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26 Dicembre 2025

Celebrare la vita dopo la notte della dipendenza

26 dicembre: festa del Riconoscimento nella parrocchia che fu di don Benzi
Celebrare la vita dopo la notte della dipendenza
Foto di Riccardo Ghinelli
Quasi cento persone hanno completato il percorso terapeutico della Comunità Papa Giovanni XXIII. Il 26 dicembre a Rimini, c'è la "Festa del Riconoscimento", con storie di rinascita che uniscono fragilità umana e grazia divina.
Federico, Barbara, Leno, Andrés, Kostantyn sono solo alcuni dei nomi delle persone che nel 2025 hanno terminato il loro percorso terapeutico nelle strutture della Comunità Papa Giovanni XXIII.  Sono quasi un centinaio e di questi, una metà ha svolto il percorso nelle realtà terapeutiche della Papa Giovanni XXIII in Italia, la restante parte nelle strutture della Comunità estere, in particolare: Croazia, Bolivia, Brasile, Cile.
Storie diverse eppure col comun denominatore della dipendenza da sostanze stupefacenti, alcol e da gioco d’azzardo. Un dramma che non conosce latitudini e confini a conferma che per quanto il mondo sia vario, il disagio profondo della persona e le dipendenze, hanno un volto comune: quello della fragilità umana.

La festa del Riconoscimento 2025

Il 26 Dicembre alle ore 11 presso la Parrocchia “la Resurrezione” a Rimini, verrà celebrata per tutti loro la “Festa del Riconoscimento”: una messa davvero partecipata. Un appuntamento voluto da don Oreste Benzi una trentina di anni fa e che ogni anno la Comunità Papa Giovanni XXIII continua a rinnovare per celebrare il ritorno alla vita dei suoi tanti “ragazzi”.
Quest’anno la cerimonia sarà presieduta da mons. Nicolò Anselmi, vescovo  di Rimini.

Storie di rinascita dopo la notte della dipendenza

Tra i festeggiati anche Barbara e Federico.
Barbara, 34 anni con chiaro accento toscano, racconta che ha iniziato a fare uso di droga dall’età di 14 anni e dice di non aver mai vissuto un periodo di vera e propria lucidità, cosa che riconosce di aver sperimentato per un tempo significativo solo facendo la comunità terapeutica. «Sono contenta – dice – di aver raggiunto questo traguardo. Provo un misto di contentezza e paura del nuovo che mi attende. Il mio desiderio più grande ora è stare bene con me stessa. A chi ancora è invischiato a una qualche storia di dipendenza dico: fatevi aiutare, non abbiate paura a chiedere aiuto».
Nel ripercorrere la sua storia, Federico, 24 anni di Bologna, racconta dell’uso precoce di droga iniziato dai tempi del liceo. «Mi facevo molte canne – dice – un po’ per farmi accettare dagli altri e un po’ per il senso di divertimento che davano.
Sono arrivato però a un punto in cui la droga era diventata il senso della giornata. Vivevo per quello. Penso che i cannabinoidi siano una sostanza “leggera” per modo di dire, perché spesso vengono tagliati con sostanze di cui non si ha conoscenza con conseguenze anche gravi che, nel mio caso, mi hanno portato a compiere un percorso davvero travagliato, con psicosi, depressioni, ansia sociale fino all’uso di psicofarmaci e ricoveri.
Sono molto emozionato per la festa del Riconoscimento. Un grande traguardo. Se ci penso mi commuovo. Tanta la soddisfazione e la gratitudine verso chi mi ha aiutato e verso i miei famigliari coi quali ho ricostruito un nuovo rapporto. Se guardo il passato e dove sono arrivato, mi rendo conto che sono cambiato totalmente, non solo grazie alla mia forza di volontà, ma a tutto quello che la Comunità mi ha dato in questi più di due anni di percorso.
Oggi – conclude Federico – sento il bisogno di riprendere in mano la mia vita, darmi una routine, delle sane abitudini. Sogno di imparare a vivere in modo autonomo e responsabile. Tra i miei primi obiettivi anche quello di iscrivermi all’Università. Il programma terapeutico mi ha insegnato tante cose, la prima è che se ci credi veramente ce la puoi fare. È importante la scelta. Sta a noi mettercela tutta riprenderci la vita che abbiamo perso».