Topic:
8 Settembre 2025
Ultima modifica: 8 Settembre 2025 ore 08:51

Don Benzi: Vi spiego la società del gratuito

In un'intervista esclusiva, don Oreste Benzi svelò la sua visione rivoluzionaria.
Don Benzi: Vi spiego la società del gratuito
A dieci anni dal lancio della sua "visione" sociale, don Benzi rispose alle domande di Sempre sulle origini e la natura di questa sua intuizione. Ecco un estratto di quell'intervista raccolta nel libro: "Ribellatevi. Intervista con un rivoluzionario di Dio".

Tra gli elementi che più caratterizzano l’attualità del pensiero di don Oreste Benzi, c’è la visione di una nuova società, che ha definito Società del gratuito. Come sia nata e si sia sviluppata questa idea ve lo abbiamo raccontato nello scorso numero di Sempre Magazine. 
Ma se fosse lo stesso don Oreste a spiegarci come ha avuto questa intuizione e perché la ritiene così importante? Glielo abbiamo in una intervista pubblicata su questo giornale nel 2004, per fare il punto su questo progetto a dieci anni da quando lo aveva lanciato pubblicamente nel convegno del 1994 titolato: La società del gratuito. Ripartire dagli ultimi, ma davvero!
La versione integrale dell’intervista la potete trovare nel libro Don Oreste Benzi. Ribellatevi! Intervista con un rivoluzionario di Dio (Sempre Editore).
Ve ne diamo però qui qualche assaggio, che ci fa capire la potenza rivoluzionaria e l’attualità di questa proposta.

Don Oreste, quando hai usato per la prima volta l’espressione “Società del gratuito”?

«Negli anni ’70, quando ho sentito Paolo VI parlare della civiltà dell’amore. La civiltà dell’amore presuppone una società che abbia scelto l’amore, e poiché la scelta deve essere su un piano concreto, ho pensato che la civiltà dell’amore è l’espressione globale di una società che è totalmente gratuita. Per cui ho abbinato questi due concetti: la società del gratuito, per una civiltà dell’amore (…).»

Puoi definire cosa intendi per Società del gratuito?

«Ci vuole una premessa. Qualsiasi forma di società non fa altro che esprimere l’identità dell’uomo. È l’uomo che si esprime nella società: un insieme espressioni che interagiscono tra loro – tante quanti sono gli uomini – creando una specie di comportamento globalizzante. L’animalis homo è l’uomo che manifesta se stesso secondo gli impulsi istintivi che precedono la razionalità (…)  La prima manifestazione istintiva è la conservazione di se stesso, perciò tutto viene vissuto come difesa della propria sussistenza e sopravvivenza nei confronti degli altri. L’animalis homo facilmente vede nell’altro un antagonista dal quale si deve difendere e che sempre deve attaccare prevenendo possibilmente l’attacco dell’altro.» (…)

Veniamo alla società.

«Tutta la società del profitto parte dall’animalis homo in quanto il bene supremo è l’accumulo del denaro, che in realtà è un simbolo in quanto rappresenta la sicurezza assoluta dell’uomo per la sua sussistenza e sopravvivenza. (…) In questa società l’uomo non è considerato in quanto persona ma come strumento che deve dare, produrre. Quando non è più strumento, viene eliminato. Oppure viene considerato un’occasione di cui approfittare, da cui le immense perversioni che vediamo nell’uso degli esseri umani. Oppure ancora è considerato un ingombro di cui ci si libera, ma non totalmente: lo si ricicla al fine sempre del proprio potenziamento.»

E la Società del gratuito?

«L’altra premessa è l’homo sapiens. L’uomo esce dalla foresta e viene alla luce, per cui entra nella sua capacità stupenda che lo rende simile a Dio: la razionalità, cioè la capacità di entrare dentro il significato di tutte le cose e vederne l’armonia. Così l’homo sapiens arriva a scoprire che lo scopo dell’uomo non è soltanto la sua sussistenza, la sua sopravvivenza, ma che queste vengono garantite dal riconoscimento di ogni persona, che diventa anche scopo del proprio esistere. Arriva a capire che il bene di tutti è anche il proprio bene, mentre non è vero l’opposto: che il mio bene sia il bene di tutti. 
Soprattutto arriva a capire che l’uomo è un valore supremo che va sempre difeso, che c’è un mistero reale che governa l’uomo per cui l’uomo è dono di questo mistero che si rivela continuamente. (…)
Scaturisce così la Società del gratuito, in quanto lo scopo da raggiungere non è più il denaro ma un insieme di relazioni positive. (...)»

Ti stai muovendo sul piano della  conversione personale (…) Ma come si traduce questo sul piano della società, quindi di un sistema organizzato di relazioni tra le persone? Puoi darci una definizione di questa società?

«La Società del gratuito è l’insieme degli uomini che hanno capito che lo scopo dell’esistenza, sia come singoli che come umanità, è l’instaurazione di rapporti positivi tra gli uomini stessi, rapporti liberi da ogni sfruttamento personale. La Società del gratuito è la perfezione delle relazioni d’amore in cui ogni persona vuole totalmente e unicamente il bene dell’altro e nessun altro scopo può avere al di fuori di questo. Quindi è la perfezione delle relazioni umane positive nell’amore.»

Viene da pensare che sia una società utopistica.

«No. È una società che mira alla perfezione dei rapporti umani, ma parte dalla realtà dell’animalis homo, la supera, e nella misura in cui altri la superano ed entrano nell’homo sapiens si crea un nuovo tipo di rapporti che è perfezionabile per tutta la vita.» 
(…)

Si può pensare ad un’evoluzione dell’attuale società verso una maggiore maturità o ritieni che questa società sia condannata ad un blocco della crescita?

«Io credo che la Società del profitto non sia convertibile ma solo sostituibile. Mentre però questa società esiste – ed esisterà sempre – si possono fare degli interventi correttivi specialmente spezzando i meccanismi perversi che provengono dalla sua stessa natura.»
(…)

Entriamo ora nella Società del gratuito: è consentita la proprietà privata?

«Nella Società del gratuito si ritorna alla visione di Dio secondo cui tutto l’universo è per tutti. Come dice nel Levitico, al capitolo 2: “Mia è la terra, voi siete solo inquilini”. Nella società del gratuito non c’è più bisogno della proprietà: la superi, in quanto la proprietà tu la vuoi per difenderti dall’altro, perché sei insicuro nei confronti dell’altro, ma se la società è del gratuito hai già superato la proprietà, che è sempre una difesa dall’altro. Come fai tu a dire che sei nel gratuito se possiedi quello che l’altro non possiede?»

A superare la proprietà privata ci ha provato il comunismo, ma non è andata molto bene. 

«Il comunismo, partito dal fatto che esiste solo la società collettiva, è fallito già nel suo nascere, perché ha tolto all’uomo la motivazione per cui doveva lasciare questa forma di società basata sulla difesa l’uno dall’altro. Quando il comunismo ha dichiarato nel suo nascere la morte di Dio, ha già dichiarato la propria morte.»

Tu ammetti che un bene possa essere intestato ad una persona? 

«Sì, ma l’intestazione non è proprietà, anche se facilmente scivoli nella proprietà. La proprietà è venuta fuori come necessità per potersi difendere, perché l’altro è un tuo potenziale nemico. È ovvio però che la Società del gratuito la fai con chi ci sta, e allora, siccome vivi in una società che non è del gratuito, devi avere una intestazione dei beni.»  

Quale sviluppo può favorire questo tipo di società?

«La Società del gratuito prima di tutto fa sì che ogni uomo sviluppi la propria intelligenza attraverso lo studio e al ricerca. Lo sviluppo avverrà sempre più attraverso il possesso della conoscenza dell’intima struttura della materia, dell’energia. Le persone più attrezzate come intelligenza verranno fornite del necessario perché possano compiere questa ricerca per tutta la società, però da questa ricerca esse non prenderanno nessun vantaggio rispetto al possesso dei beni. 
La Società del gratuito spinge al massimo l’utilizzo delle capacità di ricerca perché solo lì ci sarà la via per poter dare il pane quotidiano a tutti, e sarà facilissimo, perché essendoci rapporti di amore tra le persone si gioirà che una persona dia il massimo di sé e nel medesimo tempo non percepisca un bene particolare di ritorno su di sé: ciò che invece soffoca i ricercatori di questo mondo. 
Quindi è una società che arriva – perdonatemi l’espressione – all’intelligenza di Dio che è il creatore di tutte le cose, e bisogna accelerare questo processo.
Non è una società di vestiti rotti ma di gente che ha capito che la propria intelligenza è un dono per tutti, e porta a gestire il creato rispettandolo ma tirando fuori le infinite potenzialità. 
Per me la Società del gratuito è la società dei giovani, che hanno dei potenziali enormi e che non mettono più la propria vita solo nel cercare una soluzione per avere un buon stipendio – perché sarebbero già morti – ma sono degli avventurieri dell’intelligenza e della sapienza!»  (…)

Leggi l’intervista completa su A.Zamboni, N.Pasqualini, Don Oreste Benzi. Intervista con un rivoluzionario di Dio, Sempre Editore, 2019