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12 Novembre 2025

2000 suicidi al giorno. La Chiesa: servono ministri di speranza

Non bastano i professionisti, servono comunità e "ministeri della speranza". Le proposte al Forum internazionale sulla prevenzione del suicidio e la salute mentale
2000 suicidi al giorno. La Chiesa: servono ministri di speranza
Foto di Rete Mondiale di Preghiera del Papa
Ogni giorno 2000 suicidi nel mondo. Specie tra i giovani. La Chiesa ne ha discusso a Roma dal 5 al 7 novembre e ha incoraggiato le comunità cristiane a non allontanare chi ha problemi di salute mentale. Anche Papa Leone ha lanciato l'invito alla preghiera e a farsi prossimo nella quotidianità.
Quando sentiamo parlare di salute mentale, spesso pensiamo a ospedali, cliniche, specialisti. Ma non è una fotografia reale: la salute mentale entra nella comunità, nei cortili della vita quotidiana, nelle famiglie, nelle scuole, nelle parrocchie. È questo il messaggio forte che emerge dal Forum internazionale sulla salute mentale e la prevenzione del suicidio dal titolo Ministry of hope (Ministero della speranza), promosso dall’Associazione Internazionale dei Ministri Cattolici per la Salute Mentale e patrocinata dalla Pontificia Accademia per la Vita, che dal 5 al 7 novembre ha riunito a Roma leader ecclesiali, operatori pastorali, professionisti sanitari da tutto il mondo. 

Ministry of Hope. Forum internazionale per la prevenzione del suicidio
Foto di Ugo Ceron
 
Ogni anno oltre 720 mila persone nel mondo si tolgono la vita: quasi 2 mila al giorno. La fascia 15-29 è la più colpita. In questo gruppo, il suicidio è la terza causa di morte mentre tra ragazze e giovani donne sale al secondo posto. Ed è qui che la famiglia umana, specie la comunità ecclesiale, è chiamata a trovare vie di cura e di speranza insieme.

La Chiesa che ascolta. Il messaggio di Papa Leone XIV

È in questo spirito che il video diffuso da Papa Leone XIV per le intenzioni di preghiera del mese di novembre richiama la cura delle ferite invisibili, l’attenzione a chi vive nella solitudine e combatte coi pensieri suicida. Il Papa nel video ha ricordato «Nei momenti di buio, Dio non ci lascia soli!». Nel video diverse riprese sono state realizzate in Arizona, dove il Vescovo di Phoenix, Mons. John Patrick Dolan, è stato nominato nell’agosto 2022. Settimo di nove figli, il vescovo ha raccontato che nella sua famiglia ha dovuto affrontare il lutto a causa del suicidio del fratello maggiore quando era in terza media e successivamente di altre due sorelle. «È stato particolarmente duro per me perché non ne parlavo con nessuno». Per questo è stato il primo ad istituire nella diocesi di Phoenix - che conta un milione e duecentomila fedeli - un Ufficio del Ministero per la salute mentale perché «ci sono molte persone che hanno dei cari in crisi» e «hanno bisogno di tutto l’aiuto possibile».

Non bastano solo professionisti, serve una comunità che si fa prossima

Tra gli interventi al Forum, quello della psicologa Simonetta Sartor ha fatto emergere l’urgenza di prendersi cura dei giovani attraverso l’educazione alla riscoperta dei propri doni e la cultura della vita. «Se un giovane riesce ad avere una sana e sufficiente autostima, che passa anche dalla conoscenza delle proprie capacità e dalla consapevolezza dei propri limiti, può riuscire anche a dare una gioia in più a quelle persone che faticano a dare un senso alla propria vita. I giovani vivono spesso problematiche a livello sociale e relazionale, ma anche lavorative. Serve un percorso di conoscenza di sé per scoprire che la nostra vita è unica e si può declinare anche in un servizio all’umanità».
Al Forum ha preso la parola anche chi ha vissuto il suicidio in famiglia, come Sonia Casanova che ha invitato a non lasciare sole le famiglie che affrontano problemi di salute mentale. «Chi ha pensieri suicidi spesso viene lasciato da solo perché nella società il suicidio è percepito ancora come uno stigma pesante. Il malato psichico fa paura e gli altri lo allontanano, anche nella stessa Chiesa. Si è abbandonati a se stessi, la famiglia stessa ha difficoltà: i familiari vivono con una ferita che probabilmente non si rimarginerà mai». E ancora: «Servono delle persone, anche all’interno della Chiesa, che siano in grado di supportare quelle persone la cui malattia non si vede a occhio nudo. Servono dei veri e proprio ministri di speranza».
Dalle periferie di Fortaleza in Brasile, padre Rino Bonvini, missionario comboniano e medico psichiatra, ha raccontato come dal 1996 a partire dall'ascolto della comunità abbia elaborato «una metodologia socioterapeutica di multiplo impatto che attualmente è riconosciuta anche a livello internazionale: l’approccio sistemico comunitario». La metodologia consiste nell’accogliere, ascoltare e prendersi cura delle persone e delle relazioni, anche nella loro la dimensione spirituale e comunitaria, perché possano elaborare una nuova coscienza di sé e della propria dignità.

Una sfida per tutti: esserci e accompagnare con tenerezza

Tra i 50 partecipanti anche Ugo Ceron, psicoterapeuta della Comunità Papa Giovanni XXIII che ha riportato quanto sia importante «ricordarsi che nessuno di noi è immune alla tristezza, ai momenti di buio. Ma occorre conoscere le dinamiche dei pensieri di suicidio per poterli prevenire. E permettere alla compassione di Dio di raggiungerci». 

Lo psicoterapeuta Ugo Ceron della Comunità di don Benzi insieme al Director for Outreach della CMHM Andrea Sarubbi
Foto di Ugo Ceron
 
Al Forum sono state lanciate anche azioni concrete per collaborare nella prevenzione. «Alcune direzioni possibili mi hanno molto colpito: andare incontro a coloro che soffrono con un atteggiamento di tenerezza, di compassione per portare insieme il dolore, facendoci compagni di viaggio: il cambiamento avviene prima di tutto quando si crea un’alleanza tra noi e chi sta vivendo questa fragilità perché possa superare la vergogna».  Ugo Ceron ha poi raccontato dell’esperienza significativa di Mons. Dolan, Vescovo di Phoenix che ha invitato a sviluppare percorsi educare le comunità cristiane per rimettere al centro la persona nelle sue componenti di psiche, corpo e spirito, formando facilitatori parrocchiali che si fanno compagni di viaggio. «È urgente che la Chiesa strutturi dei programmi specifici di prevenzione e spazi di ascolto nelle comunità cristiane per imparare ad ascoltare senza giudizio, a creare legami senza stigma», tenendo conto anche dell’advocacy, della difesa dei diritti di ogni persona, promuovendo incontri di sensibilizzazione che aiutino a scardinare i pregiudizi verso le persone con problemi di salute mentale.
Essere presenti dunque, non spettatori anche in situazioni di gravi disastri e calamità naturali poiché la presenza comunica che Dio è presente.
Il rappresentante delle Filippine – colpite da un violento terremoto in ottobre e dalla potenza di un tifone nei giorni scorsi - lo ha ricordato: «proprio nel buio può risaltare ancora di più la luce della grazia e la fede». Le persone con problemi di salute mentale non sono da allontanare: hanno bisogno di "ministri di speranza" perché oltre ad una diagnosi, «è urgente esserci, costruire relazioni che aprano alla speranza perché la guarigione è possibile se siamo capaci di abitare insieme il dolore».