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2 Maggio 2024
Ultima modifica: 3 Maggio 2024 ore 09:56

Cybersecurity contro pedopornografia: l'arma è l'educazione

5 maggio. Giornata contro la pedopornografia. Occorre educazione e consapevolezza come arma di contrasto
Cybersecurity contro pedopornografia: l'arma è l'educazione
Allarme "pedomame" e abusi delle ragazze disabili online. Occorre un patto sociale.
Un esperto di cybersecurity ritiene che la prima forma di contrasto alla pedofilia e pedopornografia prima ancora che sui dispositivi, sia da attuare sul sistema operativo umano. È vero. Un abbassamento dell’attenzione educativa circa i tempi e i mondi digitali concessi ai minori contribuisce inconsapevolmente ad aumentare il rischio della possibilità che possano entrare nel circuito dell’adescamento e dell’abuso in rete.

Cercare in rete un modo per soddisfare le proprie emozioni, compresa quella sessuale, è un altro errore che apre varchi pericolosi anzitutto per se stessi. Emozioni che non siamo abituati ad educare nella loro regolazione partendo dal paradigma del confine inviolabile della sacralità e del rispetto dell’intimità e riservatezza propria per diventarne cosi capaci verso quella altrui.
Il contrasto alla pedofilia e pedopornografia chiede circolarità tra l’educazione del mondo adulto, chiamato a rendere tutelante il proprio sistema operativo relazionale verso i minori nella quotidianità fatta di videogiochi, social e app di messaggistica, e la legislazione in materia.
È il coraggio di educare all’essere consapevoli che l’abuso online non è questione solo di foto, video e parole, ma di storie che vengono violate e ferite per sempre e che è in atto un tradimento nascosto della generatività sociale.

Le "pedomame"

I dati presentati da Meter, Associazione fondata da don Fortunato Di Noto, nell’ultimo anno hanno infatti segnalato un consolidarsi da qualche tempo del fenomeno delle “pedomame”- mamme che violentano i figli documentandoli in rete - e un aumento degli abusi in rete a danno di ragazze disabili. La cura, espressione della maternità, che da protezione diventa violazione e danno. La vulnerabilità da bene da proteggere a oggetto di sfruttamento ed estorsione.

Urge allora chiudere le porte di accesso al cybersex non solo nel tempo di fruizione da parte delle giovani generazioni ma nel fornire a queste gli strumenti per distinguere spazi di gioco da spazi di contatto che possono essere realizzati diversamente, dall’essere consumatori e diffusori passivi di immagini a promotori di una cultura del confine nell’esposizione della propria e altrui intimità.
Le immagini nella rete parlano di una storia, la creano ma anche segnano e rovinano, a livello personale e sociale. E non solo per le vittime.
È il tempo di un patto sociale, educativo, legislativo che sbarri da ogni parte ciò che nutre ed espone a curiosità morbose, alimentando la promozione di un’etica che renda il sistema operativo umano fedele al suo avere una coscienza protesa alla ricerca del bello, capace di critica e tutela anche in rete.