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23 Novembre 2023

CPR migranti. Scontro tra sindaco e vescovo di Ferrara. Solidarietà da Apg23

Il vescovo replica al sindaco: «Sono un luogo di reclusione, non di accoglienza». Controreplica: «Li accolga in casa sua». Apg23: «Li stiamo già accogliendo in strutture della Diocesi»
CPR migranti. Scontro tra sindaco e vescovo di Ferrara. Solidarietà da Apg23
Foto di FRANCO LANNINO/ARCHIVIO - ANSA - KRZ
Migranti. Il sindaco vuole i CPR, il vescovo no. Per capire il motivo della polemica spieghiamo come funzionano questi centri. E riportiamo la presa di posizione della comunità di don Benzi.
Ha suscitato dibattito e anche accese polemiche la dichiarazione di alcuni giorni fa da parte del sindaco di Ferrara, Alan Fabbri, sul fatto che la città potrebbe ospitare uno dei nuovi CPR, tra quelli previsti dal Governo.
Per capire il motivo del contendere, spieghiamo anzitutto di cosa stiamo parlando.

Cosa sono i CPR

I CPR – Centri di permanenza per i rimpatri – sono strutture di trattenimento per stranieri irregolari in attesa di esecuzione di provvedimenti di espulsione e sono disciplinati dal Testo unico dell'immigrazione. Quando furono istituiti nel 1998 si chiamavano CPT - Centri di permanenza temporanea – , nel 2009 sono diventati CIE – Centri di identificazione ed espulsione –, infine, nel 2017, hanno assunto la denominazione di Centri di permanenza per i rimpatri (CPR).
La legge prevede che «quando non è possibile eseguire con immediatezza l'espulsione mediante accompagnamento alla frontiera o il respingimento, (...) il questore dispone che lo straniero sia trattenuto per il tempo strettamente necessario presso il centro di permanenza per i rimpatri più vicino (...). In tali strutture lo straniero deve essere trattenuto con modalità tali da assicurare la necessaria assistenza ed il pieno rispetto della sua dignità».

Perché i CPR sono paragonati a luoghi di detenzione

Dunque i CPR sono nati quando l'Europa ha deciso di arginare l'immigrazione irregolare. Vengono paragonati a delle carceri perché le persone vengono private della loro libertà personale, ma, a differenza di chi sta in carcere, le persone vengono “trattenute” nei CPR non per aver commesso dei reati, ma per essere entrate in modo irregolare in Italia.
In Italia sono oggi presenti 10 CPR che possono ospitare 1300 persone.
Nel recente Decreto Legge 124/2023 il governo ha ritenuto che il “tempo strettamente necessario” fosse troppo poco, pertanto ha aumentato ad un anno e mezzo – prima erano tre mesi – il limite massimo di permanenza nei Centri. Inoltre ha stabilito di realizzare 10 nuovi centri, in modo che ce ne sia uno in ogni regione.

Il vescovo Perego: «No alla città carcere»

In seguito alla notizia diffusa dal sindaco, l'Arcivescovo di Ferrara e Comacchio, mons. Gian Carlo Perego, il quale è anche presidente della fondazione Migrantes della Cei, ha immediatamente preso posizione contro l'ipotesi della nascita di un CPR nella zona dell'ex aeroporto.
«Perché sviluppare l'idea di una “città carcere”, luogo di reclusione, più che di inclusione, luogo di rifiuto più che di accoglienza, luogo di negazione dei diritti più che di tutela dei diritti? - si è chiesto il Vescovo - Più che una città carcere il futuro di Ferrara dovrebbe essere quello di una città aperta, inclusiva, che sappia accogliere, tutelare, promuovere e integrare chi viene da un'altra città italiana o Europea e da un altro Paese del mondo».

Il sindaco Fabbri: «Apra le porta di casa sua»

La risposta del sindaco leghista, Alan Fabbri, non si è fatta attendere. «È bello parlare di accoglienza, di umanità, di diritti, come il nostro Vescovo, - ha scritto in un post il primo cittadino - ma solo fino a quando queste persone restano lontane dal proprio percorso quotidiano. Infatti in Curia non so quanta di questa gente ci vive o ci abbia vissuto con tutte le crisi umanitarie che abbiamo visto in questi anni. Gli consiglio di fare meno lettere ai giornali e di impiegare quel tempo a spalancare le porte, quelle di casa sua, non solo a Cristo ma anche a queste persone e poi ne potremo riparlare».

Comunità Papa Giovanni XXIII: «La Curia ha già messo a disposizione strutture»         

Nell’acceso dibattito è intervenuta anche la Comunità Papa Giovanni XXIII. «Molte delle strutture nelle quali viviamo, operiamo e accogliamo, ci sono state messe a disposizione dalla Diocesi di Ferrara proprio perché le nostre porte venissero spalancate» ha dichiarato Caterina Brina, responsabile della Giovanni XXIII in Emilia, nonché responsabile di casa famiglia a Ferrara, in riferimento esplicito all’accusa mossa da Fabbri e Perego.
«I CPR sono di fatto luoghi di detenzione dove non vengono garantiti la libertà individuale e i diritti umani basilari e dove si attua in maniera coercitiva il rifiuto dell’accoglienza - continua Brina -. Da molti anni accogliamo giovani provenienti dai corridori umanitari, profughi provenienti dalla rotta balcanica o dagli sbarchi in Sicilia dopo essere transitati dalla Libia, donne africane vittime di tratta provenienti dalle strade della nostra città, minori non accompagnati, non ultima un’intera famiglia particolarmente numerosa fuggita dall’Afghanistan e ospitata in una Parrocchia della nostra provincia. Per questo motivo esprimiamo piena solidarietà e condivisione di pensiero con quanto espresso dal Vescovo, Mons. Giancarlo Perego».