In un periodo storico caratterizzato da conflitti crescenti e indifferenza, l'eredità di Don Oreste Benzi e il suo impegno per la pace sono stati al centro di un incontro significativo a Rimini, tenutosi oggi, sabato 6 settembre, nel contesto delle celebrazioni per il centenario della nascita di Don Benzi. L'evento ha riunito operatori umanitari, rappresentanti di associazioni, europarlamentari e amministratori locali, offrendo una riflessione sull'attualità del pensiero di Don Benzi e sull'importanza di costruire la pace attraverso la non violenza, la giustizia e la solidarietà.
Don Oreste Benzi, fondatore della Comunità Papa Giovanni XXIII, è stato ricordato non come un'icona da santificare, ma come una figura profetica. La sua vita è stata caratterizzata da un impegno costante per la non violenza, un approccio che ha attraversato tutte le sue battaglie, dalla lotta contro la tratta degli esseri umani alla difesa dei senzatetto. La giustizia, per Don Benzi, era radicata in una non violenza radicale ed evangelica. Egli sosteneva che non fosse sufficiente aiutare chi soffre, ma fosse necessario anche opporsi a chi crea sofferenza. «Non possiamo limitarci a mettere la spalla sotto la croce del fratello, dobbiamo dire a chi fabbrica le croci di smetterla».
Uno dei pilastri del suo pensiero era la visione di un governo universale per un'unica grande famiglia umana, con il diritto internazionale come cuore per una giustizia universale. Questa visione lo portò a proporre l'istituzione di un "Ministero della Pace", un'idea che rimane attuale, considerando la vocazione pacifista sancita dalla Costituzione Italiana e dai trattati dell'Unione Europea.
Durante l'incontro, Gennaro Giudetti, operatore umanitario e "Colomba" della Papa Giovanni XXIII, ha condiviso la sua esperienza nella Striscia di Gaza, descrivendo una realtà di violenza e distruzione che supera quanto visibile sui social media. Ha sottolineato l'importanza della presenza degli operatori umanitari come unici testimoni internazionali oculari, in un contesto in cui la stampa internazionale è spesso assente. «Siamo gli unici che possiamo fare qualcosa da dentro, purtroppo. Gli unici perché la stampa internazionale non la fanno entrare».
Il tema della guerra e della violenza si è intrecciato con le storie di migrazione di Alazar, eritreo, e Ahmed, egiziano, ospiti della Casa dell'Annunziata della Comunità Papa Giovanni XXIII a Reggio Calabria. Entrambi hanno elogiato il modello di accoglienza e integrazione offerto dalla Comunità, che ha permesso loro di costruire un nuovo futuro in Italia. Ahmed ha dichiarato: «Quando una persona accoglie un altro, sta costruendo un'arma che potrà essere usata per il bene».
Laila Simoncelli, coordinatrice della campagna "Ministero della Pace", ha ribadito la forza della bellezza come potente motore di cambiamento. Ha definito l'Italia una «superpotenza della pace» grazie al suo popolo di costruttori e artigiani di pace, sottolineando l'importanza di dare una casa istituzionale ai costruttori di pace. «La nostra Italia è davvero una superpotenza della pace. Abbiamo un popolo di costruttori e di artigiani di pace in Italia che non ha eguali».