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6 Settembre 2025
Ultima modifica: 8 Settembre 2025 ore 08:53

Dalla devozione alla rivoluzione: l'eredità di don Oreste Benzi nelle voci dei giovani

Nel cuore di Rimini, le Giornate di don Oreste Benzi hanno messo in luce una Chiesa attiva e dinamica, che si lascia evangelizzare dai poveri.
Dalla devozione alla rivoluzione: l'eredità di don Oreste Benzi nelle voci dei giovani
Foto di Nicoletta Pasqualini
L'incontro "Dalla devozione alla rivoluzione" ha visto la partecipazione di giovani e figure autorevoli, che hanno condiviso testimonianze di cambiamento e riflessioni profonde sull'eredità di don Benzi. Tra le voci, quelle di Fabio, Rossella e Marta, che hanno raccontato esperienze di missione e impegno sociale, sottolineando l'importanza di una fede che si traduce in azione concreta.

RIMINI – Nel cuore di Rimini, le Giornate di don Oreste Benzi, in chiusura del Centenario, hanno acceso i riflettori su una realtà vibrante e sorprendente: una Chiesa che non resta ferma, ma si muove, si sporca le mani e si lascia evangelizzare dai poveri, come auspicato da Papa Francesco.

L'incontro di questa mattina "Dalla devozione alla rivoluzione, ma la devozione senza rivoluzione non basta", ha fatto da palcoscenico a un dialogo appassionato tra diverse generazioni, mostrando come l’eredità del fondatore della Comunità Papa Giovanni XXIII (APG23) don Oreste Benzi, non sia solo un ricordo, ma un motore vivo di cambiamento.
A guidare la conversazione, una combinazione di voci autorevoli e fresche: il direttore di Famiglia Cristiana, don Stefano Stignamiglio, la postulatrice di don Benzi, Elisabetta Casadei, e don Aldo Buonaiuto, esorcista e storico collaboratore di Benzi.

Foto di Francesco Pasolini

La testimonianza di Fabio: una rivoluzione fatta di piccole cose

La prima testimonianza è stata quella di Fabio, un giovane di 24 anni che ha recentemente vissuto un'esperienza di missione in Brasile. Dopo aver iniziato a lavorare, ha sentito il desiderio di «mettersi a servizio dell'altro», un'aspirazione maturata grazie alla fede in famiglia e in parrocchia. Dopo aver incontrato l'APG23, è partito per il Brasile l'11 gennaio 2024.

L'impatto con la missione è stato «diverso da come me lo aspettavo». La sua vita era scandita dai ritmi di persone con disabilità, come Sila, una persona ipovedente e sorda. Nonostante le difficoltà quotidiane, come la mancanza d'acqua o i problemi di salute di uno degli ospiti, Fabio ha trovato la forza nella preghiera e nel silenzio, sentendosi «rassicurato». Per lui, la «rivoluzione è fatta dalle piccole cose, scandita dalla quotidianità». Tornato a casa, si sente «cambiato, più consapevole» e riconosce l'importanza delle «fortune che ho» e della preghiera.

La fame dell'anima e la società dell'amore

Elisabetta Casadei ha tradotto l'esperienza di Fabio in una riflessione profonda sulle “tre fatiche” che, secondo lei, ogni persona porta nel cuore: il bisogno di essere riconosciuto, il desiderio di appartenenza e la fame dell’assoluto. Secondo Casadei, don Oreste ha lavorato per soddisfare queste tre fatiche, soprattutto con i giovani che cercavano di uscire dalla droga. Quando questi bisogni non sono soddisfatti, l'uomo “si aliena”. La fame di appartenenza può diventare «desiderio di sfruttare l’altro», mentre il desiderio di Dio può degenerare in idolatria. Al contrario, nella “Società del gratuito”, fondata sui desideri autentici che Gesù pone nel cuore, queste tre fatiche si riconoscono e si realizza la “Società dell’amore”.

Rossella e Marta: la luce che non si spegne sulla strada

Il dialogo è poi proseguito con le voci di due giovani volontarie,

Rossella (22 anni) e Marta (25 anni), che hanno portato una testimonianza diretta e cruda sulle "donne crocifisse" che incontrano ogni giorno. Rossella ha raccontato di aver conosciuto le ragazze vittime di tratta a Bari, durante il servizio civile. Un episodio in particolare l’ha segnata: ha impedito a una ragazza di 30 anni, di buttarsi dal balcone. «Sembrava una bambina indifesa». La risposta alla sua successiva domanda a Dio, «Cosa vuoi che faccia?», l'ha trovata in un versetto del Vangelo di Matteo: «Ogni volta che avete fatto qualcosa ai miei fratelli lo avete fatto a me». Rossella e Marta lavorano per incontrare le ragazze che sono sfruttate. Marta va ad incontrarle con l’Unità di strada, sono «sorelle, mamme con delle storie». Il loro consiglio ai coetanei è semplice, ma potente: «Non stare mai in silenzio, conoscere queste realtà».

Don Aldo Buonaiuto ha raccontato la lotta instancabile di Don Benzi per la liberazione di queste "donne crocifisse,". Don Benzi sosteneva che non dovevano essere solo «consolate ma liberate» e che la schiavitù esiste a causa dei clienti, tra i quali «non c'era nessuna differenza» rispetto agli schiavisti. Ha ribadito che “la devozione non basta”, e ha ricordato come per don Oreste la devozione fosse sempre “immersa in Gesù”. Don Benzi sosteneva che si vince la paura «per un amore più grande».

La testimonianza di Rossella e Marta: luce per le "sorelle" della strada

Rossella, 22 anni, e Marta, 25 anni, volontarie dell’APG23, hanno raccontato la loro esperienza con le ragazze vittime della prostituzione. Rossella ha conosciuto queste ragazze durante il servizio civile a Bari. “È iniziato un nuovo capitolo della mia vita. Ero ignorante, ma i miei occhi si sono aperti”, ha detto. Un pomeriggio, ha salvato una ragazza che stava per gettarsi da un balcone. “Ho chiesto a Dio cosa volessi che facessi”, ha raccontato, trovando la risposta nel Vangelo di Matteo: “Ogni volta che avete fatto qualcosa ai miei fratelli lo avete fatto a me”. Rossella ha aggiunto: “Non so cosa farò, ma so che si tratterà sempre di questo”. Ha anche sottolineato che le persone transessuali “vengono trattate peggio degli animali” e ha espresso la speranza di “essere la luce della lampada che continua a risplendere”.

La testimonianza dei giovani: “il frutto più bello della comunità”

Un'altra giovane,

Ilaria, 18 anni, ha raccontato di come il progetto "Easy Meeting" dell'APG23 sia «un posto per non sprofondare nella monotonia della vita» e «momenti di dedizione al prossimo per riscoprire il senso della vita». Anche

Lucrezia, 18 anni, figlia di membri dell'APG23, ha dichiarato: «Abbiamo respirato la società del gratuito in comunità».

Don Buonaiuto ha concluso l'incontro parlando dei giovani come “il frutto più bello della comunità” e ha aggiunto: «Don Oreste dal cielo vedrebbe questi gioielli». Ha sottolineato che don Benzi incoraggiava i giovani a «evangelizzare nei luoghi più impensabili», come discoteche e pub, e a «mettersi in crisi» con la propria testimonianza. «Non siamo una ONG, ma un corpo mistico», ha concluso Buonaiuto, spronando a «proporre Gesù».

La conferenza ha messo in luce come la fede, quando si incarna nella vita quotidiana e nella condivisione con gli ultimi, diventa un motore di rivoluzione, proprio come ha sempre sostenuto Don Oreste Benzi.

L'incontro si è concluso con l’idea che l'eredità di don Oreste Benzi, un «gigante della carità e della giustizia», viva nei giovani che, con coraggio, portano la loro testimonianza nei luoghi più impensabili, dalle strade ai pub. Un'eredità che spinge a una devozione non fine a se stessa, ma che si traduce in una "rivoluzione" d'amore, che libera e trasforma le vite.