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7 Giugno 2022
Ultima modifica: 14 Giugno 2022 ore 11:46

La paura pietrifica le donne cristiane

In Nigeria la scia di sangue della violenza si allunga senza fine.
La paura pietrifica le donne cristiane
Foto di Unsplash, Iroko Charity Nigeria, Iroko Onlus
L'attacco imprevedibile di domenica nella chiesa di San Francesco nello stato di Ondo, nel sud-ovest della Nigeria, ha procurato di nuovo vittime innocenti, in particolare donne e bambini. L'analisi.
Almeno 50 fra i fedeli radunati per la celebrazione della Pentecoste sarebbero stati uccisi, a quanto riferisce il governatore Oluwole all'agenzia di stampa Associated Press; diverse persone che sono state ferite dagli esplosivi usati dal gruppo armato sono ancora gravi in ospedale (Il bilancio ufficiale governativo parla di 21 morti, ndr).

Una lunga scia di sangue attraversa la Nigeria

Nel mese di marzo tre sacerdoti cattolici sono stati rapiti. Nello stesso periodo, un gruppo armato, facendo fuoco sui passeggeri e usando esplosivi questa volta sui binari, ha assaltato un treno lungo la linea Abuja-Kaduna causando 8 morti e 168 dispersi. Una settimana dopo un assalto all’aeroporto locale.

Sembrano scene da Far West eppure accade nella Repubblica federale che in primavera ha avviato nuovi accordi con Germania e Italia in testa per l’esportazione di gas e petrolio. Si avvicinano le elezioni presidenziali del 2023; attualmente è in carica il musulmano Muhammadu Buhari che è succeduto a due presidenti cristiani, Olusegun Obasanjo in carica fino al 2007 e Goodluck Jonathan fino al 2015.

Gli attacchi a sorpresa sulla popolazione non sono un fenomeno nuovo nel nord della Nigeria. Tanto che di recente già il Vescovo di Sokoto mons. Matthew Kukah, dell’arcidiocesi di Kaduna aveva lanciato un appello accorato perché la comunità internazionale intervenisse in modo deciso per fermare la fornitura di armi ai gruppi armati.

Il linciaggio di Deborah Samuel Yakubu

La sua denuncia è stata ancora più forte dopo l’uccisione di Deborah Samuel Yakubu, studentessa cristiana, linciata il 12 maggio per “presunta blasfemia”. Mons. Kukah aveva definito il suo linciaggio «un atto criminale, disumano, e che non ha niente a che vedere con la religione».


Nei giorni scorsi stessa sorte è toccata ad una guardia ad Abuja, assalito da una banda di un centinaio di uomini per aver contrastato un leader religioso che lo hanno picchiato e poi bruciato vivo. Diversi episodi di violenza scuotono da diversi mesi il paese più popoloso dell’Africa, dove vive più di un ottavo della popolazione del continente, composta da più di 250 gruppi etnici, nella top ten degli stati dove le persecuzioni dei cristiani sono più frequenti secondo il Report 2021 di Aiuto alla Chiesa che soffre.

L'analisi: i motivi della violenza in Nigeria

«I cristiani e i musulmani in Nigeria hanno sempre vissuto in modo pacifico nella storia – spiega Esohe Aghatise, Presidente di Iroko onlus, organizzazione molto attiva sia in Europa che in Nigeria per la difesa dei diritti delle donne - gli uni accanto agli altri. Di recente, gruppi armati legati a Boko Haram hanno ripreso in modo imprevedibile gli attacchi alle chiese e ai villaggi. Soprattutto nel nord della Nigeria, stanno cambiando metodo. Prima le bande arrivavano di giorno e potevi almeno difenderti, ora arrivano nei villaggi di notte in modo silenzioso cogliendo all’improvviso allevatori e agricoltori».

Le bande armate anche secondo Aghatise agiscono non tanto per motivi religiosi ma prioritariamente perché sono in gioco in questo momento interessi importanti, la ricerca del potere in prossimità delle elezioni. In diverse parti della Nigeria, assoldano giovani emarginati e frustrati dalla instabilità economica, condizione che favorisce il reclutamento da parte dei gruppi jihadisti transnazionali: i giovani si uniscono ai militanti per le promesse di ricchezza, potere e della eliminazione delle autorità corrotte, rafforzate dalla manipolazione della religione. Non solo nel nord, ma anche lungo i confini occidentali, colpiscono le famiglie e soprattutto bambini, adolescenti e donne.

«Alcune organizzazioni cristiane pochi giorni fa si stavano mobilitando in diverse parti del paese per promuovere una manifestazione pubblica contro la violenza – continua Aghatise. Ma questo ha portato a diverse proteste di gruppi musulmani sia nel nord che anche nella capitale, Abuja».

C’è una posta in gioco alta a livello politico che li porta a distruggere case, aziende, a rapire studentesse ed insegnanti e ad uccidere per creare instabilità nel paese e nemmeno il Presidente riesce ad arginare con le forze di polizia questi episodi diffusi.

La paura delle madri

«Ora se sei una studentessa e vuoi finire la scuola, la tua famiglia te lo impedirà per paura che tu sia uccisa o rapita. Le ragazze sono state le prime vittime di questa violenza. Ricordi il primo gruppo di studentesse rapite? Ci fu una mobilitazione internazionale ma poi non si è più saputo nulla. Se sei del sud rischi di essere adescata per la tratta sessuale. Se sei del nord di essere rapita dai militanti di Boko Haram. In tutti e due i casi, di molte ragazze si perdono le tracce».

Senza calcolare che i rapimenti di massa spesso sono frutto della cooperazione tra Boko Haram che vorrebbe interrompere ogni forma di educazione occidentale e i pastori fulani che per l’occupazione di nuove terre sono pronti a saccheggiare, uccidere in primis i cristiani. Un danno enorme in termini di vite e anche di regresso sul piano dell’istruzione e del progresso economico della Nigeria.

La richiesta: mobilitatevi per la Nigeria

«L’unica via resta la pressione internazionale ma troppe volte anche i media locali e internazionali nemmeno vengono a conoscenza di rapimenti e massacri di innocenti. Solo Al Jazeera e poche altre agenzie danno voce a questa escalation di morte».

È tempo che anche l'Europa anziché sfruttare risorse naturali e manodopera da questa area dell’Africa intervenga sull’intelligence in modo deciso a difesa dei diritti umani. E chieda conto di dove vanno a finire i fondi per lo sviluppo e per la sicurezza del paese. Perché resta la corruzione la prima nemica dei cristiani, di donne e bambini della Nigeria.