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16 Marzo 2022
Ultima modifica: 16 Marzo 2022 ore 09:39

Una nuova squadra di calcio e una nuova scuola per il bimbo ucraino

Con lui 50 accolti a Cologno Monzese grazie alla rete di solidarietà. Il primo saluto in moldavo.
Una nuova squadra di calcio e una nuova scuola per il bimbo ucraino
Foto di Don Giorgio Salati
3 mamme con 5 bambini trovano spazio all'interno dei locali già affollati della parrocchia. L'impegno del parroco don Giorgio che spiega: «Stanno arrivando da noi i profughi della guerra che conoscono già qualcuno». Ma la situazione potrebbe cambiare in fretta.
Quando è entrato nel campo per la prima volta, nel tardo pomeriggio di giovedì 10 marzo, fra le maglie blu e bianche dei suoi compagni, era intimorito. T., 12 anni, era arrivato da pochi giorni in Italia. Ad attenderlo l'allenatore della squadra di calcio parrocchiale, la OSG.D. Oratorio San Giuliano, insieme a molti altri volti di bimbi come lui, sconosciuti. Poi un bambino si è fatto avanti: «Ciao», ha provato a dire in moldavo. Lo sguardo spaurito del bimbo si è illuminato, in un breve ritrovare casa. Poi, a turno, gli altri compagni si sono presentati, in inglese.

Don Giorgio Salati di fronte alla Parrocchia di San Giuliano
Don Giorgio Salati di fronte alla Parrocchia di San Giuliano
Siamo a Cologno Monzese, in provincia di Milano, dove il parroco Don Giorgio Salati pochi giorni prima aveva ricevuto una telefonata. All'altro capo della cornetta la voce colma di speranza di una donna ucraina: «Ti ricordi di me»? Don Giorgio si ricordava ancora di quella donna che aveva conosciuto ben 20 anni prima, arrivata nel milanese dal suo Paese a lavorare come badante. «Ci sono due pulmini — proseguì la donna — che stanno arrivando in Italia dalla Romania. Dentro ci sono molte mamme con i loro figli. Sono in fuga dalla guerra. C'è posto per loro, conosci qualcuno che possa far qualcosa»?

Era la mattina del 26 febbraio 2022 (Il primo attacco russo all'Ucraina è iniziato il 24 dello stesso mese) e Don Giorgio era al computer, intento nella stesura del bollettino parrocchiale. In un attimo passò al vaglio le sue forze. La casa parrocchiale era già tutta piena, c'erano già un ragazzo accolto dalla strada, il papà anziano, un giovane proveniente da una comunità per minori, un ragazzo con problemi psichiatrici. Anche l'ex appartamento del Vicario nell'oratorio era impegnato nell'accogliere gli ultimi della società: sulle orme di Don Oreste Benzi Don Giorgio è un sacerdote della Comunità Papa Giovanni XXIII.

Le giornate in questa parrocchia che serve circa 10.000 anime non sono mai noiose; Don Giorgio chiama un amico sacerdote per chiedere un consiglio sul da farsi.

Pranzo comunitario nella casa parrocchiale
Cologno Monzese: pranzo nella casa del parroco Don Giorgio che accoglie persone sole ed emarginati.
Foto di Don Giorgio Salati
«Eppure dello spazio ancora c'è», gli risuona un pensiero nella mente: in oratorio ci sono alcune stanze utilizzate dai gruppi parrocchiali e per le occasioni di convivenza. Don Giorgio conclude il bollettino: «Non potremmo accogliere un paio di famiglie? Voi cosa dite? Qualcuno è disposto a occuparsi di loro e delle loro necessità? Ditemi qualcosa». Seguono gli orari delle Messe.

Tutta la Comunità parrocchiale è in fermento e si mobilita. Ci sono 7 letti a castello da smontare e riadattare; c'è una cucina mezza vuota. «Quando inizi ad interessarti delle situazioni umane — racconta Don Giorgio al telefono —, da cosa nasce sempre cosa; hanno iniziato a chiamarmi altre persone. Chi cercava corsi di italiano per ucraini in arrivo, chi cercava di ricongiungere una famiglia».

Un parrocchiano mette a disposizione una casa rimasta vuota: sono solo 60 metri quadri ma diventano sufficienti per l'accoglienza di una famiglia di 7 persone. Un altro parrocchiano dà disponibilità per pagare un affitto di un'altra casa. La prima raccolta fondi raccoglie 7.000€ in pochi giorni. L'11 marzo Don Giorgio partecipa all'incontro con i sindaci del territorio e con la protezione civile: sono già 55 gli ucraini che hanno trovato rifugio fra i 48.000 abitanti dell'eterna periferia con cui si propone Cologno Monzese.

Spiega Don Giorgio: «Arriva solo chi già conosce qualcuno qui: nessuno si sogna di partire se non ha un parente, un amico, un conoscente. Mi raccontano di un albergo in Romania diviso per piani, in cui per ogni piano sono ospitati i profughi per una determinata destinazione. Pagano 250€ a testa per il viaggio, che in molti riescono a compiere in autonomia sui furgoncini a 9 posti che fanno la spola. I bisogni potrebbero crescere in fretta se dovessero aumentare gli arrivi di chi non ha nessuno».

In parrocchia, come previsto, arrivano 3 mamme con i loro 5 bambini; una di loro, 27 anni, parla italiano. C'è una maestra di città; le altre 2 donne arrivano dalla campagna ucraina. Un marito è rimasto in Ucraina mentre un altro lavora come muratore in giro per l'Italia. Una di loro è divorziata.

Dopo pochi giorni la prima bambina di 3 anni entra, come anticipataria, nell'asilo parrocchiale. E già nella prima settimana di accoglienza T. ha conosciuto i suoi nuovi compagni di scuola.