servizi. È lì che vengono progettati i convegni e le manifestazioni nazionali.
È lì che si riunisce per molti anni anche la redazione del nostro giornale Sempre, anche quando la Famiglia Giardini nel 1992 si trasferisce nella nuova casa in zona Pilastro (dove tuttora una giovane coppia continua a vivere la scelta della casa famiglia).

Il calore dell'ospitalità

Angelo e Anna non solo mettono a disposizione la sala ma garantiscono una calda ospitalità con il caffè e l’immancabile focaccia, e per chi ne aveva bisogno c’era sempre la possibilità di fermarsi a pranzo con loro, per nutrirsi non solo di cibo ma anche di affetto.
Impegnato da sempre nella sensibilizzazione all’affido familiare, Angelo è stato anche un collaboratore della nostra casa editrice, promuovendo nel territorio la diffusione degli abbonamenti a Sempre e Pane Quotidiano.
«Lo ricordo con tanta simpatia – dice Giovanni Ramonda, responsabile generale della Comunità Papa Giovanni XXIII –. Angelo aveva la capacità di accogliere tutti, era brillante e forse anche per questo don Oreste lo aveva scelto i primi anni come moderatore di convegni e incontri sull’affido. Lui e Anna, che è stata anche per anni responsabile della Zona Bologna, ci hanno dato una straordinaria testimonianza di coppia e di famiglia, e i frutti si continuano a vedere.»