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31 Gennaio 2025
Ultima modifica: 31 Gennaio 2025 ore 09:09

DINK: doppio stipendio, niente figli

Il fenomeno spopola negli USA ma si sta facendo strada anche in Italia
DINK: doppio stipendio, niente figli
Foto di Tú Anh from Pixabay
C'è chi dice che sono solamente egoisti e chi invece che hanno una spiccata consapevolezza ambientale e ricercano il benessere personale e della coppia. Bordignon (Forum Famiglie): «È un appassimento di umanità», bisogna raccontare meglio la genitorialità.
C'era una volta il concetto di generatività, che segnava il destino del mondo adulto e delle coppie, per cui si teorizzava che un essere umano per essere completo doveva essere generativo, cioè occuparsi della generazione successiva, quindi sostanzialmente riprodursi e crescere la prole.
A sostegno di questa tesi Erik Erikson che contrapponeva la generatività alla "stagnazione" e molta riflessione della sociologia della famiglia che annoverava la generatività tra le funzioni intrinseche della coppia.

Le donne che scelgono di non diventare madri

Accadde poi che da diversi decenni le coppie, in particolare quelle italiane, di figli ne fanno davvero pochi. L'Istat ogni anno inesorabile ci racconta della denatalità del nostro paese e - sempre stando alle rilevazioni dell'Istituto - nel report Famiglie, soggetti sociali e ciclo di vita, indica che il 45,4% delle donne tra 18 e 49 anni sceglie di non diventare madre e il 22,2% non vuole figli nei 3 anni successivi, né in futuro. Per il 17,4% la maternità semplicemente non rientra nei propri progetti di vita.
Adesso è arrivato chi di questa denatalità ne fa uno stile di vita. Sono i cosiddetti DINK (Double Income, No Kids), un acronimo inglese che significa "Doppio stipendio, niente figli", e si riferisce alle coppie che per scelta, pur avendo una stabilità economica, scelgono di non diventare genitori.
Il fenomeno viene da oltre oceano - dove il termine è stato coniato addirittura negli anni 80 - ma sta velocemente spopolando nel mondo occidentale, Italia compresa.

Social: favorevoli e contrari

Sui social ci sono influencer che l'hanno scelto come modalità di vivere la coppia, e le tifoserie, come sempre, si dividono tra chi è favorevole a questa scelta e chi non la può sentire.
I primi mettono in evidenza alcune tematiche tra cui il bisogno di fare meno figli per la sovrapopolazione del pianeta, una maggiore attenzione al benessere personale e a progetti di coppia che comprendono più viaggi e libertà che i figli non permetterebbero.
I secondi asseriscono che i DINK sono semplicemente degli egoisti, che la genitorialità è una bella esperienza, e che chi non fa figli vive nell'illusione di una sorta di eterna giovinezza, non pensando a quando avranno bisogno da anziani.
I primi allora bollano quest'ultima affermazione come egoistica - si fanno allora i figli solo per avere dei badanti in vecchiaia? - e il circo dei pro e dei contro continua all'infinito.

Bordignon (Forum Famiglie): un cambiamento negativo

Non ha dubbi invece Adriano Bordignon, Presidente del Forum delle Associazioni Familiari: «Il fenomeno DINK non è nuovo. Nemmeno per 
Adriano Bordignon - Presidente del Forum delle Associazioni Familiari
 
l’Italia, ma il fenomeno si fa sempre più significativo connotandosi come un appassimento di umanità. È evidente che le condizioni di vita per le famiglie si fanno sempre più complesse ma che al contempo la struttura della persona sta cambiando. E in questo senso in modo irrimediabilmente negativo. Dagli studi sappiamo infatti che sono diverse le motivazioni concorrenti percepite dalle coppie: dall’interferenza con il loro modo di vivere - per alcuni comprometterebbe persino la relazione di coppia -, alla restrizione delle carriere – in particolare delle donne – e delle disponibilità finanziarie, ma anche il timore dei rischi della gravidanza, le paure per il futuro del paese e del pianeta, l’avversione verso i più piccoli, l’evitamento di impegni di cura che sarebbero a tempo indeterminato. Tutte motivazioni frutto di anche di esperienze di vita personali che vanno comprese e considerate». 
«La motivazione che, tuttavia, mi preoccupa di più - continua Bordignon - riguarda il modo in cui molti dei “senza figli per scelta” denominano sé stessi: vale a dire persone "egocentrate". L’assenza di un figlio, vissuta dalle passate generazioni come un vuoto è, dai childless, percepita come uno spazio da vivere per una maggiore realizzazione individuale e in favore della propria vita. Il movimento no kidding, che si muove su queste coordinate, sembra trasformare i membri della coppia nel “bambino” l’uno dell’altra. Ma con le responsabilità limitate. Una sorta di srl orientata al massimo profitto dei soci».

Più aiuti per le coppie e raccontare la bellezza della genitorialità

Che fare allora? «Per ridare vita e riaprire, al futuro e agli altri, queste relazioni - conclude Bordignon - è anzitutto necessario ridurre gli ostacoli di ordine pratico e organizzativo che i giovani affrontano. Forse ancor più serve un impegno comunitario per dare ragione delle esperienze fondamentali della speranza, della reciprocità, del dono e della cura. Il racconto della bellezza della genitorialità merita di essere espresso in modo migliore rispetto a quanto abbiamo fatto fino ad oggi».