In Italia, l’8xmille alla Chiesa cattolica rappresenta una leva concreta di sussidiarietà, che consente di finanziare annualmente progetti sociali, culturali ed educativi rivolti alle fasce più vulnerabili della popolazione. Tra gli ambiti d’intervento di crescente rilievo figura l’inclusione socio-lavorativa di giovani e adulti con disturbo dello spettro autistico (ASD), una categoria ancora ampiamente sottorappresentata nel mondo del lavoro e spesso esclusa da percorsi di reale autonomia.
Secondo i dati dell’Osservatorio Nazionale Autismo, oggi in Italia un bambino su 77 (fascia 7-9 anni) riceve una diagnosi di disturbo dello spettro autistico, con una prevalenza maggiore tra i maschi (4,4 volte superiore rispetto alle femmine). Il passaggio alla vita adulta evidenzia una forte discontinuità nei servizi: meno del 20% delle persone autistiche in età adulta ha accesso a un’occupazione regolare e retribuita. Tale dato evidenzia una fragilità sistemica che coinvolge la scuola, la formazione professionale, le politiche attive del lavoro e la cultura organizzativa delle imprese.
Un esempio virtuoso di risposta a questa sfida è il progetto promosso nella località di Nazzano (RM), nel territorio della Diocesi di Civita Castellana, finanziato con i fondi dell’8xmille destinati alla Chiesa cattolica. Si tratta di un'iniziativa centrata sull’inclusione sociale e lavorativa di giovani con autismo e disagio psichico, mediante un modello educativo personalizzato e integrato, che combina accoglienza residenziale, formazione esperienziale ed inserimento produttivo. Il progetto si articola attorno a due assi portanti: da un lato, l’accompagnamento educativo individualizzato, gestito da un’équipe multidisciplinare composta da educatori, psicologi, tecnici e operatori sociali; dall’altro, l’attivazione di contesti lavorativi reali e strutturati, come l’Agriturismo sociale "Farfood" e un microbirrificio artigianale.
Entrambe le attività si fondano su principi di sostenibilità ambientale e filiera corta: i ragazzi coltivano ortaggi a chilometro zero che vengono trasformati in cucina o impiegati nella produzione della birra, promuovendo un’economia etica e circolare.
«Mi piace lavorare nell’orto – racconta Francesco, 24 anni –. Ogni pianta che cresce mi fa sentire utile. Prima non parlavo quasi con nessuno, ora ho degli amici. La birra che produciamo è buona, e so che c’è anche un po’ di me lì dentro».
La sua testimonianza descrive con efficacia l’impatto che un contesto lavorativo accogliente può avere sulla motivazione, l’autostima e la qualità della vita. Il valore aggiunto del progetto risiede nella sua capacità di generare inclusione non come esito finale, ma come processo quotidiano. Ogni giovane viene coinvolto in un percorso costruito su misura, che tiene conto delle sue specificità cognitive, emotive e relazionali. Come spiega Andrea, educatore del centro, «l’agriturismo, la birra, l’orto… sono solo strumenti: quello che facciamo davvero è costruire futuro. E lo facciamo partendo dalle persone, dai loro tempi e dai loro desideri».
L’impatto non si limita al singolo beneficiario, ma coinvolge attivamente anche le famiglie, spesso lasciate sole nella gestione del «dopo la scuola dell’obbligo». Elena, madre di Marco (19 anni), racconta: «Per la prima volta, mio figlio al mattino si sveglia con entusiasmo. Questo progetto gli ha dato non solo un lavoro, ma anche una routine, una nuova rete di affetti, fiducia in se stesso». La dimensione relazionale, in questo senso, è parte integrante dell’intervento educativo. Il progetto realizzato nella Valle del Tevere si inserisce all’interno di un disegno più ampio che la Chiesa cattolica porta avanti grazie all’8xmille. Centinaia e centinaia sono le iniziative a sostegno dei giovani, delle donne, dei disoccupati, dei migranti o richiedenti asilo, sempre attraverso percorsi di accompagnamento, tirocini formativi, laboratori artigianali e agricoltura sociale, promuovendo modelli inclusivi e sostenibili di sviluppo umano.
A Nazzano, l’inclusione si è fatta concreta, quotidiana, strutturata. Non è un concetto astratto, ma un insieme di pratiche che si traducono in apprendimento, lavoro, autonomia. Il rispetto per la singolarità di ogni individuo è il principio ispiratore: ogni progetto educativo nasce dall’ascolto, dalla co-progettazione con la persona, dalla fiducia nel suo potenziale di crescita.
Destinare l’8xmille alla Chiesa cattolica significa sostenere questo tipo di interventi, in cui la solidarietà diventa occasione, e la fragilità si trasforma in competenza. Il lavoro, per chi vive condizioni di vulnerabilità, non è solo un mezzo di sostentamento, ma uno strumento di emancipazione e cittadinanza attiva. Il caso di Nazzano lo dimostra: quando esistono luoghi capaci di accogliere e accompagnare, l’inclusione smette di essere un obiettivo astratto e diventa una realtà trasformativa, possibile e misurabile. Destinare l’8xmille alla Chiesa cattolica significa rafforzare una rete silenziosa ma capillare, che ogni giorno accoglie, ascolta e ricostruisce. È un gesto semplice, ma carico di significato, che si traduce in progetti concreti: in un percorso educativo, in un’opportunità di lavoro, in un futuro possibile. La Chiesa cattolica, attraverso questa rete, continua a essere casa, presenza viva nei territori, comunità che accompagna e custodisce.