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15 Settembre 2025
Ultima modifica: 15 Settembre 2025 ore 10:24

Nucleare in crisi. Le rinnovabili avanzano

Il rapporto GEM evidenzia il declino del nucleare rispetto a solare ed eolico
Nucleare in crisi. Le rinnovabili avanzano
Foto di PublicDomainPictures da Pixabay
Il nucleare, un tempo visto come pilastro per ridurre le emissioni, fatica a competere con la crescita delle energie rinnovabili. Secondo il Global Energy Monitor, l'energia atomica è penalizzata da infrastrutture obsolete e costi elevati, mentre solare ed eolico avanzano rapidamente.
Il nucleare, a lungo considerato una delle tecnologie chiave per ridurre le emissioni climalteranti, si trova oggi in difficoltà a competere con la rapidità di crescita delle energie rinnovabili. Secondo un nuovo rapporto pubblicato da Global Energy Monitor (GEM), l’energia atomica paga il peso di infrastrutture sempre più vecchie, piani che non arrivano mai a concretizzarsi e costi di costruzione fuori scala rispetto alle alternative. Nel frattempo, solare ed eolico avanzano con una velocità che sta ridisegnando la mappa della transizione energetica mondiale, imponendosi in termini di nuova capacità installata e di produzione effettiva.

Nucleare, caso Europa

I numeri messi in fila dal Global Nuclear Energy Tracker parlano chiaro: su scala globale, 566 gigawatt (GW) di capacità nucleare, pari a quasi il 40% di tutta quella mai proposta nella storia, sono stati cancellati prima ancora di entrare in funzione. È una cifra che supera la somma dei reattori attualmente operativi (401 GW) e di quelli già dismessi (116 GW). Un dato che fotografa le difficoltà intrinseche di questa tecnologia e la distanza crescente rispetto ai ritmi di espansione delle fonti rinnovabili.
La situazione europea è ancora più eloquente. Nel Vecchio Continente sono andati persi 122 GW di capacità nucleare pianificata, più di quanto qualunque singolo Paese oggi abbia in esercizio. A questo bilancio vanno aggiunti 68 GW di reattori già ritirati e un parco impianti che invecchia rapidamente: il 90% delle centrali ancora in funzione ha più di 35 anni, un fattore che apre il tema della sicurezza, degli elevati costi di manutenzione e delle difficoltà a programmare una sostituzione credibile in tempi utili per gli obiettivi climatici.
All’opposto, la traiettoria delle rinnovabili è in piena accelerazione. Secondo i dati del Global Integrated Power Tracker, in Europa ci sono oltre 600 GW di progetti eolici e solari su scala industriale in fase di pre-costruzione o già in costruzione. Si tratta di un volume quattordici volte superiore a quello del nucleare nello stesso stadio di sviluppo. Inoltre, la gran parte di questa nuova capacità sarà operativa molto prima dei reattori in cantiere: per solare ed eolico i tempi medi di realizzazione variano da uno a quattro anni, contro i dieci o più richiesti per una centrale nucleare.

Non c’è più tempo per aspettare i tempi del nucleare

La sproporzione nei tempi di sviluppo mette in luce un problema cruciale. La comunità scientifica sottolinea che la finestra utile per limitare l’aumento delle temperature globali entro la soglia di 1,5-2°C si sta rapidamente chiudendo. In questo contesto, il nucleare appare poco adatto a contribuire in modo decisivo: i cicli di costruzione troppo lunghi e l’alto rischio di cancellazione dei progetti rendono l’atomo una tecnologia meno efficace per garantire riduzioni rapide delle emissioni.
L’analisi di GEM non si limita ai numeri, ma sottolinea anche i casi concreti. «Il nucleare resta indietro rispetto all’eolico e al solare in termini di costi, tempi di costruzione e crescita del mercato», spiega Joe Bernardi, Project Manager del Global Nuclear Power Tracker. «L’esempio di Hinkley Point C nel Regno Unito, ancora lontano dal completamento nonostante gli anni di lavori e i miliardi spesi, illustra la lentezza tipica di questi progetti. Ritardi simili si sono registrati in Francia e in Finlandia, rafforzando un trend che sembra strutturale».
Il confronto tra le due traiettorie, quella di solare/eolico e nucleare, è dunque sempre più netto. Se da un lato i sostenitori del nucleare ne rivendicano il ruolo come fonte a basse emissioni capace di garantire continuità di produzione, dall’altro il quadro che emerge dai dati globali mostra come, nell’attuale contesto di emergenza climatica, siano soprattutto le rinnovabili a trainare la decarbonizzazione. Con oltre 600 GW in arrivo soltanto in Europa, il vento e il sole appaiono in grado di rispondere meglio e più velocemente alla domanda crescente di elettricità pulita.
Il messaggio che arriva dal rapporto di Global Energy Monitor è chiaro: il nucleare non è escluso dal futuro energetico, ma il suo contributo rischia di essere molto marginale, quasi nullo, nei tempi critici della transizione. A decidere la traiettoria della decarbonizzazione nei prossimi anni sarà la capacità delle rinnovabili di espandersi e consolidarsi, colmando lo spazio lasciato libero da una tecnologia che non riesce a stare al passo.