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2 Novembre 2020
Ultima modifica: 6 Novembre 2020 ore 11:34

Don Benzi, un rivoluzionario tra i santi!

Il 2 novembre di tredici anni fa, don Oreste Benzi lasciava questa terra. Un santo della carità, ma anche della giustizia.
Don Benzi, un rivoluzionario tra i santi!
Foto di Viviana Viali
Un anno fa si concludeva la fase diocesana della causa di beatificazione per don Oreste Benzi. Ora prosegue a Roma l'indagine su questo “instancabile apostolo della carità” che è stato anche un autentico rivoluzionario. Lo evidenzia un libro-intervista in cui lui si racconta e spiega le sue tesi più scomode.
Il 23 novembre di un anno fa si chiudeva la fase diocesana del processo per la causa di beatificazione di don Oreste Benzi. Cinque anni di lavori durante i quali sono stati ascoltati 131 testimoni ed esaminati scritti e documenti, per far emergere la vita e le virtù del sacerdote riminese. Il tutto è confluito nelle 18.632 pagine degli atti, raccolte in 10 scatole sigillate che costituiscono l’archetipo, conservato nell’archivio della curia vescovile di Rimini, mentre due copie autentiche (il transunto e la copia del transunto) sono state consegnate a Roma per la fase successiva della causa. 

Ribellatevi! Un libro con un'intervista completamente inedita

In attesa che la Chiesa si pronunci, due giornalisti hanno pensato di ridare la parola a lui, don Benzi, e il risultato è un testo di estrema attualità. La prima edizione del libro – Don Oreste Benzi. Ribellatevi! Intervista con un rivoluzionario di Dio” – uscita in occasione della chiusura diocesana del processo, è andata esaurita in pochi mesi ed è ora disponibile la ristampa, oltre alla versione e-book. Gli autori sono Alessio Zamboni e Nicoletta Pasqualini, marito e moglie, chiamati dallo stesso don Benzi nel 1994 a coordinare la redazione di Sempre, il periodico da lui fondato. 

Don Oreste Benzi con Alessio Zamboni e Nicoletta Pasqualini, autori del libro.


Come nasce questo libro?
«Dal desiderio di passare ancora una volta il microfono a don Oreste. Il suo modo di esprimersi è unico, mai scontato. In tanti anni di lavoro alla redazione di Sempre abbiamo avuto modo di intervistarlo molte volte e ci rendevamo conto di avere tra le mani un tesoro prezioso che meritava di essere condiviso. Recuperando e riascoltando le audiocassette, inoltre, abbiamo trovato una intervista completamente inedita, in cui don Oreste si racconta davanti a una platea di giovani. E in questo lavoro di recupero abbiamo fatto una scoperta.»

In questo lavoro è stata fatta una scoperta

Quale?
«Che c’è una costante. Pochi giorni prima di morire don Benzi intervenne alla Settimana sociale dei cattolici a Pisa pronunciando un famoso discorso considerato il suo testamento spirituale, in cui sosteneva che “la devozione senza la rivoluzione non basta”, aggiungendo che “soprattutto le masse giovanili non le avremo più con noi se non ci mettiamo con loro a rivoluzionare il mondo”. Mettendo in fila le 17 interviste che gli abbiamo fatto tra il 1996 e il 2007 abbiamo scoperto che questo invito a passare dalla devozione alla rivoluzione in realtà lui l’aveva ripetuto continuamente.»
 
Per questo l’avete definito «un rivoluzionario di Dio»?
«Sì. È un aspetto di don Benzi secondo noi ancora poco conosciuto e approfondito, ma fondamentale. Le definizione più note, “il prete dalla tonaca lisa” o “l’infaticabile apostolo della carità”, pongono l’accento su quanto lui si sia speso giorno e notte per chiunque si trovasse nel bisogno, ma in don Oreste la carità non era mai disgiunta dalla giustizia. Ed è questa prospettiva che gli ha consentito di attrarre tanti giovani.»

Copertina del libro Ribellatevi intervista a don Oreste Benzi

 
Ribellatevi! A cosa?
«Anzitutto all’ipocrisia. I giovani di oggi, dice don Oreste in un’intervista, sono più maturi di quelli del ’68. Allora bastavano i tre MA – Mao, Marcuse e Marx – per accendere gli animi, ma spesso poi questi giovani, una volta entrati nel meccanismo della società del profitto, da incendiari sono diventati pompieri. I giovani di oggi, invece, vogliono vedere i fatti e se vedono che non c’è coerenza tra l’annuncio e la vita si allontanano.»

Le sue tesi scomode

Nel libro si parla anche di temi divisivi come la droga, l’aborto, l’omosessualità, la prostituzione. Come si colloca qui la rivoluzione di don Benzi?
«Nel passare dall’atteggiamento ideologico, spesso basato sul pregiudizio, all’incontro. L’intervento di don Oreste sui temi sociali parte sempre dalla vita, dal mettersi a fianco con le persone che vivono direttamente l’ingiustizia e l’emarginazione, per cercare poi di individuare e rimuovere le cause che la producono. Si scopre allora che dietro l’esaltazione della libertà individuale si nasconde spesso l’indifferenza. “Sei libero di fare ciò che vuoi” diventa facilmente “Fai ciò che vuoi, a me non interessa”. Ma non ci può essere libertà dove c’è dipendenza e sfruttamento. La rivoluzione di don Oreste spezza l’individualismo e propone la condivisione, l’appartenenza.» 

Cosa c’entra la Chiesa in questo percorso?
«La Chiesa è l’attuazione di un popolo nuovo che nasce dal mettere in pratica il Vangelo. Ma anche la Chiesa ha bisogno di rivoluzione. A questo tema sono dedicate varie interviste in cui don Oreste anticipa molti temi oggi cari a papa Francesco, invitando i vescovi ad uscire dai palazzi, a stare con la gente, eliminando titoli che allontanano, come eminenza o eccellenza.»
 
Però esaltava il valore dell’obbedienza.
«Sì, ma leggendo il libro si scopre che non c’è contraddizione. Don Oreste, a seconda del tema che trattava, è stato definito di destra o di sinistra, conservatore o progressista. Ma sono categorie che non gli appartengono. Lui era veramente libero e diceva “non facciamo le cose perché ci applaudono, non smettiamo di farle perché ci fischiano”. Un vero rivoluzionario di Dio.»