il documento presenta una serie di risposte agli interrogativi presentati il 14 luglio scorso da monsignor Josè Negri, vescovo della diocesi brasiliana di Santo Amaro.
Cosa ha veramente detto il Dicastero per la dottrina della fede sul battesimo delle persone transessuali e di bambini nati da pratiche come l’utero in affitto?
La sottolineatura dell’avverbio veramente è d’obbligo, perché la notizia è stata trattata dai mezzi di comunicazione con il solito sensazionalismo che accompagna i pronunciamenti di Francesco su materie delicate come omosessualità, transessualità, gender e dintorni.
I pronunciamenti su questi temi vengono comunicati dai media con una lente deformata: chi è convinto che Francesco su certi temi sia un Papa ai limiti dell’eterodossia, presenta le informazioni con toni preoccupati e scandalistici; chi invece sposa la vulgata del Papa progressista, che sta sdoganando i gay e ogni altro comportamento un tempo proibito dalla Chiesa, ecco che lo vediamo presentare con entusiasmo le ultime novità del Dicastero.
Nessuno sembra preoccuparsi di leggere attentamente il documento pubblicato il 31 ottobre scorso e di valutare se effettivamente contenga un ribaltamento della dottrina e della prassi pastorale o se invece, come afferma in premessa, il documento non riproponga «in buona sostanza, i contenuti fondamentali di quanto, già in passato, è stato affermato in materia da questo Dicastero».
Nella lettura noi ci faremo accompagnare dai
commenti espressi dal consiglio direttivo della Pontificia Accademia di Teologia, secondo il quale il documento in questione è in linea con la visione sapienziale della teologia, espressione della vita del popolo di Dio, propugnata da Francesco nel recente motu proprio
Ad theologiam promovendam.
Un transessuale può essere battezzato?
Dal punto di vista formale il documento presenta una serie di risposte agli interrogativi presentati il 14 luglio scorso da monsignor Josè Negri, vescovo della diocesi brasiliana di Santo Amaro.
Il primo quesito chiedeva appunto se
un transessuale può essere battezzato.
La domanda riguarda evidentemente gli adulti, perché per bambini e adolescenti la risposta è semplicemente sì, «se ben preparati e disposti». Quanto invece agli adulti che si sono sottoposti «a trattamento ormonale e ad intervento chirurgico di riattribuzione di sesso» (e questa espressione ha fatto storcere il naso ai cattolici di orientamento tradizionalista, perché metterebbe in discussione il “maschio e femmina li creò”), il Dicastero risponde che possono ricevere il battesimo «alle medesime condizioni degli altri fedeli, se non vi sono situazioni in cui c’è il rischio di generare pubblico scandalo o disorientamento nei fedeli».
Questa, ma anche altre risposte, «non ignorano - sottolinea la
Pontificia Accademia di Teologia - anzi invocano, il principio di prudenza pastorale». Che significa? Significa che
«non c’è nessuna intenzione di “abbandonare, disperdere, confondere” il popolo di Dio, ma solo di aiutarlo a camminare nella verità del Vangelo, senza perdere di vista la dignità delle persone, il loro essere oggetto – singolarmente – della premura di Dio, la consapevolezza che Cristo è venuto nella storia “non per giudicare il mondo, ma per salvarlo” (Gv 12,47)».
Per leggere correttamente il documento del Dicastero occorre tenere presente quanto più volte ripetuto da Francesco, secondo cui il battesimo «è la porta che permette a Cristo Signore di stabilirsi nella nostra persona e a noi di immergerci nel suo Mistero». Se è una porta che apre verso i misteri della salvezza, non può essere arbitrariamente chiusa. Già nel documento programmatico del suo pontificato, la
Evangelii Gaudium, il Papa aveva sottolineato che «nemmeno le porte dei Sacramenti si dovrebbero chiudere per una ragione qualsiasi. Questo vale soprattutto quando si tratta di quel sacramento che è “la porta”, il Battesimo […] la Chiesa non è una dogana, è la casa paterna dove c’è posto per ciascuno con la sua vita faticosa».
Le ragioni di prudenza pastorale prima richiamate portano a chiedersi se la persona che chiede il battesimo voglia realmente pentirsi dei propri peccati e cambiare vita. «Anche quando rimangono dei dubbi circa la situazione morale oggettiva di una persona oppure sulle sue soggettive disposizioni nei confronti della grazia, - afferma il documento dell’ex Sant’Uffizio -
non si deve mai dimenticare quest’aspetto della fedeltà dell’amore incondizionato di Dio, capace di generare anche col peccatore un’alleanza irrevocabile, sempre aperta ad uno sviluppo, altresì imprevedibile. Ciò vale persino quando nel penitente non appare in modo pienamente manifesto un proposito di emendamento, perché spesso la prevedibilità di una nuova caduta “non pregiudica l’autenticità del proposito”. In ogni caso, la Chiesa dovrà sempre richiamare a vivere pienamente tutte le implicazioni del battesimo ricevuto, che va sempre compreso e dispiegato all’interno dell’intero cammino dell'iniziazione cristiana».
Il figlio di una coppia gay può essere battezzato?
Veniamo così al
secondo importante interrogativo: due persone omoaffettive possono figurare come genitori di un bambino, che deve essere battezzato, e che fu adottato o ottenuto con altri metodi come l
’utero in affitto?
Il documento del Dicastero ricorda semplicemente quanto già previsto dal Codice di diritto canonico: «Perché il bambino venga battezzato ci deve essere la fondata speranza che sarà educato nella religione cattolica». E osserva la Pontificia Accademia di Teologia, rivolta ai critici tradizionalisti: «Sarebbe pretestuoso dedurre da questa risposta una sorta di sdoganamento delle scelte di vita dei genitori».
Un transessuale può essere padrino o madrina di battesimo? «Qui – chiosa la Pontificia Accademia di Teologia - vediamo chiaramente applicata la prudenza pastorale, perché si dice: in linea di principio, potrebbe esserlo, se si verificano le condizioni previste dalla Chiesa per il ruolo di padrino/madrina di battesimo. La Chiesa, infatti, non vuole discriminare nessuno. Dato, però, che tale compito non è “un diritto, la prudenza pastorale esige che esso non venga consentito qualora si verificasse pericolo di scandalo, di indebite legittimazioni o di un disorientamento”».
Domanda ancor più spinosa: una persona omoaffettiva e che convive può essere padrino di un battezzato?
Il documento ricorda che per fare il padrino è richiesta l’attitudine e una vita conforme alla fede e all’incarico assunto. «Diverso è il caso in cui la convivenza di due persone omoaffettive consiste, non in una semplice coabitazione, bensì in una stabile e dichiarata relazione more uxorio, ben conosciuta dalla comunità». Anche in questo caso è però chiamata in causa la prudenza pastorale la quale «esige che ogni situazione sia saggiamente ponderata, per salvaguardare il sacramento del battesimo e soprattutto la sua ricezione, che è bene prezioso da tutelare, poiché necessaria per la salvezza».
Infine il Dicastero dichiara che nulla osta che un transessuale o una persona omoaffettiva che convive possa essere testimone alla celebrazione di un matrimonio.