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10 Dicembre 2025
Ultima modifica: 10 Dicembre 2025 ore 12:48

Diritti umani sotto attacco: l'uguaglianza per disarmare i conflitti

Il 10 dicembre si celebra la Giornata mondiale dei diritti umani, un appuntamento importante per la dignità umana.
Diritti umani sotto attacco: l'uguaglianza per disarmare i conflitti
Foto di MOHAMMED SABER
A 77 anni dalla Dichiarazione ONU, le istituzioni internazionali e lo spazio civico sono nel mirino. Tra vecchie discriminazioni e nuove disuguaglianze digitali e climatiche, la risposta non può essere solo degli Stati: serve una mobilitazione che parta dal basso.

La Giornata mondiale dei diritti umani commemora l’approvazione e la proclamazione da parte dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, il 10 dicembre 1948, della Dichiarazione universale dei diritti umani.

In un periodo storico in cui la logica del conflitto, della divisione e della prevaricazione sembra spesso prevalere nelle relazioni internazionali, questa ricorrenza è l’occasione per riflettere sul nostro essere parte di un’unica famiglia umana e sui valori che ne sono a fondamento.

Il filo conduttore dell'uguaglianza

Nella Dichiarazione universale dei diritti umani è indicata la strada per rispondere al bisogno di giustizia, libertà e pace dell’umanità, edificando sulla base comune di queste aspirazioni un insieme di principi e norme universali che sanciscono i diritti fondamentali e inalienabili di ciascuna persona, in ragione della sua condizione umana e senza alcuna distinzione. Come ha evidenziato in un’analisi dello scenario attuale e delle prospettive future alla vigilia di questa ricorrenza Volker Türk, l’Alto Commissario ONU per i Diritti Umani, «il filo conduttore che unisce tutti i nostri diritti umani e la nostra comune umanità è l’uguaglianza. È il fondamento della giustizia e della pace duratura e riguarda il modo in cui ci trattiamo a vicenda, come lo Stato interagisce con noi, come interagiamo con la natura e con l'ambiente».

Istituzioni nel mirino

La storia è stata forgiata dai movimenti di liberazione e libertà, dalla lotta alla schiavitù ai diritti dei lavoratori all’indipendenza dei popoli oppressi dal colonialismo. Ed è una conquista importante il fatto che i principi di uguaglianza e non discriminazione siano stati centrali nella stesura della Dichiarazione universale dei diritti umani, 77 anni fa.

È quindi molto preoccupante l’aumento costante degli attacchi contro le istituzioni create per sostenere e difendere i diritti umani e lo stato di diritto, come la Corte penale internazionale e le stesse Nazioni Unite, un affronto diretto ai principi universali di uguaglianza e giustizia.

L’uguaglianza e i diritti umani sono un bersaglio facile per chi invoca la supremazia e specula sull’odio e l’intolleranza, costituiscono uno scomodo ostacolo per coloro che cercano di controllare e dominare gli altri, rappresentano una minaccia diretta per chi rifiuta le regole dello stato di diritto e antepone a tutto l'io e la nazionalità. Dunque il fatto che i diritti umani siano attualmente nel mirino è un attestato della loro importanza per le persone e la collettività.

Le nuove frontiere della discriminazione

Il mondo ha bisogno di più diritti umani, non di meno, anche per affrontare le crescenti disuguaglianze che minano la coesione sociale, creano divisioni nelle nostre società e generano odio, e che sono acuite sia da radicate e longeve discriminazioni sia da fattori più recenti come l'emergenza climatica (a livello globale coloro che hanno la minore responsabilità della crisi climatica ne subiscono gli effetti peggiori) e la rapida espansione delle tecnologie digitali (con profonde divisioni che tagliano fuori molte persone dalle opportunità offerte dalle nuove tecnologie alimentando così nuove disparità).

Abusi e discriminazioni continuano a colpire in molteplici forme le minoranze e le persone vulnerabili e l'incitamento all'odio e alla violenza aumenta in tutto il mondo, amplificato da piattaforme di social media scarsamente regolamentate. Il razzismo sistemico è ancora molto presente in tutti gli ambiti della vita sociale, i migranti e i rifugiati sono presi di mira da una retorica disumanizzante e politiche repressive, e sono frequenti i casi di detenzioni arbitrarie e negazione dei diritti più elementari, spesso con il pretesto della sicurezza nazionale.

Un bollettino di guerra: 600 attivisti messi a tacere

Con l'aumento delle disuguaglianze, lo spazio civico si riduce e diventa più pericoloso. Giornalisti, attivisti, difensori dei diritti umani vengono percepiti come una minaccia, intimiditi, sorvegliati, arrestati arbitrariamente e in troppi casi anche aggrediti o uccisi. Secondo dati raccolti dall’Ufficio dell’Alto Commissario ONU per i diritti umani, nel 2024 sono stati uccisi o sono scomparsi più di 600 difensori dei diritti umani e giornalisti; circa il 30% di loro erano impegnati nella difesa dell'ambiente. E si tratta solo della punta dell'iceberg. In molti Stati, purtroppo anche in Europa, vengono introdotte normative e regolamenti con restrizioni legali e amministrative che ostacolano l'attività delle organizzazioni della società civile, spesso oggetto anche di campagne diffamatorie ed attacchi coordinati alla loro legittimità che prendono di mira, in particolare, le realtà che si occupano di inclusione, diritti, migrazione e ambiente.

Non bastano i governi: la scossa deve partire dal basso

In questo scenario, sostenere il valore universale dei diritti umani è una necessità vitale. È una comune responsabilità che in questa fase storica richiede di riconoscere e affermare il ruolo cruciale dell’uguaglianza, dell’equità, della giustizia e della solidarietà a tutti i livelli.

Innanzitutto nelle nostre società, contrastando le disuguaglianze, combattendo le discriminazioni, difendendo lo spazio civico, promuovendo il dialogo e la partecipazione, rifiutando la disumanizzazione dell’altro e del diverso, smascherando le vecchie e nuove forme di schiavitù ed oppressione.

In secondo luogo nelle nostre economie, trasformandole per renderle più eque, inclusive, sostenibili, orientandole verso la centralità delle persone e dell’ambiente, e allineando ai diritti umani le politiche economiche, fiscali e di spesa pubblica.

Come i limiti emersi in 80 anni di multilateralismo hanno reso evidente, questi compiti non possono essere lasciati soltanto nelle mani degli Stati ma richiedono la corresponsabilità della società civile e il protagonismo civico e democratico dei popoli e dei cittadini che parte dal basso, incluso l’impegno costruttivo delle ONG attive negli spazi istituzionali come quelli promossi dalle Nazioni Unite (a cui ad esempio la Comunità Papa Giovanni XXIII partecipa sin dal suo riconoscimento presso il Comitato Economico e Sociale dell’ONU nel 2006). Solo uno sforzo collettivo nel segno dell’uguaglianza e della solidarietà potrà avvicinare l’umanità all’orizzonte di giustizia, libertà e pace disegnato nella Dichiarazione universale dei diritti umani.