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24 Ottobre 2025
Ultima modifica: 24 Ottobre 2025 ore 07:22

80 anni di ONU: sostenerla e riformarla per far prevalere la giustizia

Lo Statuto delle Nazioni Unite, istituite per garantire pace e sicurezza internazionale dopo la Seconda Guerra Mondiale, compie ottant'anni. È necessaria una riforma per farle diventare l'Onu dei popoli e dei cittadini.
80 anni di ONU: sostenerla e riformarla per far prevalere la giustizia
Foto di EPA/LEV RADIN
Nel 1945 veniva fondata l'Organizzazione delle Nazioni Unite con la finalità di evitare un nuovo conflitto mondiale. Nonostante i limiti e gli insuccessi di questi 80 anni, una crisi finanziaria senza precedenti nella sua storia e la necessità di una profonda riforma istituzionale, la Carta dell’ONU è ancora il simbolo di un sistema internazionale basato sul diritto e la coesistenza pacifica tra i popoli senza il quale non abbiamo futuro.

Il 24 ottobre 1945, dopo la ratifica della Carta delle Nazioni Unite da parte di Cina, Francia, Gran Bretagna, Stati Uniti e Unione Sovietica e della maggioranza dei Paesi membri originari, nacque ufficialmente l’Organizzazione delle Nazioni Unite.

Era la strada che il mondo sopravvissuto agli orrori e alla distruzione della seconda guerra mondiale aveva scelto di percorrere: creare un sistema internazionale basato su valori, regole e finalità comuni e un’istituzione, l’ONU appunto, in grado di garantirlo con il supporto della volontà politica degli Stati membri. Quella scelta, «non un sogno di perfezione, ma una strategia pratica per la sopravvivenza dell'umanità» secondo António Guterres, segretario generale delle Nazioni Unite, trovò la sua espressione più alta e concreta nel documento frutto di 2 mesi di negoziati, tra aprile e giugno 1945, tra i rappresentanti dei 50 Stati partecipanti alla Conferenza istitutiva di San Francisco: la Carta delle Nazioni Unite.

Preambolo della Carta delle Nazioni Unite

«Noi, popoli delle Nazioni Unite, decisi a salvare le future generazioni dal flagello della guerra, che per due volte nel corso di questa generazione ha portato indicibili afflizioni all’umanità, a riaffermare la fede nei diritti fondamentali dell’uomo, nella dignità e nel valore della persona umana, nella eguaglianza dei diritti degli uomini e delle donne e delle nazioni grandi e piccole, a creare le condizioni in cui la giustizia ed il rispetto degli obblighi derivanti dai trattati e dalle altri fonti del diritto internazionale possano essere mantenuti, a promuovere il progresso sociale ed un più elevato tenore di vita in una più ampia libertà, e per tali fini a praticare la tolleranza ed a vivere in pace l’uno con l’altro in rapporti di buon vicinato, ad unire le nostre forze per mantenere la pace e la sicurezza internazionale, ad assicurare, mediante l’accettazione di principi e l’istituzione di sistemi, che la forza delle armi non sarà usata, salvo che nell’interesse comune,ad impiegare strumenti internazionali per promuovere il progresso economico e sociale di tutti i popoli, abbiamo risoluto di unire i nostri sforzi per il raggiungimento di tali fini. In conseguenza, i nostri rispettivi Governi, per mezzo dei loro rappresentanti riuniti nella città di San Francisco e muniti di pieni poteri riconosciuti in buona e debita forma, hanno concordato il presente Statuto delle Nazioni Unite ed istituiscono con ciò un’organizzazione internazionale che sarà denominata Nazioni Unite».

Queste storiche parole e i solenni impegni scaturiti dal tributo di sangue e vite umane di due guerre mondiali hanno rappresentato il punto di partenza di una nuova fase nelle relazioni internazionali.

L’ONU ha costruito percorsi, dialogo e cooperazione

In questi 80 anni, l’ONU è stata la massima espressione di un sistema multilaterale che ha gradualmente e faticosamente costruito percorsi e luoghi di dialogo e cooperazione - prima inesistenti - con cui affrontare in modo collettivo i problemi globali al di fuori della capacità di intervento dei singoli Stati, piccoli o grandi che siano.

Gli interventi di peacebuilding e peacekeeping in zone di conflitto o post-conflitto, la cooperazione internazionale in settori come le telecomunicazioni e l’aviazione civile, l’azione umanitaria nelle aree di crisi, le agende globali di sviluppo e lotta alla povertà, il lavoro delle agenzie specializzate come l’UNESCO per la cultura e l’istruzione o la FAO per l’alimentazione e l’agricoltura, gli accordi globali per la tutela dell’ambiente, il contributo al processo di decolonizzazione e al contrasto dell’apartheid… E ancora: la nascita e l’affermazione del diritto internazionale dei diritti umani, con la Dichiarazione universale dei diritti umani e il complesso di 9 convenzioni giuridiche internazionali per la protezione dei diritti innati della persona e dei popoli, come la Convenzione sui diritti del fanciullo e la Convenzione sui diritti delle persone con disabilitàSono solo alcuni esempi del ruolo positivo e costruttivo svolto dalle Nazioni Unite nei suoi 80 anni di storia, oggi offuscato dalla crisi del sistema multilaterale, mai così sotto attacco e sempre più incapace di rispondere con efficacia alle sfide che lo minacciano.

Il potere di veto delle potenze globali

Attenzione però a limitare il nostro sguardo critico solo verso il sintomo di questa crisi senza rivolgerlo verso le cause profonde. Dietro il deficit di efficacia e di risultati del multilateralismo dell’ONU vi è la crescente e deliberata mancanza di volontà politica degli Stati che ne sono il motore - in particolare delle potenze globali che dominano il Consiglio di Sicurezza con il loro obsoleto potere di veto - che sta sfibrando il sistema multilaterale e condannando l’ONU alla debolezza e alla marginalità. (A ciò va aggiunto il drastico taglio dei finanziamenti da parte dei maggiori contributori, Stati Uniti in primis, che sta pesantemente limitando l’operatività quotidiana dell’Organizzazione).

Quando i principi della Carta delle Nazioni Unite vengono ignorati - e purtroppo di esempi ce ne sono fin troppi - non è la Carta a fallire né le Nazioni Unite come istituzione: «La Carta è forte solo nella misura in cui gli Stati membri sono disposti a rispettarla e a chiamare a risponderne chi la viola» ha affermato Annalena Baerbock, presidente dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite.  È importante contrastare i cinici tentativi di strumentalizzare la crisi indotta del multilateralismo come un fallimento delle Nazioni Unite, al di là degli oggettivi limiti ed insuccessi, quando la responsabilità è da attribuire alle singole volontà degli Stati membri.

Come ha affermato Matteo Fadda, presidente della Comunità Papa Giovanni XXIII (che da più di 16 anni partecipa attivamente ai lavori delle Nazioni Unite in quanto realtà della società civile accreditata presso l’ECOSOC – Comitato Economico e Sociale), vedere l’ONU messa sempre più in discussione «preoccupa molto perché l'ONU è un'istituzione veramente democratica, un rappresentante e un voto per ogni Stato. L’ONU è nata sulle ceneri di una devastazione mondiale con la giusta prospettiva di non voler ripetere quell'errore. Delegittimare l'ONU significa far di nuovo prevalere gli interessi nazionalistici rispetto allo sviluppo dell'umanità nella sua integralità, che poi è anche il vero bene delle singole nazioni, per cui bisognerebbe fare esattamente il contrario, valorizzare al massimo l’ONU, superando i limiti dell’attuale Consiglio di sicurezza che è in mano a cinque superpotenze con diritto di veto. Don Oreste Benzi diceva che questa società del profitto non può essere modificata ma va sostituita con una nuova società del gratuito, basata, anziché sul conflitto, sulla cooperazione per il bene comune. L’ONU rappresenta già questa nuova società, a livello mondiale. È questa la strada da percorre, delineata già da chi ci ha preceduto e aveva visto gli orrori della guerra».

La Carta delle Nazioni Unite, pur avendo 80 anni, riflette ancora bene le aspirazioni, il bisogno e la domanda di pace, sviluppo, giustizia e diritti umani che vengono dal basso, da una mobilitazione sempre più consistente di cittadini e società civile in tutto il mondo. Difendere e riaffermare la visione e i principi della Carta delle Nazioni Unite è dunque il primo passo per ricostruire unità di intenti, capacità di azione comune e spirito di cooperazione, vera essenza di un sistema multilaterale in grado di far fronte alle grandi questioni globali e di far prevalere lo stato di diritto sul diritto del più forte.

Prendendo in prestito le parole di Papa Francesco nell’Enciclica Fratelli tutti: «Il compito delle Nazioni Unite, a partire dai postulati del Preambolo e dei primi articoli della sua Carta costituzionale, può essere visto come lo sviluppo e la promozione della sovranità del diritto, sapendo che la giustizia è requisito indispensabile per realizzare l’ideale della fraternità universale. (…) Bisogna assicurare il dominio incontrastato del diritto e l’infaticabile ricorso al negoziato, ai buoni uffici e all’arbitrato, come proposto dalla Carta delle Nazioni Unite, vera norma giuridica fondamentale».

L’ONU di oggi rispecchia un mondo che non c’è più

Perché questo possa avvenire con efficacia e legittimità, c’è però bisogno di una profonda riforma della struttura istituzionale dell’ONU. La struttura attuale è lo specchio di un mondo che non c’è più e riflette in modo abnorme e anacronistico il peso delle 5 grandi potenze politiche, militari e coloniali del 1945, quando per esempio molti dei 193 Stati membri dell’ONU di oggi erano ancora colonie ben lontane dalla loro indipendenza.

Il futuro dell’ONU si gioca qui: potrà essere lo strumento adatto per attuare pienamente la Carta delle Nazioni Unite solo con una struttura istituzionale e di governance più inclusiva e democratica, che metta davvero al centro i cittadini, sia responsabile nei loro confronti e ne favorisca la partecipazione con nuove forme di rappresentanza e attraverso le organizzazioni della società civile (che invece da anni sono sempre più marginalizzate e ostacolate).

Le formule possibili non mancano: dalla creazione di un'Assemblea parlamentare mondiale delle Nazioni Unite all’istituzione di meccanismi attraverso i quali i cittadini possano avanzare iniziative da sottoporre ai massimi organi dell’ONU.

La Carta delle Nazioni Unite è stata proclamata nel nome di «We, the Peoples - Noi, i Popoli» delle Nazioni Unite. Dopo i primi 80 anni di vita dell’ONU, è giunto il tempo che a mantenere fede a quella promessa di pace e fraternità, a rappresentare i popoli non sia più solo un club di governi nazionali con la logica dei blocchi e della geopolitica. È giunto il tempo di una vera ONU dei popoli e dei cittadini.