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3 Dicembre 2025

Oltre le barriere: viaggio nella quotidianità invisibile della disabilità

3 dicembre. Giornata internazionale delle persone con disabilità.
Oltre le barriere: viaggio nella quotidianità invisibile della disabilità
In Italia quasi 13 milioni di persone si scontrano ogni giorno con ostacoli fisici e culturali. Tra mobilità negata, turismo difficile e un tasso di occupazione fermo al 32%, l'appello è chiaro: servono diritti e non pietismo, per costruire un'inclusione vera 365 giorni l'anno.

In Italia, quasi 13 milioni di persone – circa il 22% della popolazione – vivono con una disabilità. Di queste, oltre 3 milioni hanno una disabilità grave. Il 3 dicembre arriva ogni anno a ricordarci qualcosa che spesso preferiamo dimenticare: la libertà nasce dalle reali possibilità.

Siamo in un Paese dove spopolano campagne pensate più per apparire inclusivi che per cambiare davvero le cose. Le persone con disabilità sono cittadine e cittadini, professioniste e professionisti, che affrontano ogni giorno sfide incredibili per vivere la normalità.

La corsa a ostacoli della mobilità

Spostarsi - o provare a farlo - nelle città italiane significa imbattersi in marciapiedi interrotti, rampe inesistenti, gradini e parcheggi selvaggi che bloccano il passaggio. L’accessibilità, quella vera, non si valuta nei progetti urbanistici ma nei tragitti quotidiani: il percorso per andare a scuola, al lavoro, in un bar. Per molti, un semplice spostamento diventa un esercizio di resistenza.

Anche la mobilità racconta una storia parallela, meno nota. Per alcuni salire su un treno è un gesto rapido, quasi distratto; per altri è una procedura che richiede preavvisi, assistenza prenotata, speranza che la stazione sia fra quelle accessibili. A volte non è il viaggio a mancare ma la possibilità stessa di partire.

Turismo e tempo libero: un diritto a metà

Il turismo, poi, è una questione di numeri: nelle pochissime strutture ricettive accessibili la stanza adatta è spesso una. Una. E quando è occupata, il viaggio smette di esistere. Una limitazione pratica che si somma a un’abitudine culturale più ostinata. Come quando, chiedendo una camera attrezzata, ci si sente rispondere: «Ma suo figlio quanti anni ha?». Il sottinteso è chiaro: si ignora che dall’altra parte del telefono ci sia una persona adulta con disabilità che può prenotare in autonomia.

Anche il tempo libero ha i suoi confini. Entrare in un locale spesso è possibile, restarci no. Perché se il bagno non è accessibile, la serata acquisisce una scadenza, come una clessidra invisibile che scorre più veloce delle conversazioni.

Lavoro e pregiudizi: le barriere invisibili

C’è un momento, quando si affronta questa tematica, in cui la conversazione perde l'equilibrio e scivola in tre trappole: l’indifferenza, il pietismo, il paternalismo. Sono queste le prime barriere, quelle che non si vedono, ma che si sentono più delle pietre sconnesse sotto le ruote di una carrozzina.

Secondo l’ISTAT, in Italia lavora solo circa il 32% delle persone con disabilità. Una percentuale che non racconta incapacità, ma ostacoli: mancanza di adattamenti, pregiudizi silenziosi, aspettative basse.


Costruire l'inclusione 364 giorni l'anno

È ora di smettere di trattare la disabilità come una storia speciale e iniziare a considerarla per ciò che è: una condizione che richiede pari diritti, non eccezioni. Soluzioni, non sorrisi di circostanza.

Perché un Paese si misura nella libertà che garantisce a chi ha più ostacoli davanti, non nelle frasi fatte pronunciate nelle ricorrenze.

Il 3 dicembre serve a ricordarlo. Ma il cambiamento - quello vero - si vede negli altri 364 giorni. Dove l’inclusione non si proclama: si costruisce.