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1 Febbraio 2023
Ultima modifica: 1 Febbraio 2023 ore 10:13

Arrivederci Giuseppe Sabattini. Grazie per averci donato tua figlia Sandra

È tornato al Padre Giuseppe Sabattini, papà della giovane beata riminese. Ora finalmente può abbracciare i suoi cari. Il suo pensiero, la fiducia in Dio, i suoi dialoghi con la figlia.
Arrivederci Giuseppe Sabattini. Grazie per averci donato tua figlia Sandra
Dopo la morte della Beata diceva: «Quando è morta ho pensato: mi hai fatto capire, Signore, quanto tu sei nella vita dell'uomo. In un giorno in cui non ci pensavo, ti sei presentato.»
Giuseppe Sabattini, il papà della Beata Sandra Sabattini, è salito al cielo.  Aveva 92 anni. Ha raggiunto la sua adorata figlia Sandra, sua moglie Agnese e il fratello di lei, don Giuseppe Bonini.
È stato bello conoscere questo piccolo grande uomo, dai modi gentili, uomini rari.
Io capisco perché a Sandra piaceva parlare col suo papà: perché sapeva ascoltare. Parlavano di tutto, apertamente. E a lui piaceva stuzzicarla, farle tirar fuori il suo pensiero, le sue convinzioni. Con Sandra parlava di politica, di fede, dei problemi sociali. Ci sono anche tante arrabbiature, ma tutto fa parte della vita.
La Comunità Papa Giovanni XXIII di cui sua figlia Sandra faceva parte lo ricorda così:



Chi era Giuseppe Sabattini 

Era un signore dalla mentalità vivace. Aveva lavorato una vita in banca, aveva viaggiato e amava conoscere. Aveva sposato Agnese, nel 1957, dalla quale aveva avuto Sandra e Raffaele. Amava andare in profondità, chiedersi il perché delle cose. Interrogativi a cui cercava di dare delle risposte dialogando con i figli. 
Quando ci siamo incontrati mi rivelò, con una punta d’orgoglio, che anche se ultrasettantenne, si era iscritto all’Istituto Superiore di Scienze religiose della Diocesi di Rimini. Tra le sue passioni, inoltre, anche la pittura.
Se penso a lui mi viene in mente la parola simpatia. Ecco, per lui provavo simpatia. Ogni volta che lo vedevo mi veniva voglia di abbracciarlo. Era saggio. Quando parlava di sua figlia, i suoi occhi chiari si illuminavano. Mi aveva raccontato tutto. Del modo di fare di Sandra, di quei lunghi dialoghi con la figlia. Il rispetto reciproco anche se a volte ci potevano essere delle opinioni differenti.  
Tra i racconti di Giuseppe anche il ricordo simpatico del pellegrinaggio a Roma in bicicletta fatto con un giovanissimo Don Oreste Benzi da poco sacerdote, in occasione del Giubileo del 1950.
 

L’incontro con Giuseppe Sabattini, piccolo grande papà

Ricordo ancora quella volta che era venuto a cercarmi. Gli aveva fatto il mio nome don Oreste Benzi. C’era un grave problema: la vecchia edizione del Diario (così si chiamava) era esaurita ed era uno strumento fondamentale per far conoscere il pensiero di Sandra, il suo cuore, il suo percorso teso verso Dio.
Si doveva rieditare, lo chiedeva anche la famiglia, e Don Oreste sentiva che era arrivato il momento che di Sandra Sabattini se ne occupasse in maniera approfondita l’editore Sempre della Comunità Papa Giovanni XXIII, di cui la ragazza faceva parte. 

Quell’ometto minuto, dallo sguardo dolce e gentile, con il volto circondato da una barba curata, mi venne a cercare alla Fiera di Rimini. Era maggio del 2007. Mi trovavo lì per l’assemblea annuale della Comunità. Con lui, l’inseparabile cognato don Giuseppe Bonini, fratello della moglie Agnese morta pochi anni dopo la figlia. Da anni Giuseppe Sabattini passava dal vecchio parroco della Chiesa di San Girolamo a Rimini, per un caffè. Don Giuseppe conservava tante cose della nipote e fino all’ultimo respiro si è speso perché la causa di beatificazione di Sandra andasse avanti. Quando parlava di lei, immancabilmente si commuoveva.
Parlammo a lungo con i due Giuseppe attorno ad una bella tavola imbandita di pesce. Parlammo della testimonianza lasciata da Sandra in quelle pagine scritte in vecchie agende, nei bigliettini, tra i libri di scuola, venuta alla luce dopo la sua morte improvvisa. Un "Diario" che aveva  portato alla luce il suo amore incondizionato per Gesù, il desiderio di seguirlo in maniera totale.
Papà Giuseppe, di sua figlia non voleva farne un santino: «Non abbiamo bisogno di miti», diceva, ma di dare testimonianza di quello che questa ragazza era veramente. Sandra, per lui, era sempre sua figlia che voleva semplicemente fare ciò che Dio aveva in serbo per lei. Lei aveva capito questo.
Parlammo dello strano disegno del Signore che noi umani, a volte, facciamo fatica a capire. La morte di sua figlia rimaneva ancora un mistero, ma l’aveva accolta nella fede, nell’abbandono amorevole di un figlio verso il Padre.
 
Negli anni a venire abbiamo avuto altre occasioni di incontro. La cosa bella è che fin che le forze glielo hanno permesso, a Natale mi telefonava sempre per farmi gli auguri.

Nell’ottobre del 2008 vide la luce la nuova edizione de Il Diario di Sandra, corredata da alcune testimonianze di chi aveva conosciuto Sandra.
Tra queste c’era anche quella che ci ha lasciato Giuseppe Sabattini. Una testimonianza forte e profonda sulla figlia, che rivela lo spessore di questo piccolo grande papà che aveva fiducia nell’Onnipotente. 
 

La testimonianza di Giuseppe Sabattini sulla figlia Sandra 

«Qualcuno più grande di noi ha voluto che andasse come è andata. Di questo mi son fatto un punto di forza, anche per vivere. Sandra è stata come sono tutti i figli: ci sono momenti belli, momenti di scontri. E fra questi c'era anche la discussione sul suo desiderio di andare in Africa. Un anno prima della morte, a 22 anni, aveva cominciato a dire che voleva smettere l'università per andare in quel paese, prima con accenni, poi sempre più convinta. La mamma non voleva assolutamente. Io stesso le dissi di no; avrebbe potuto farlo quando sarebbe stato il momento. "Prima finisci gli studi e poi potrai andare!".
Ma Sandra rispondeva: "Tanto la nostra vita è questa, non siamo noi che la dirigiamo". Poi ha ceduto. Probabilmente aveva solo rimandato. Poi invece di andare in Africa è andata da un'altra parte. Mi fanno sorridere i nostri progetti al confronto dei Suoi.
Anch'io non credo che noi siamo "liberi". Forse è un'eresia. Credo che noi siamo in società con Dio al 51%. Il nostro 49% ci fa credere di essere liberi. Non è vero. Io muoio quando vuole Lui e le cose importanti avvengono senza che io lo voglia. Sono libero di accettare o rifiutare, con un “sì” o con un “no”, la Sua volontà. Sandra, Lui l’ha voluta così. Il Suo progetto era questo.
E questi erano anche i discorsi che capitava di fare con lei.
"Tu sei un ruspante, come Giovanni" - mi diceva. A me piaceva Giovanni il Battista, una figura forte.
Con lei c'era un discutere della vita, dell'esistenza, del suo mistero. Si chiedeva il perché anche delle piccole cose
Giuseppe Sabattini

Aveva il suo piccolo rosario, quando faceva le elementari. Già aveva questa sensibilità verso la preghiera.
E man mano che cresceva confermava l'apertura verso gli altri, questa attenzione verso le persone che son messe da parte, emarginate. Con i compagni a scuola aveva sempre un'attenzione cordiale, timida e non sempre capace di manifestarsi. Se poi trovava qualcuno che le consentiva di aprirsi, non era più introversa. Durante il liceo e poi l'università aveva sempre i suoi impegni: l'accoglienza, tanto che a casa qualche volta si brontolava con lei: "Ma dai, hai anche altre cose da fare. Vai sempre in giro".
Ha conosciuto don Oreste Benzi. Siamo compaesani ed io lo conosco da quando era seminarista. Nei primi anni settanta, don Oreste ha cominciato a raccogliere attorno a sé dei ragazzi, a fare con loro i campeggi per handicappati. Lei ha cominciato a far parte di queste iniziative.
Ai miei figli davo un "mensile" di 50 mila lire, per le loro spese. E lei quei soldi tante volte li dava via, a chi incontrava e che avesse bisogno.
Spesso andando nella sua camera dove studiava la trovavo seduta per terra che leggeva i salmi.
Quando don Oreste ha cominciato con i tossicodipendenti, lei è stata fra i primi ad interessarsi della loro accoglienza. Metteva sempre la presenza di Dio nella sua vita.
Non diceva: "Oggi mi arrabbio, ho l'esame, ho problemi con Guido", vivendo queste cose per se stesse. In tanti problemi comuni della sua vita c'era sempre il chiedersi perché: Perché questo succede? Perché mi capita così? Perché son portata ad essere cosi? Si chiedeva il perché anche delle piccole cose.
La sua camera è rimasta com'era. Quadri, letto, sedia, tavolino... tutto è rimasto com'era. Lei era seduta al tavolino, io mi sedevo là, davanti a lei quando andavo in camera sua a fare una chiacchierata. Parlavamo della vita, del fidanzato, del lavoro, di Dio.
Molto facilmente avevamo degli scontri. Ma sotto questi scontri c'era il piacere di capire l'altro e d’incontrarlo.
Era viva. Infatti non avrei mai preso gusto a parlare con mia figlia se mi avesse risposto sempre sì o sempre no.
Si parlava di politica, ma molto spesso di religione, di fede, come io vedevo la realtà della Chiesa, come lei la vedeva.  A me piaceva perché lei aveva la sua opinione e non mi veniva appresso. Forse lei voleva parlare con me per entrare in me, ma anch'io avevo lo stesso atteggiamento nei suoi riguardi. La cosa importante è capire chi è il soggetto che ti è vicino, nel bene e nel male.
La sera prima che morisse doveva andare a Trarivi, alla comunità terapeutica dove era volontaria. Disse: "Stasera dormo a Trarivi, perché domani dobbiamo andare a Torre Pedrera". "Torna a casa" - le risposi. Quella sera non l'aspettavamo neanche più.
Verso le sette arrivò a casa. Noi contenti che fosse tornata. La mattina dopo era l'ottava di Pasqua. Siamo andati a messa a Riccione e l’abbiamo portata alla stazione.
Non c'era nemmeno l'ombra del pensiero dei pericoli della strada. Tutto era chiaro, sereno: col treno fino a Rimini dove Guido l'aspettava. Siamo venuti a casa. Mia moglie riceve una telefonata... Sandra ha avuto un incidente.
Quattro giorni prima aveva sognato che era morta, che sulla sua tomba c'erano tanti fiori. Così avvenne il 2 maggio.
Non abbiamo bisogno di miti. Abbiamo solo bisogno di Dio e del suo modo di manifestarsi all'uomo
Giuseppe Sabattini

Se Dio ha voluto in un certo modo una persona, e vuole farne un segno, ciò avverrà a prescindere da noi. Dio ha fatto di lei quello che ha voluto. È vero che bisogna fare un servizio alla verità, raccontando. Ma non voglio che alcuni aspetti di Sandra risultino "caricati". Si tratta di descrivere in concreto una persona. Non abbiamo bisogno di miti.
Abbiamo solo bisogno di Dio e del modo suo di manifestarsi nell'uomo. Noi siamo degli imbianchini maldestri, sporchiamo i muri tante volte. Sandra aveva scelto di vivere nel dare senza chiedere.
La santità, a mio parere, non va cercata: fare tacere le coscienze perché ho rispettato le regole penso che sia troppo poco di fronte a Dio. Il santo ha una vita interiore molto sofferta. Penso che i santi con Dio non abbiano avuto un rapporto sempre sereno.
Sandra era una persona come tante, ma aveva questa disponibilità verso tutti. Forse non era merito suo, così l'aveva fatta Dio. E lei si è lasciata prendere, non gli ha fatto resistenza. Viveva questo richiamo di Dio senza platealità.
Sandra la ricordo così, con questa capacità di guardare dentro il mistero della vita.
Quando avveniva qualcosa di storto si chiedeva perché. "Sono io o sei Tu che l'hai voluto?" La crisi, il dubbio. Sono io che ho fatto male, che non ci riesco, o sei Tu che vuoi così, che vuoi fare qualcosa che io non capisco? Questo modo di porsi le dava serenità.
Dio ha voluto me e sua mamma per portarla in questo mondo. Ma l'ha voluta Lui in questo modo.
Quando è morta ho pensato: mi hai fatto capire, Signore, quanto tu sei nella vita dell'uomo. In un giorno in cui non ci pensavo, ti sei presentato. Non ti chiedo niente in cambio della sofferenza che mi dai. Poi è morta mia moglie.
Anche Lui aveva detto: "Se vuoi, non farmi bere questo calice". No, non c'è stato niente da fare. Allora ho cambiato modo di pensare. Allora ci sei o non ci sei? La prima sofferenza è stata un'elevazione, la seconda volta ha creato un dubbio tremendo. Ma non si può fuggire. Non è una sofferenza solo umana, dal momento che nasce il perché senza risposta.
Anche questo era un discorso che si faceva con lei, quando capitava il momento.
Sandra ha vissuto la sua vita umana così, come Dio ha voluto. Poi, quasi in punta di piedi, per non disturbare, come aveva fatto nella sua vita, è ritornata da dove è venuta, nel mistero dell'eterno.»