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16 Ottobre 2020

Don Benzi: sarà una donna a portarlo agli altari

Intervista ad Elisabetta Casadei, teologa, nominata postulatrice anche per la fase romana della causa di beatificazione del sacerdote riminese.
Don Benzi: sarà una donna a portarlo agli altari
Foto di Riccardo Ghinelli
«Abbiamo scelto lei - spiega Giovanni Ramonda, presidente della Comunità Papa Giovanni XXIII - per la sua competenza e anche per attuare l'invito di papa Francesco a valorizzare il ruolo delle donne nella Chiesa.»
Con la conclusione della fase diocesana della causa di beatificazione di don Oreste Benzi il 23 novembre 2019, Elisabetta Casadei pensava che il suo compito di postulatrice fosse finito. Invece don Benzi è rientrato nella sua vita, semmai se ne fosse andato.
Essere stata la sua postulatrice – aveva raccontato durante la chiusura del processo – «è stata una grazia immensa, perché ha significato entrare un po’ di più nel cuore di questo padre della fede».
Così quando le è arrivata la richiesta di Giovanni Ramonda a continuare l’incarico anche per la fase romana ha chiesto del tempo per riflettere, anche se istintivamente, ci rivela, avrebbe risposto subito di no a causa dei numerosi impegni che nel frattempo ha assunto.  Ma è scattato qualcosa che l’ha portata ad accettare l’incarico.

Chiusura causa di beatificazione don Benzi
23 novembre 2019. Sessione di chiusura della causa di beatificazione di don Oreste Benzi al duomo di Rimini. Tra i protagonisti del processo, al centro, anche la postulatrice Elisabetta Casadei.
Foto di Riccardo Ghinelli

La causa di beatificazione: da Rimini a Roma

Il processo diocesano ha richiesto cinque anni di lavori durante i quali sono stati ascoltati 131 testimoni ed esaminati scritti e documenti, per far emergere la vita e le virtù del sacerdote riminese. 18.632 pagine di atti, raccolte in 10 scatole sigillate che costituiscono l’archetipo, conservato nell’archivio della curia vescovile di Rimini, mentre due copie autentiche (il transunto e la copia del transunto), raccolte in 15 scatoloni, sono state consegnate alla Congregazione delle Cause dei Santi a Roma per la fase successiva della causa. 
Per proseguire il cammino di beatificazione di don Oreste Benzi a Roma, l’attore della causa – la Comunità Papa Giovanni XXIII rappresentata da Giovanni Paolo Ramonda – doveva nominare un nuovo postulatore che risiedesse nella capitale.
In questo anno è successo, vuoi per caso o chiamiamola provvidenza, che la postulatrice Elisabetta Casadei, riminese, che ha seguito la fase diocesana del processo, è tornata a Roma perché è la sua diocesi, in quanto persona consacrata nell'Ordo Viginum. Qui dirige un collegio universitario femminile e insegna Filosofia politica alla Gregoriana, pur continuando l’insegnamento di Antropologia etica all’Istituto di Scienze religiose di Rimini.
A questo punto al presidente della Comunità Papa Giovanni XXIII è venuto naturale chiederle di proseguire il suo lavoro di postulatrice anche per la fase romana. «Abbiamo scelto lei - spiega Giovanni Ramonda - per la sua competenza e anche per attuare l'invito di papa Francesco a valorizzare il ruolo delle donne nella Chiesa.» 

Don Benzi celebra la messa
Don Oreste Benzi celebra la Messa durante l'assemblea generale della Apg23 a maggio 2007
Foto di Riccardo Ghinelli

Don Oreste e le donne

Elisabetta, quando raccontava le ragioni per cui aveva accettato nel 2013 l’incarico dalla Comunità, diceva che don Oreste, che aveva conosciuto ancora adolescente, era riuscito a farle sentire il fuoco nel cuore e che quando parlava sembrava volesse farle toccare Dio, la bellezza.
Certo la scelta di una donna come postulatrice di don Oreste è stata alquanto singolare, lo sottolineava la stessa Casadei alla sessione di apertura della causa di beatificazione il 27 settembre del 2014 a Rimini. «Tutti quelli che lo hanno conosciuto sanno che don Oreste non saliva in auto da solo con una donna. La provvidenza ha fatto sì che ad accompagnarlo all’altare in questa causa sia proprio una donna. Penso sia una carezza che don Oreste ha voluto dare a tutte le donne della Comunità, a tutte le consacrate, a tutte le mamme di casa famiglia».
 
Elisabetta, hai vinto le resistenze iniziali. Cos’è che ti ha fatto cambiare idea?
«Prima di tutto il confronto con i miei superiori. Il mio vescovo a Roma mi ha fatto capire come ci sia bisogno di valorizzare una figura come quella di don Oreste, soprattutto per i preti.  Mentre il vescovo di Rimini mi ha messo di fronte al rischio di ridurre la conoscenza della vita del sacerdote attingendo solo dai documenti, cosa probabile se fosse una persona nuova a seguire la causa, invece sappiamo quanto la personalità del sacerdote vada ben oltre, e sia difficilmente definibile. 
Ma quello che mi ha dato lo scatto finale è stato leggere l’Enciclica di papa Francesco Fratelli tutti, nella quale il filo rosso è la carità, l’anima della nuova società che vogliamo costruire. Ho pensato subito a don Oreste. Lui l’aveva capito trent’anni fa quando parlava di gratuità, di costruire una società partendo dagli ultimi, dai poveri. Questo è don Oreste, è un uomo che ancora oggi può trainare la Chiesa. Vedo quanto ci sia bisogno di luci adesso, soprattutto per educare e fare cultura di fraternità, di amore sociale.»

Il lavoro non sarà breve. Farai tutto da sola?
«Ad affiancarmi in questo lavoro gigantesco ci sarà una ragazza che sta facendo un dottorato in Teologia orientale. Due donne, dunque, una che conosce don Oreste e ha studiato Teologia in occidente, un’altra che cura le cause di beatificazione delle Chiese orientali. È molto bello.» 

Come procederà la causa di beatificazione

Quale sarà la tua prima mossa alla Congregazione delle Cause dei Santi?
«Prima di tutto dovrà essere accettata dal Consiglio della Congregazione delle Cause dei Santi la mia nomina a postulatrice fatta dalla Papa Giovanni. Dopo l’accettazione io dovrò comunicare chi è l’amministratore che si interfaccia con la Congregazione. Poi chiederò l’apertura ufficiale di tutti i documenti relativi alla causa di beatificazione di don Oreste Benzi.  Rotti i sigilli, i documenti, dopo essere stati analizzati, verranno rilegati in volumi. A quel punto il sottosegretario della Congregazione controllerà se l’inchiesta diocesana, che comprende la raccolta dei documenti scritti e le testimonianze, è stata svolta correttamente. Solo allora emetterà il decreto di validità.»

E poi dovrai redigere la Positio
«Infatti. Ma prima dovrà essere nominato un relatore, scelto tra gli studiosi teologi della Congregazione per le cause dei Santi, che insieme con me avrà la responsabilità di portare avanti la causa. Scriveremo la “Positio”, un dossier con i documenti principali, che comprende la biografia storica di don Oreste, le informazioni su come ha vissuto in maniera eroica il suo essere sacerdote. Si parlerà della fede, della speranza, della carità e di tutte le altre virtù. Ma anche della cosiddetta fama di santità, cioè quanto il popolo di Dio considera santo don Oreste. La Positio poi verrà esaminata da una commissione teologica. E alla fine di tutto verrà valutata dai Vescovi e Cardinali membri della Congregazione delle Cause dei Santi. Se il loro giudizio sarà positivo sarà poi il Papa a proclamare don Oreste beato.»

Il riconoscimento dei miracoli

È veramente lunga strada verso la santità
«Per diventare beato dovrà essere attribuito per sua intercessione un miracolo, due per diventare santo. Ogni miracolo richiederà l’apertura di un nuovo processo diocesano con tutto quello che consegue.» 

C’è già qualche sentore in merito?
«Segnalazioni tante. Che don Oreste faccia miracoli non ho nessun dubbio. Per ora possiamo parlare di miracoli spirituali, che non è poco.»  

Cosa ti aspetti da questo incarico?
«Non mi aspetto qualcosa, lo faccio come atto di gratitudine verso don Oreste. Se non lo avessi incontrato probabilmente avrei perso la fede, che è la cosa più preziosa che ho. Ho reincontrato Cristo. Quello che mi aspetto me l’ha già dato. Devo solo dire grazie.»