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23 Settembre 2020

Diritto allo sviluppo: solo insieme si può!

La pandemia per Covid-19 ha messo in risalto come sia indispensabile la collaborazione di tutti per superare lo stato di emergenza.
Diritto allo sviluppo: solo insieme si può!
Foto di Larm Rmah
Anche il diritto allo sviluppo si può implementare solo con l'impegno di tutti e non riguarda solamente i Paesi in via di sviluppo, perché contribuisce a promuovere e ristabilire la giustizia sociale. Durante la 45ª Sessione del Consiglio dei Diritti Umani all'ONU di Ginevra si è tenuto un pannello dal tema: «Covid-19 e diritto allo Sviluppo: We are all in this together (Ci siamo dentro tutti insieme)».
Il 17 Settembre, in occasione della 45esima sessione del Consiglio dei Diritti Umani delle Nazioni Unite a Ginevra, si è tenuto il pannello biennale sul diritto allo sviluppo. Questo pannello è richiesto da una risoluzione sul diritto allo sviluppo presentata dal gruppo dei Paesi Membri Stati Non-allineati (NAM), e ha avuto come tema: “Covid-19 e diritto allo Sviluppo: We are all in this together (Ci siamo dentro tutti insieme)”.
Il dibattito si è focalizzato sull’esigenza di rafforzare la cooperazione internazionale usando le lenti della solidarietà internazionale e del diritto allo sviluppo. Due priorità che l’ufficio dell’APG23 a Ginevra porta avanti da tempo, facendosi portavoce non solo degli ultimi della terra con cui i suoi membri condividono la vita, ma anche dei paesi più impoveriti in cui sono presenti.
Mara Rossi
 
L’invito alla Dr.ssa Maria Mercedes Rossi (da tutti conosciuta come Mara) da parte dell’Ufficio dell’Alto Commissario dei Diritti Umani ad essere tra i relatori del pannello come rappresentante della società civile, ha rappresentato per la APG23 un grosso riconoscimento per il lavoro di advocacy svolto in questi anni. Mara, che ha lavorato come medico missionario per vent’anni in Zambia e dal 2009 è responsabile dell’ufficio internazionale della Comunità ci dice che: «Partecipare al pannello biennale sul diritto allo Sviluppo rappresenta un’occasione importante per l’APG23 e il network delle organizzazioni di ispirazione Cattolica che l’APG23 stessa coordina, per insistere sulla necessità e l’urgenza di raggiungere finalmente l’implementazione di questo diritto che è stato per troppo tempo intrappolato tra i giochi di potere tra gli Stati». Qui potete leggere l'intervento della dr.ssa Rossi al pannello sul Diritto allo Sviluppo.

Chiediamo a Mara di spiegarci meglio il diritto allo sviluppo.

«Come sancito dall’articolo 1.1 della Dichiarazione sul Diritto allo Sviluppo del 1986, il Diritto allo Sviluppo è un diritto umano inalienabile in virtù del quale ogni essere umano e tutti i popoli hanno il diritto di partecipare, contribuire e godere di uno sviluppo economico, sociale, culturale e politico, in cui tutti i diritti umani e le libertà fondamentali possono essere pienamente realizzati. La dichiarazione sottolinea l’importanza di uno sviluppo integrale e incentrato sulle persone. L'essere umano è nello stesso tempo il soggetto centrale, il partecipante e il beneficiario dello sviluppo senza distinzione di razza, sesso, lingua o religione. Il diritto allo sviluppo comprende anche un’equa distribuzione dei benefici dello sviluppo così come il diritto dei popoli all'autodeterminazione, compresa la piena sovranità su tutte le loro ricchezze e risorse naturali».

Come si può realizzare il diritto allo sviluppo?

«Per giungere a una piena realizzazione del diritto allo sviluppo, gli Stati hanno il dovere di cooperare per creare un contesto locale e globale propizio, e per eliminare gli ostacoli alla sua implementazione a livello nazionale e internazionale stabilendo un ordine sociale ed economico che consenta di realizzare tutti i diritti e le libertà. Secondo l’art.7 della Dichiarazione sul diritto allo Sviluppo, gli Stati devono puntare al disarmo e convertire le risorse acquisite dalla riduzione della vendita delle armi per promuovere uno sviluppo sostenibile.
Se implementato, il diritto allo sviluppo, che ha una dimensione individuale e collettiva (si applica cioè anche ai gruppi e alle minoranze), ha una portata rivoluzionaria in quanto contribuisce a rimuovere le cause strutturali e profonde della povertà e delle disuguaglianze tra i Paesi e all’interno di essi. Per questo è promosso e sostenuto in particolare dai Paesi in via di sviluppo e dai Paesi non allineati (circa un centinaio) e ostacolato invece dai paesi più sviluppati. Infatti, nel 1986 la dichiarazione sul diritto allo sviluppo è stata approvata all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite con un solo voto contrario, gli Stati Uniti d’America e 8 astenuti, Danimarca, Finlandia, Germania, Islanda, Israele, Giappone, Svezia e Regno Unito».
ONU a Ginevra

È, dunque, un diritto che riguarda solamente i Paesi in via di sviluppo?

«Se una volta il diritto allo sviluppo poteva essere più rilevante per i Paesi in via di sviluppo del sud del mondo, oggi come oggi lo diventa anche per i Paesi più ricchi e industrializzati dove le disuguaglianze sociali ed economiche sono in aumento. In un mondo sempre più globalizzato e interconnesso, minacciato dai cambiamenti climatici, dalla supremazia della finanza e della tecnologia - e ora anche del Covid-19- , è importante indirizzarsi verso la ricerca del bene comune e mettere in atto la solidarietà internazionale. Un principio che se anche non esplicitamente espresso permea e ispira tutta la dichiarazione del diritto allo sviluppo».
 
Concludiamo con una citazione del famoso scultore italiano Michelangelo, ripresa ieri da Mara al pannello: «Ho visto l’angelo nel marmo e l'ho scolpito finché non l'ho liberato».
Il Diritto allo Sviluppo e la solidarietà internazionale sono gli angeli che devono essere liberati affinché possano contribuire a ristabilire la giustizia sociale. Continueremo a scolpire e dobbiamo farlo tutti insieme e in fretta!
 
Articolo redatto dai Caschi Bianchi a Ginevra (Agnoletti Alessio, Tomasetti Elisa, Zinutti Maria, Zurlo Davide)