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11 Luglio 2025

Caccia. Il disegno di legge che vuole riscrivere le regole

Ecco perché preoccupa ambientalisti e cittadini
Caccia. Il disegno di legge che vuole riscrivere le regole
Foto di Ulf Åkesson from Pixabay
Il disegno di legge sulla caccia è entrato ufficialmente in Senato, dopo essere passato in Consiglio dei ministri come semplice informativa
Non porta la firma del governo, ma quella dei capigruppo della maggioranza. Eppure il testo porta chiaramente l’impronta del ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, che da settimane lo promuove pubblicamente.
È bastata la bozza, circolata da settimane in ambienti istituzionali e tra le associazioni, per suscitare una netta opposizione. Animalisti, ambientalisti, ricercatori, fotografi naturalisti e medici per l’ambiente si sono già mobilitati per chiederne lo stop, parlando apertamente di una “deregulation” della caccia che minaccerebbe la tutela della fauna selvatica.
Il provvedimento, se approvato, riscriverebbe la legge 157 del 1992 che oggi rappresenta il principale baluardo normativo per la protezione degli animali selvatici in Italia. Le modifiche proposte sono così estese da far parlare, senza mezzi termini, di un ritorno indietro di trent’anni.

Da tutela a strumento: la caccia ribaltata

Secondo quanto riportato da Simone Santi su LifeGate, uno degli aspetti più inquietanti del disegno di legge è il cambio di paradigma: la caccia non sarebbe più considerata un’attività da regolamentare per limitare i danni, ma verrebbe presentata come strumento utile alla biodiversità. Un'inversione narrativa che molte associazioni contestano con forza, giudicandola infondata dal punto di vista scientifico.
«È un tentativo di ribaltare la realtà – spiega Alessandro Fazzi, consulente per i rapporti istituzionali di Humane world for animals Italia –. I cacciatori da tempo provano a sostenere che la loro attività aiuta l’ambiente, ma non esiste alcuna evidenza indipendente che dimostri che l’attività venatoria, così estesa, possa giovare agli equilibri naturali». Il testo, per ora ufficioso, sembra infatti accogliere integralmente le istanze delle associazioni venatorie.

Caccia anche nei parchi

Tra le misure più contestate spicca l’estensione delle aree dove sarà consentita la caccia. Il nuovo disegno di legge potrebbe aprire ai fucili zone oggi interdette come parchi regionali e demani pubblici (nella bozza iniziale rientravano pure le spiagge, sulle quali poi Lollobrigida ha dovuto fare retromarcia). 
Ma c’è di più: il provvedimento ridurrebbe la percentuale di territorio che può essere classificato come “protetto”, limitandola al 30 per cento, in netto contrasto con la Strategia europea per la biodiversità, che prevede quella percentuale come obiettivo minimo da raggiungere, non un tetto massimo da imporre.

Più richiami vivi, più specie cacciabili

Un’altra modifica riguarda i richiami vivi, ovvero animali imprigionati e utilizzati per attirarne altri. Attualmente sono sette le specie consentite: la proposta vorrebbe portarle a 36. Con un massimo di 10 richiami per cacciatore, si rischia di legalizzare la detenzione di centinaia di esemplari per singolo individuo.
Secondo l’Enpa, il provvedimento amplia anche la lista delle specie cacciabili e consente nuove modalità operative, tra cui la possibilità di cacciare oltre il tramonto, anche in piena notte (anche su questo Lollobrigida ha ritrattato) e fuori stagione. Una liberalizzazione che non solo mette in pericolo la fauna, ma può diventare un rischio per la sicurezza pubblica, vista la difficoltà di controlli adeguati nelle ore notturne.

Caccia al trofeo e turisti armati

Altro punto critico è l’apertura della licenza di caccia a cittadini stranieri, anche senza una formazione sulle normative italiane. «Immaginiamo un cacciatore sloveno abituato a sparare agli orsi – spiega Alessandro Fazzi, consulente per i rapporti istituzionali di Humane world for animals Italia –. Chi gli spiega che in Italia è vietato? Senza un sistema formativo e controlli efficaci, il rischio è quello di attrarre turismo venatorio e pratiche come la caccia al trofeo, che trasforma gli animali in souvenir da esibire».
In questo senso, osserva la lettera congiunta firmata da 44 associazioni, il provvedimento rischia di legalizzare e incentivare attività eticamente inaccettabili, con impatti negativi anche sul piano economico, poiché contrastano con forme di sviluppo sostenibile come l’ecoturismo o l’agricoltura di qualità.

Roccoli, appostamenti e multe agli ambientalisti

Il disegno di legge prevede anche il ritorno all’uccellagione e ai roccoli, metodi di cattura di uccelli migratori vietati da anni e oggetto di sanzioni europee. Si autorizzerebbe inoltre la costruzione illimitata di appostamenti fissi di caccia, con rischi di cementificazione nei territori naturali.
E infine, uno degli aspetti più controversi: chi documenta, denuncia o disturba l’attività venatoria rischia una multa fino a 900 euro. Una norma che punisce l’attivismo civico, scoraggia il controllo dal basso e indebolisce la già scarsa vigilanza ambientale, spesso demandata all’autocertificazione da parte degli stessi cacciatori.

Le associazioni chiedono lo stop

Per questi motivi, 44 realtà tra cui Lav, Humane world for animals Europe, Medici per l’ambiente e la fondazione Cave Canem hanno scritto ai ministri Lollobrigida e Pichetto Fratin, chiedendo di essere ricevute per discutere il testo. La preoccupazione è che il disegno di legge, così com’è, non miri a migliorare l’attuale equilibrio tra caccia e tutela ambientale, ma a destrutturarlo in favore di interessi di parte.
Come scrive Simone Santi su LifeGate, «il rischio non è solo per gli animali, ma per la società tutta: un Paese che svilisce la biodiversità e scoraggia chi la difende si allontana da qualunque idea di futuro sostenibile».