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19 Maggio 2025
Ultima modifica: 19 Maggio 2025 ore 09:26

Referendum 8 e 9 giugno 2025: cosa si vota e perché

Lavoro e cittadinanza sono i temi dei cinque quesiti referendari. Vi spieghiamo, quesito per quesito, quali sono gli obiettivi di chi li ha proposti, le ragioni del Sì e le ragioni del No.
Referendum 8 e 9 giugno 2025: cosa si vota e perché
L'8 e il 9 giugno 2025 si terranno referendum abrogativi che coinvolgono due temi centrali nel dibattito pubblico attuale: il lavoro e la cittadinanza. I quesiti sono promossi da diverse forze sociali e politiche, in particolare dalla CGIL per quanto riguarda il lavoro, e da associazioni civiche per il tema della cittadinanza. Si tratta di scelte che possono ridisegnare in modo significativo il quadro normativo italiano.

Come funziona il referendum abrogativo dell'8-9 giugno 2025? Anzitutto va chiarito che si tratta di un referendum abrogativo: potremo rispondere con un “Sì” o con un “No” a cinque quesiti, espressi nella forma: «Volete voi abrogare? ecc.». Se, dunque, si vuole modificare l’attuale disciplina si dovrà barrare il Sì; se, invece, si preferisce mantenere le attuali regole, senza alcun cambiamento, si opterà per il No.

Affinché i risultati del referendum possano essere validi, è necessario che vada a votare (a prescindere dalla preferenza per il Sì o per il No) la maggioranza degli elettori: è il cosiddetto quorum. Questo significa che, se anche i Sì fossero più dei No, ma il numero di persone che ha votato è inferiore alla metà più uno degli aventi diritto, le attuali leggi rimarrebbero valide e inalterate, così come sono.
Se non si raggiunge il 50% più uno degli aventi diritto al voto, il referendum non è valido e la legge oggetto del quesito resta in vigore.
 

Vediamo ora brevemente i temi dei singoli quesiti referendari e gli obiettivi che si pongono

Quesito 1 – Licenziamenti illegittimi e reintegra (Jobs Act)

Obiettivo: Il quesito mira a ripristinare la reintegra automatica del lavoratore in caso di licenziamento illegittimo per motivi economici e disciplinari per fatto insussistente senza distinzione tra PMI e grandi imprese.
 

Quesito 2 – Indennizzo per licenziamento illegittimo nelle piccole imprese

Obiettivo: Si propone di abrogare la norma che fissa un tetto massimo di sei mensilità per l’indennizzo dovuto al lavoratore licenziato illegittimamente nelle aziende con meno di 15 dipendenti.
 

Quesito 3 – Contratti a tempo determinato e causali

Obiettivo: si propone di abrogare le norme che consentono di stipulare contratti a termine senza indicare una causale specifica per i primi 12 mesi introducendo limitazioni restrittive anche per proroghe e rinnovi.
 

Quesito 4 – Responsabilità solidale negli appalti

Obiettivo: si propone di introdurre la responsabilità solidale del committente in caso di infortunio di un lavoratore dipendente legato a specifici rischi dell’appaltatore.
 

Quesito 5 – Cittadinanza italiana: riduzione del periodo di residenza da 10 a 5 anni

Obiettivo: si propone di ridurre da 10 a 5 anni il periodo minimo di residenza necessario per i cittadini extra-UE per ottenere la cittadinanza italiana, facilitando il percorso di integrazione.

Le ragioni del Sì

Per la CGIL e per le associazioni civiche promotrici, questi referendum rappresentano un passo necessario per correggere squilibri sociali evidenti:

  • Sul lavoro, si punta a ridurre la precarietà e a ripristinare un equilibrio tra flessibilità e tutele. I dati diffusi dalla CGIL mostrano che nel 2023 oltre il 70% dei nuovi contratti erano a termine, con una durata media di 5,6 mesi. Inoltre, il 40% dei lavoratori under 30 ha contratti precari.

  • Sulla cittadinanza, si vuole sanare una discriminazione che colpisce centinaia di migliaia di giovani “italiani di fatto”, ma non di diritto.

Le ragioni del No

Per i quesiti giuslavoristici le organizzazioni datoriali (come Confindustria e Confcommercio) temono al contrario che la reintroduzione delle causali obbligatorie e della reintegra rendano il mercato del lavoro meno competitivo e più burocratico. Secondo loro, queste misure rischiano di bloccare le assunzioni flessibili e aumentare i costi legali per le imprese.
Per il quesito sulla cittadinanza, i contrari sottolineano il rischio di una concessione eccessivamente allargata della cittadinanza, a scapito del valore dell’integrazione culturale e sociale che richiede tempi più lunghi.

L’importanza di andare a votare

I referendum dell'8-9 giugno 2025 rappresentano una scelta che va oltre la contrapposizione tra sindacati e imprese. Da un lato c’è la spinta verso maggiori tutele e diritti, dall’altro la difesa della flessibilità e della competitività. Sul tema della cittadinanza, si aggiunge un importante capitolo sui diritti civili e sull’identità del Paese.
Gli elettori saranno in sostanza chiamati a decidere non solo su singole norme, ma principalmente sulla direzione futura del modello sociale e del mercato del lavoro italiano.

Indipendentemente dalla posizione assunta, è fondamentale che ogni elettore sia informato sui contenuti dei quesiti referendari e sulle implicazioni delle proprie scelte, per contribuire consapevolmente al futuro del Paese.
Chi non esercita il proprio voto rinuncia ad un proprio diritto e dovere, perché la democrazia si costruisce con la partecipazione mentre l’astensionismo svuota la democrazia: chi non vota lascia sempre che pochi decidano per tutti.