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24 Agosto 2021
Ultima modifica: 24 Agosto 2021 ore 09:18

Da madre a figlia

Riflessioni sul rapporto tra donne in famiglia
Da madre a figlia
Il legame della mamma è troppo potente per poterlo spezzare. Ogni tentativo di creare una frattura è uno sforzo che toglie energia.
Tutte le maternità iniziano con una trasformazione nel corpo. Il corpo della madre, e la sua psiche, fanno spazio e contengono la nuova vita. Successivamente la trasformano e la fanno diventare un figlio, una figlia.
Se è un maschietto, proprio la differenza corporea favorirà la separazione, in maniera piuttosto naturale. Il maschio apprenderà a differenziarsi separandosi, per opposizione, attitudine che gli rimarrà per il resto della vita, insieme a quella – assonante – di fuggire, rinchiudersi, isolarsi quando si sentirà minacciato.

La figlia è legata alla madre

Se è una femminuccia questo passaggio potrebbe essere complicato per opposte ragioni. Come riuscire ad essere altra rispetto alla madre, condividendone il corpo e molti tratti corporei psichici? Come rimanere legata a lei e contemporaneamente seguire la propria vocazione?
Non è una faccenda semplice, per le figlie e per le madri. Anzi, per le figlie, le madri, e le nonne.
Occorre trovare faticosamente sintesi tra il bisogno di identificarsi e il bisogno di appartenere.

Mi oppongo quindi esisto

Si può leggere in quest’ottica la pena di molte relazioni “al femminile”, fatte di allontanamenti e grandi confidenze, dell’opporsi ostinatamente al modello materno salvo poi ritrovarsi ad avere in comune molto più di quello che si sarebbe voluto.
In molte figlie si sviluppa una sottolineatura ossessiva del difetto della madre. Non tanto perché la mamma sia difettosa (lo è, ma non è un problema visto che tutti gli esseri umani lo sono) ma perché la figlia cerca nel difetto amplificato l’energia per uscire dalla forza gravitazionale della mamma. Ma la forza materna è troppo grande, troppo potente per potersene liberare del tutto.

Grazie per quello che ho di te

Alla fine probabilmente si ritroverà in un rapporto di coppia dove lui le dice: «Sei come tua madre».
Che cosa succederebbe nel cuore di una donna se anziché gridare «io non sono come mia madre», potesse permettersi di dire «Grazie, e grazie mamma che mi hai messo al mondo. Ho molto di te e ne faccio tesoro. Con questo tesoro prezioso ora cerco anch’io di costruire la mia vita»?
 

LA FIABA
Vassilissa la bella

 
«C'era una volta, e una volta non c'era, una giovane madre che giaceva sul letto di morte. La madre chiamo a sé la figlia Vassillissa. "Ecco, questa bambola è per te, tesoro mio" sussurrò la mamma. E da sotto le coperte tirò fuori una bambolina che come Vassillissa indossava stivaletti rossi, grembiulino bianco, gonna nera e corsetto ricamato. "Se ti perderai o avrai bisogno di aiuto, domanda a questa bambola che fare. Tienila sempre con te, non parlarne a nessuno e nutrila quando ha fame"».
All’inizio di questa fiaba russa un concentrato del dono e del legame profondo tra madre e figlia.