Nel quarto ciclo della Revisione Periodica Universale dell'ONU, la Comunità Papa Giovanni XXIII ha presentato un report con proposte concrete, rilanciando la creazione di un Ministero della Pace, chiedendo l'abolizione delle norme che ostacolano i salvataggi in mare, la riforma della cittadinanza e il riconoscimento dei Rom come minoranza.
Nel 2025 l’Italia ha affrontato il quarto ciclo dell’
Universal Periodic Review (UPR – Revisione Periodica Universale) dell’ONU, un processo che valuta il rispetto dei diritti umani da parte degli Stati.
La
Comunità Papa Giovanni XXIII (APG23) ha presentato un report scritto articolato con proposte concrete per migliorare il sistema di tutela dei diritti umani nel Paese.
Tra i punti salienti:
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Diritto alla Pace: ha rilanciato la proposta, sostenuta da alcuni premi Nobel, di un Ministero della Pace per promuovere la nonviolenza, l’educazione alla pace e il rispetto della legge sul commercio delle armi.
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Migranti e asilo: ha espresso forte preoccupazione per i decreti sicurezza e il Memorandum Italia-Albania, chiedendo l’abolizione delle norme che ostacolano i salvataggi in mare e l’apertura di corridoi umanitari sicuri e legali.
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Minori: si è sollecitato il rafforzamento dell’affido familiare, anche per minori stranieri, e la riforma della legge sulla cittadinanza, con un focus particolare anche sui figli delle madri detenute e dei Rom.
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Maternità e vita prenatale: ha denunciato la pressione verso l’aborto in caso di disabilità e proposto misure per sostenere le madri in difficoltà, come un “assegno di libertà” per chi subisce costrizione all’aborto psichica e fisica.
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Giustizia e carcere: ha richiesto il potenziamento delle misure alternative alla detenzione, per ridurre il sovraffollamento e favorire il reinserimento portando il modello delle Comunità Educanti con Carcerati (CEC) e chiedendone un riconoscimento amministrativo ed istituzionale.
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Tratta e prostituzione: ha sollecitato l’adozione del cosiddetto Modello Nordico o Equality Model, che sanziona anche i compratori di atti sessuali e tutela le vittime, riconoscendo la prostituzione come violenza di genere.
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Inclusione dei Rom e Sinti: ha esplicitato alcune critiche alla strategia nazionale di inclusione chiedendo il riconoscimento del popolo Rom come minoranza storico-linguistica, oltre a misure più efficaci di inclusione lavorativa e lo stop agli sgomberi forzati.
Oltre al report scritto e dettagliato,
durante la 59ª sessione del Consiglio dei Diritti Umani delle Nazioni Unite la Comunità Papa Giovanni XXIII (APG23) ha preso la parola con uno statement orale e, pur riconoscendo con apprezzamento l’atteggiamento costruttivo dell’Italia nel dialogo UPR, ha comunque espresso preoccupazione per il mancato accoglimento di alcune raccomandazioni fondamentali, soprattutto in ambito migratorio:
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la revisione del protocollo Italia-Albania, che solleva seri dubbi sulla compatibilità con i diritti dei richiedenti asilo;
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la legge 15/2023, che limita fortemente l’operato delle ONG impegnate nei soccorsi in mare;
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la legge 176/2023, che ha ridotto le tutele per i minori stranieri.
Con un forte richiamo al valore della dignità umana, APG23 ha incoraggiato l’Italia ad
adottare il Global Compact per una migrazione sicura, ordinata e regolare; inoltre, ha proposto la riforma della legge sulla cittadinanza, introducendo lo “Ius Scholae” per riconoscere come cittadini i giovani cresciuti e formati nelle scuole italiane.
Particolare rilievo è stato dato alla
promozione del diritto alla pace e alla creazione del Ministero per la pace e, in linea con questa priorità, l’Italia è stata sollecitata a ratificare il Trattato per la proibizione delle armi nucleari e ad applicare pienamente la legge 185/1990 sul commercio delle armi, senza allentare le attuali restrizioni verso Paesi che violano i diritti umani.
Infine, APG23 ha evidenziato le lacune ancora presenti nella lotta alla violenza contro le donne. In particolare, ha invitato l’Italia a
riconoscere la prostituzione come forma di violenza di genere, e a prevedere la criminalizzazione dell’acquisto di prestazioni sessuali, proteggendo nel contempo le vittime. Ha inoltre auspicato una maggiore cooperazione tra istituzioni e territori, con un approccio attento alla prospettiva di genere e alla tutela dei diritti delle donne.
L’auspicio è che queste osservazioni possano
trovare ascolto e attuazione nei prossimi anni, anche al di fuori del contesto formale dell’UPR, e che le istituzioni ne sappiano cogliere l’alto valore e quindi trasformarle in
azioni reali, giuste e lungimiranti, capaci di costruire un Paese più umano, inclusivo e orientato alla pace.