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20 Ottobre 2022
Ultima modifica: 21 Ottobre 2022 ore 14:41

Con tutto il cuore. Da quarant'anni innamorate del Signore.

La storia della consacrazione nella Comunità Papa Giovanni XXIII
Con tutto il cuore. Da quarant'anni innamorate del Signore.
Nell'ottobre del 1982 Mara e Tina pronunciavano i voti di povertà, castità e obbedienza nelle mani del Vescovo di Rimini.

«Nell’agosto del 1976 – allora avevo venti anni – mentre pregavo nella cappella di Canazei durante il campeggio con i ragazzi disabili, sentii forte la chiamata del Signore a consacrarmi nella verginità, povertà e obbedienza nella vocazione della Comunità Papa Giovanni XXIII. La chiamata avvenne attraverso il versetto del Vangelo “Amerai il Signore, Dio tuo, con tutto il cuore, con tutta la mente e tutte le forze”. Quel “con tutto il cuore” mi afferrò e mi sentii abitata dentro dall’amore di Gesù». 

Maria Mercedes Rossi, dopo 20 anni di missione, è rappresentante della Comunità Papa Giovanni XXIII presso le Nazioni Unite di Ginevra
Foto di Alessio Zamboni

A raccontarlo è Maria Mercedes Rossi, per tutti Mara, attualmente rappresentante della Comunità Papa Giovanni XXIII presso le Nazioni Unite di Ginevra dopo 20 anni in missione.
Mara è la prima ad aver sentito la chiamata alla vita consacrata all’interno della Comunità di don Benzi.

Don Benzi, la Comunità e i voti

Ma qualcosa era successo molti anni prima. Nell’ottobre del 1958, ancora non esisteva la Comunità Papa Giovanni XXIII, don Oreste Benzi annotò nella sua agenda la possibilità che sorgesse un movimento e in esso anche un cammino di vita consacrata. Un’intuizione profetica che iniziò a concretizzarsi circa dieci anni dopo con la nascita della Comunità Papa Giovanni XXIII nel 1968, e venti anni dopo con le prime chiamate alla vita consacrata. Quella di Mara appunto, seguita a pochi mesi da quella di un’altra giovane in ricerca: Santina Bartolini, che tutti chiamano Tina.
Mara e Tina, dopo aver reso pubblica la loro chiamata, dovettero pazientare ad emettere i voti perché il loro cammino si intreccia profondamente con quello del cammino di riconoscimento della Comunità Papa Giovanni XXIII alla quale appartengono.
«Ci vollero sei anni prima che potessimo fare i primi voti temporanei» continua Mara, e questo perché la Comunità doveva ancora ricevere il primo riconoscimento ecclesiale, allora a livello diocesano, dal Vescovo Locatelli della diocesi di Rimini.
I voti temporanei – per tre anni – vennero pronunciati il 23 ottobre del 1982 nel duomo di Rimini nelle mani del Vescovo. Nel frattempo, altre sorelle e fratelli consacrati si aggiunsero.
Successivamente, sempre per seguire la storia, vennero emessi i secondi voti, il 29 giugno del 1985 nelle mani di Don Oreste Benzi, che nel frattempo era diventato Responsabile Generale della neonata Comunità Papa Giovanni XXIII.
Finalmente «Tina ed io pronunciammo i voti perpetui, il 29 ottobre 1988 nelle mani di Don Oreste».
Da allora, il numero dei consacrati e delle consacrate nella Comunità è aumentato di anno in anno e ora sono più di 50 con i voti perpetui e altri hanno i voti temporanei.
«Quando abbiamo fatto i voti nel 1982 – ricorda Mara – alla presenza di tutta la Comunità, il Vescovo ci ha consacrate con questa preghiera: “Ascolta o Dio la preghiera della tua Chiesa, e guarda con bontà queste tue figlie. Tu che le hai chiamate per un disegno d’amore guidale sulla via della salvezza eterna, benedici il loro proposito per piacerti in ciò che a te piace e con fedeltà assidua e vigilante lo portino a compimento”».
La professione fatta allora è quella che le accompagna tutt'ora, con alcune piccole modifiche dovute alla crescita della Comunità e al Riconoscimento Pontificio.

Una consacrazione specifica

La consacrazione è quindi una modalità di vita perfettamente incastonata nella vocazione della comunità fondata da don Oreste Benzi.
Giovanni Paolo Ramonda, che è successo alla guida della Comunità dopo la morte del sacerdote riminese nel 2007, ha ricordato ai consacrati che «Vivendo il voto di castità siete profeti di Dio in questo mondo, dove il corpo è mercificato. Con il voto di povertà siete profeti nella vita da poveri, in un mondo dove c’è un accaparramento e chi la fa da padrone accumula più beni. Con il voto di obbedienza fate splendere la vostra profezia in un mondo dove l’autoreferenzialità e il decidere da sé è l’apice».
I consacrati all’interno di questa vocazione incarnano degli aspetti “particolari”: ad esempio, a differenza di molti consacrati nella Chiesa, non si distinguono con un abito, per sottolineare l’essere parte integrante del popolo di Dio, e per essere totalmente incarnati nella condivisione diretta nel luogo in cui sono. Sono papà e mamme di casa famiglia, missionari, e per questo non fanno vita comune esclusiva, ma vivono nelle diverse realtà della Comunità, spesso accanto a famiglie, persone sposate, volontari.

Mara e Tina. Come hanno vissuto questi 40 anni?

Mara ha vissuto nella casa famiglia di Coriano fino al 1984, si è laureata in Medicina e Chirurgia e voleva partire per lo Zambia. Ha dovuto aspettare perché don Oreste nel frattempo le aveva chiesto di essere Responsabile della Zona di Rimini fino al 1987.
È stata in Zambia per 20 anni fino al 2009, quando è stato aperto l’Ufficio di Ginevra che Mara presiede tuttora.

Santina Bertolini è stata missionaria in Zambia ed in Australia. Ora vive a Rimini
Foto di Marco Panzetti
«La mia vocazione non è stata immediata come quella di Mara – racconta Tina – per me è stato un discernimento lungo. Nel 74 avevo 18 anni «Don Oreste mi ha chiesto: “Vuoi fare la mamma in casa famiglia?”. Io ho detto di sì ma non sapevo che cosa significasse, certamente non sapevo che avrebbe preso la totalità della mia vita. Ho imparato poco per volta, grazie ai fratelli e ai piccoli che ho accolto e che mi hanno accolta e grazie alla vita comunitaria che è vita di famiglia. Don Oreste ci ha indicato con la vita e le parole che il centro delle nostre vite, il cuore delle nostre case è Gesù. In casa famiglia ho vissuto con tanti obiettori e volontari. Questi si fidanzavano, si sposavano, a me piaceva tanto quello che vivevano ma mi pareva di capire che non era quello che il Signore voleva da me ma qualcosa d'altro».
Ha condiviso con Mara quello che sentiva e insieme a don Oreste ne hanno parlato col Vescovo . La strada era tutta da inventare, o meglio era da scoprire la via che il Signore aveva preparato, ed è nato un gruppo di giovani che si interrogavano su questa chiamata.
«Sono una sedentaria con le valige in mano» si definisce Tina che in questi 4 decenni ha lasciato Rimini ed ha aperto una casa famiglia a Mantova, poi, sempre in casa famiglia ha vissuto Rimini per 8 anni, poi in Zambia, 32 anni, in Australia 3 anni e mezzo, e adesso ancora a Rimini, nella Comunità in cui ha riconosciuto la sua vocazione.
«Ho vissuto tanto con persone fidanzate e sposate – spiega – ho vissuto la bellezza delle vocazioni che si completano e hanno bisogno l’una dell’altra. Io non ho grandi conoscenze, capacità, ma non toglie nulla alla grandezza di quello che il Signore ha scelto per te. Più passano gli anni più cresce la gratitudine».
E infine un piccolo aneddoto: «A 15 anni c’era un ragazzo col quale uscivo che voleva che gli dicessi che lo amavo. Io non sentivo di amarlo, quindi non potevo dirglielo e l'ho lasciato. Anche quando ho sentito la chiamata alla consacrazione sentivo di non poter dire a Gesù che Lo amavo, ci provavo ma non era amore. Sentivo però chiaramente che Lui mi amava e gli bastava quel po' di bene che riuscivo a volergli. Non me ne sono andata e Lui, poco per volta, anche attraverso i piccoli e i fratelli, mi ha insegnato ad amare e ad amarlo sempre di più».