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5 Febbraio 2024

Beata Elisabetta Canori Mora

Nonostante l'infedeltà del marito, Elisabetta non si separa dal coniuge continuando ad amarlo. Subito dopo la sua morte il marito si converte, diventa frate minore e sacerdote.
Beata Elisabetta Canori Mora
«Propongo di non desiderare niente che sia di mio profitto, ma di compiere in ogni istante della mia vita la santa volontà di Dio»
Nasce il 21 novembre 1774, figlia di un ricco possidente. Ma la sua famiglia tracolla economicamente e nel 1796 Elisabetta viene data in sposa al giovane avvocato Cristoforo Mora. Dopo alcuni mesi di matrimonio Cristoforo, attratto da un’altra donna, tradisce la moglie e si estranea dalla famiglia, riducendola sul lastrico. Nonostante l’infedeltà del marito, Elisabetta non vuole separarsi dal coniuge. La nascita delle figlie Marianna nel 1799 e Maria Lucina nel 1801 non migliora la situazione. Conosce ed approfondisce la spiritualità dei Trinitari e ne abbraccia l’ordine secolare. La sua casa diventa punto di riferimento per molte persone che si rivolgono ad Elisabetta per necessità materiali e spirituali. L’amore a suo marito Cristoforo la porta fino ad offrire la propria vita per la sua conversione. Elisabetta lascia questa terra il 5 febbraio 1825. Subito dopo la sua morte il marito si converte, diventa frate minore e sacerdote. La memoria di Elisabetta ricorre nel giorno della sua nascita al cielo.

Nell’anno internazionale della famiglia, il 1994, Giovanni Paolo II ha beatificato Elisabetta, moglie e madre di famiglia, la quale «in mezzo a numerose difficoltà coniugali, ha dimostrato una fedeltà totale all’impegno assunto con il sacramento del matrimonio e alle responsabilità che ne derivano» (dall’omelia di Giovanni Paolo II).

Ma come ha potuto Elisabetta affrontare l’infedeltà e perfino le violenze fisiche del marito? Per il suo desiderio di conformità a Cristo Gesù, si è chiesta come si sarebbe comportato lui al suo posto. Gesù ha scelto di privarsi della sua realtà divina e di morire per la nostra salvezza offrendo a tutti un amore incondizionato. Pertanto se Gesù si fosse trovato nella medesima situazione di Elisabetta avrebbe sicuramente continuato ad amare il coniuge, offrendosi in sacrificio per lui. Perciò Elisabetta non ha tenuto conto di se stessa, di cosa avrebbe fatto piacere a lei, ma ricolma dell’amore che lo Spirito Santo riversava nella sua anima, ha scelto ciò che avrebbe scelto Gesù: ha amato incondizionatamente il marito infedele, senza mai rimproverargli nulla, anzi manifestando tenerezza nei suoi confronti, incoraggiandolo a convertirsi e profetizzandone il ritorno a Dio. Alle sue figlie ha sempre insegnato l’amore e il rispetto per il padre, a dimenticarsi di sé per servire i poveri e gli ammalati, a vivere la relazione con Dio con grande fede e perseveranza.

Elisabetta ha rispettato pienamente l’impegno solenne assunto davanti a Dio e alla Chiesa di rimanere fedele al marito nella gioia e nella tristezza, nella malattia e nella salute, per amarlo e rispettarlo tutti i giorni della vita. Ha fatto vedere in concreto come l’amore è paziente e tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta. In questo tempo dove i matrimoni durano solo pochi anni, Elisabetta ci invita a smetterla con i nostri ragionamenti umani e ci consiglia di seguire la via di Gesù, l’unica che ci porta al bene, alla gioia della resurrezione, all’amore che vive per sempre.