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4 Aprile 2023

Bambini in carcere con le madri

Con il ritiro del disegno di legge Siani, bimbi innocenti rimangono dietro le sbarre costretti a pagare per reati che non hanno commesso.
Bambini in carcere con le madri
Foto di Alessandro Di Meo
Nel 2021, a seguito della proficua collaborazione con gli Istituti penitenziari e il ministero della Giustizia, ben tre mamme e cinque bambini erano state accolte nelle case della Comunità Papa Giovanni XXIII in soli dieci mesi. Ora cosa succederà?
Il recente naufragio della c.d. legge Siani che voleva finanziare la predisposizione di “case famiglia protette” finalizzate all’accoglienza di genitori detenuti con i propri figli al di fuori delle strutture carcerarie, segna sicuramente un passo indietro rispetto ai percorsi di riforme normative intrapresi negli anni scorsi.

L’affossamento del disegno di legge ha, infatti, come prima conseguenza quella di bloccare ancora una volta un percorso di civiltà verso la centralità dei diritti dell’infanzia: i bambini innocenti continuano a pagare per i margini della prognosi trattamentale insufficientemente rassicurante dei genitori.

Perché ci sono bambini in carcere con le madri?

La domanda che ci si deve inevitabilmente ancora porre è in quale misura possiamo chiamare davvero giustizia, un ordinamento che incarcera minori che non hanno commesso alcun crimine in tenera infanzia.

Nel 2021 a normativa vigente, erano già stati compiuti significativi progressi come indice di un’attenzione maturata e di nuove consapevolezze istituzionali. Nonostante l’assenza della c.d. "case famiglia protette”, con l’adozione del piano di riparto regionale per le misure alternative (D.M. 15 settembre 2021), si era infatti disposto un finanziamento per le tante vere case famiglia e altre realtà di accoglienza esistenti che già offrivano, come permesso dalla legislazione, un «luogo di cura, assistenza o accoglienza» (art.47 ter e quinquies Op) a detenute con figli.
Purtroppo tante sono state le Regioni che, latitanti, non hanno dato un seguito puntuale. Ciononostante nel 2021 a seguito della proficua collaborazione con gli Istituti penitenziari e il ministero della Giustizia, ben tre mamme e cinque bambini erano state accolte nelle case della Comunità Papa Giovanni XXIII in soli dieci mesi.
Il Disegno di legge Siani andava nella giusta direzione ed accoglieva in parte anche le proposte che la Comunità Papa Giovanni XXIII da tempo aveva rivolto alle istituzioni per una sostanziale tutela dei bambini.

Donne incinte che continuano a commettere reati

Il nodo della discordia che con la stesura degli emendamenti ha definitivamente archiviato l’opportunità di dare una svolta normativa, riguardava le detenute con recidiva o abitualmente dedite alla commissione di reati; queste, venivano escluse da ogni beneficio. Non dobbiamo certamente nasconderci il fatto che sono queste le “categorie” di detenute con prole per le quali, anche se è più difficile pensare ad una accoglienza extramoenia, ad interrogare il sistema. È proprio la loro condizione “recidivante” che le porta in carcere con i figli che dovrebbe piuttosto sollecitarci a soluzioni normative.
Conosciamo molto bene le enormi falle del sistema carcere rispetto al trattamento rieducativo e risocializzante: la recidiva è il frutto amaro di un carcere che, non solo non funziona, ma finisce spesso per essere una vera e propria “scuola del crimine”.
I dati drammaticamente ci dicono che il carcere è un vero fallimento. Moltissime di queste detenute non hanno mai potuto godere, neppure al primo reato, di vere pene rieducative e di seri percorsi trattamentali. Tante di loro pur avendo avuto i requisiti per vedersi applicata la misura alternativa, a causa della loro marginalizzazione sociale, in assenza di garanzie, domicilio adeguato e strutture di privata cura e assistenza, hanno solo e sempre vissuto la prigione. Come spezzare dunque la catena mantenendo lo status quo? E quale colpa per i bambini?

Come liberare i bimbi dal carcere

Se anche il beneficio di una struttura protetta è troppo per la Politica, la legislazione meritava e merita comunque una riforma perché, con quei bimbi in carcere, Giustizia non è! 
Don Oreste Benzi affermava: 
Dobbiamo passare dalla certezza della pena alla certezza del recupero. Un uomo recuperato, rieducato alla vita, non è più Pericoloso
don Oreste Benzi


Da tempo seguendo il suo esempio, la Comunità Papa Giovanni XXIII, accoglie detenuti nelle “CEC” (Comunità Educante con i Carcerati), e nelle Case Famiglia in tutto il territorio nazionale, ed ha già “tirato fuori”, dal carcere e dagli Icam, mamme e bimbi.  
Quella che crediamo possa essere già oggi una soluzione percorribile, potrebbe realizzarsi con un riconoscimento amministrativo ed istituzionale delle “CEC” anche per le detenute, unitamente a progetti contestuali di affido per i loro bambini, in una famiglia e/o casa famiglia a valorizzazione e cura della genitorialità, qualora manchino parenti e di contesti idonei. Allo stesso modo, pur tra i mille ostacoli burocratici e giuridici, deve essere fortemente incentivata e promossa in ogni modo l’accoglienza in misura alternativa a normativa attuale (art.47 ter e quinquies Op), perché ciò continua a fare l’enorme differenza tra un minore innocente libero o uno incarcerato.
Auspichiamo davvero che col ritiro del disegno di legge Siani non vengano sepolti questi bimbi dietro le sbarre, perché avere bambini innocenti in carcere, attenuato o meno, è una cosa insopportabile a qualunque Giustizia.