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30 Novembre 2023

Cop28: il vertice globale sul clima tra controversie e grandi aspettative

Si apre oggi e durerà fino al 12 dicembre a Dubai
Cop28: il vertice globale sul clima tra controversie e grandi aspettative
Foto di Olga Ozik da Pixabay
La conferenza si terrà in medio oriente dopo 10 anni di assenza, un modo per coinvolgere i più grandi esportatori di combustibili fossili
Il tanto atteso Vertice delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico, la COP28, è imminente, giungendo a un anno di distanza dalla COP27 a Sharm El-Sheikh e a due anni dalla COP26 a Glasgow. L'edizione di quest'anno, che avrà luogo a Dubai negli Emirati Arabi Uniti, segna il ritorno in Medio Oriente dopo la COP18 del 2012 in Qatar, a Doha. La scelta degli Emirati come Paese ospitante ha sollevato alcune perplessità, dato che si tratta di uno dei principali esportatori mondiali di petrolio e gas naturale. Tuttavia, c'è chi vede in questa scelta un'opportunità per coinvolgere anche i Paesi responsabili delle maggiori emissioni nella lotta contro il cambiamento climatico.
Più di 200 nazioni sono state invitate alla COP28, anche se i leader di Paesi chiave come gli Stati Uniti, la Cina e l'India devono ancora confermare la loro partecipazione. Il summit, in programma dal 30 novembre al 12 dicembre, vedrà la presenza di organizzazioni ambientaliste, think tank e imprese, contribuendo (si spera) a ridefinire l'agenda sul clima. Questo processo si baserà, come nelle precedenti COP, sugli obiettivi stabiliti dall'Accordo di Parigi del 2015.

Chi c’è alla presidenza della Cop28

Negli ultimi tre decenni, dalla conferenza di Rio nel 1992 e dalla creazione della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC), la Conferenza delle parti della Convenzione (COP) ha riunito annualmente i Paesi membri (attualmente 198) per definire ambizioni, responsabilità e strategie climatiche governative. La COP21 ha portato all'Accordo di Parigi, impegnando la comunità globale a limitare l'aumento della temperatura a 1,5°C entro il 2100 e adattarsi agli impatti del cambiamento climatico. 
In maniera piuttosto controversa, alla guida della Cop28 ci sarà l’amministratore della compagnia petrolifera nazionale di Abu Dhabi, ADNOC, Sultan Ahmed Al Jaber. Suo il compito di far collaborare tra loro società civile, governi, industrie e tutti i settori. Anche se gli Emirati sono stati il primo paese della regione ad aver ratificato l’Accordo di Parigi sul clima, è inevitabile sottolineare i dubbi e le perplessità sul fatto che il capo di una compagnia petrolifera possa guidare in modo imparziale dei negoziati che hanno come obiettivo la messa al bando di carbone, petrolio e gas.

Gli obiettivi della Cop di Dubai

Con il 2023 dichiarato come l'anno più caldo mai registrato, la COP28 assume una particolare importanza. In primo luogo, sarà chiuso il bilancio globale sui progressi verso gli obiettivi di Parigi, il "Global Stocktake" (GST). Il GST rappresenta la prima valutazione dell'impatto delle azioni climatiche dei Paesi membri dell'UNFCCC, definendo strategie per migliorare i risultati. I risultati del GST influenzeranno la direzione futura dell'azione climatica globale.
Altre questioni rilevanti riguardano il finanziamento annuale di 100 miliardi di dollari promesso dai Paesi più ricchi ai più poveri, il fondo cosiddetto Loss and Damage, una tematica sollevata fin dal 2009. Tra l’altro, mentre il dibattito sulle perdite e i danni si intensifica in vista della COP, il recente rapporto “Carbon Majors' trillion dollar damages”, pubblicato da Climate Analytics, dimostra come le 25 principali aziende del settore petrolifero e del gas avrebbero potuto pagare la parte di danni climatici associati alle loro attività e ai loro prodotti tra 1985 e il 2018, e guadagnare comunque 10.000 miliardi di dollari. E invece, nonostante alla COP27 tutti i governi abbiano riconosciuto la necessità di nuove fonti di finanziamento per le perdite e i danni, le società dei combustibili fossili hanno continuano a fare mega-profitti senza subire extra-tassazioni da parte dei governi che avrebbero potuto versare come risarcimento verso i paesi più esposti alla crisi climatica.
Inoltre, l'ultimo aggiornamento del 6° Assessment Report dell'IPCC, il principale riferimento scientifico per le politiche climatiche, sarà pubblicato integralmente. Secondo alcuni osservatori, la COP28 potrebbe rappresentare l'ultima opportunità per raggiungere l'obiettivo di 1,5°C stabilito a Parigi, ribaltando la previsione attuale di un aumento di 2,5°C entro il 2100.

La voce di Papa Francesco

A proposito della COP28 è intervenuto anche il Movimento Laudato Si', che esprime “profonda preoccupazione” per l'urgente necessità di un'azione alla COP28, soprattutto di fronte all'allarmante promozione dei combustibili fossili da parte del paese ospitante – gli Emirati Arabi Uniti – e di tante altre potenti nazioni. 
Il Papa aveva annunciato la sua presenza in una recente intervista al Tg1: «Sì, andrò a Dubai. Credo che partirò il 1° dicembre fino al 3 dicembre. Starò tre giorni lì», ha detto Francesco ricordando che proprio una Cop, la numero 21 del 2015 svoltasi a Parigi, aveva dato l’impulso per la stesura dell’enciclica sociale Laudato si’. Però è delle ultime ore la notizia che dovrà rinunciare ad andare per motivi di salute. Il Vaticano sta studiando delle modalità perché possa intervenire a distanza.