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1 Ottobre 2025
Ultima modifica: 1 Ottobre 2025 ore 07:54

Cambiamenti climatici, ecco quanto costano all'Europa

Un'estate segnata da ondate di calore, siccità e inondazioni sta lasciando un segno indelebile sull'Europa, con costi economici e umani senza precedenti.
Cambiamenti climatici, ecco quanto costano all'Europa
Foto di Joe da Pixabay
Secondo due studi indipendenti condotti da istituti accademici di rilievo, i fenomeni meteorologici estremi dell'estate 2025 provocheranno perdite macroeconomiche pari a 126 miliardi di euro entro il 2029 e sono già responsabili di migliaia di morti.
Un’analisi congiunta della dottoressa Sehrish Usman dell’Università di Mannheim e degli economisti della Banca Centrale Europea (“Dry-roasted NUTS: early estimates of the regional impact of 2025 extreme weather”) stima che ondate di calore, siccità e inondazioni abbiano già determinato perdite aggregate di produzione macroeconomica pari a 43 miliardi di euro nel solo 2025. Il dato salirà a 126 miliardi entro il 2029, pari allo 0,78% del prodotto interno lordo dell’UE nel 2024.
L’impatto economico è particolarmente elevato in Italia, dove si stimano perdite di 11,9 miliardi di euro per il 2025 e di 34,2 miliardi entro il 2029, equivalenti allo 0,6% e all’1,75% del prodotto economico nazionale. Anche Francia, Spagna, Grecia e altri Paesi del Sud Europa risultano fortemente colpiti, mentre economie più piccole come Bulgaria, Malta e Cipro subiscono perdite proporzionalmente più alte. Gli effetti si distribuiscono in modo diverso: il caldo riduce la produttività in edilizia e ospitalità, la siccità danneggia l’agricoltura, mentre le inondazioni provocano danni diretti a infrastrutture e catene di approvvigionamento.
Gli autori sottolineano che queste stime sono probabilmente conservative, in quanto non tengono conto degli impatti composti (ad esempio, ondate di calore e siccità che si verificano insieme) e non includono altri rischi come gli incendi - che sono state consistenti nel luglio e nell'agosto 2025 - e i danni causati da grandine e vento.

Il 68% delle morti dovute ai cambiamenti climatici

Parallelamente, un’indagine condotta dall’Imperial College e dalla London School of Hygiene & Tropical Medicine stima che il caldo estremo abbia già causato almeno 16.500 morti in più in Europa durante i mesi estivi, rispetto a una stagione senza cambiamento climatico. Il 68% di questi decessi è attribuibile all’innalzamento delle temperature causato dalle attività umane, con picchi fino a +3,6°C. Le città italiane risultano tra le più colpite: Milano guida la classifica con 1.156 morti, seguita da Roma (835), Napoli (579) e Torino (230). Roma, ad esempio, figura al secondo posto nella classifica delle città europee più colpite, dopo Milano.
I Paesi più colpiti da un'unica ondata di calore sono stati Romania, Bulgaria, Grecia e Cipro dal 21 al 27 luglio, quando si stima che si siano verificati 950 decessi per caldo con temperature fino a 6°C sopra la media, pari a circa 11 decessi giornalieri in eccesso per milione di persone. Le capitali con i più alti tassi di mortalità pro capite sono state Roma, Atene e Bucarest, a testimonianza della loro esposizione ad alcune delle temperature più estreme in Europa. Tuttavia, i ricercatori fanno notare che altri fattori giocano un ruolo, tra cui la preparazione, la demografia della popolazione e l'inquinamento atmosferico.

Colpite le fasce più vulnerabili

Lo studio dell’Imperial College stima che circa 24.400 persone siano morte a causa delle temperature estreme nelle città. Tuttavia, se il clima non fosse stato riscaldato dalla combustione di combustibili fossili e dalla deforestazione, si sarebbero potuti evitare circa 16.500 decessi in eccesso, il che significa che il cambiamento climatico è responsabile del 68% dei decessi in eccesso, ovvero che il numero di morti potenziali è triplicato.
Se è vero che decessi dovuti al caldo sono stati segnalati in tutto il continente – tra cui quello di uno spazzino di 51 anni a Barcellona, in Spagna, e di un operaio edile di 47 anni a San Lazzaro di Savena, in Italia – lo è altrettanto il fatto che la mortalità interessa soprattutto le fasce più vulnerabili della popolazione: l’85% delle vittime ha più di 65 anni. Il fenomeno è descritto dagli autori come un “killer silenzioso”, perché la maggior parte delle morti legate al caldo non è immediatamente riconosciuta e le stime ufficiali spesso richiedono mesi per essere disponibili. Per stimare il numero di questi decessi e quanti fossero legati ai cambiamenti climatici, lo studio si è concentrato sul caldo da giugno ad agosto.
Gli studiosi avvertono che i dati attuali rappresentano solo una prima fotografia del problema, e che i numeri potrebbero crescere con il peggioramento della crisi climatica. «I costi reali delle condizioni meteorologiche estreme emergono lentamente, ma le conseguenze economiche e umane sono già visibili – afferma Sehrish Usman –. Avere stime tempestive è fondamentale per orientare le politiche di adattamento e riduzione delle emissioni.»

Smettere di bruciare combustibili fossili

Secondo i ricercatori, sono necessarie politiche per rendere le città più resistenti al caldo estremo. Circa il 70% delle persone in Europa vive in città e si prevede che entro il 2050 ne vivrà più dell'80%. Le città europee possono essere in media più calde di 4-6°C rispetto alle aree rurali, con picchi fino a 10°C, perché le superfici in cemento intrappolano il calore e i trasporti e l'uso di energia aumentano ulteriormente le temperature urbane. L'espansione degli spazi verdi e blu può ridurre l'effetto isola di calore urbana e offrire aree più fresche che possono essere un'ancora di salvezza durante il caldo estremo, in particolare per le comunità a basso reddito che vivono in abitazioni più calde e più dense, dicono i ricercatori.
Tuttavia, i ricercatori avvertono che anche con importanti sforzi di adattamento, le morti per calore continueranno ad aumentare finché il mondo non smetterà di bruciare petrolio, gas e carbone, che rilasciano emissioni che intrappolano il calore e portano a estati più calde e pericolose.
Mentre negli Stati Uniti il presidente Trump loda i combustibili fossili e nega l’esistenza dei cambiamenti climatici, definendo chi fa queste previsioni scientifiche delle “stupide persone”, e mentre in Europa leader come Giorgia Meloni parlano di “danni da transizione energetica”, dall’altra parte del mondo la Cina avanza rapidamente verso un modello da “elettrostato”. In questo scenario l’Europa si trova nel mezzo, ancora alla ricerca di una propria identità energetica. E ogni minuto che passa è un minuto in cui si aggiungono morti e costi: la necessità di agire non è più rinviabile.