«È possibile cambiare la storia e ricostruirla». Questa la frase-manifesto che ha pulsato per tre giorni, dal 5 al 7 settembre 2025, nel cuore di Rimini, in occasione delle Giornate di don Oreste, l’appuntamento clou per celebrare il centenario della nascita di don Oreste Benzi, fondatore della Comunità Papa Giovanni XXIII (APG23). L'evento, promosso in sinergia da Diocesi, Comune, CEI, Comunità e Fondazione Don Oreste Benzi, non è stato un mero ricordo, ma una memoria viva e urgente, il rilancio di una proposta radicale per la società contemporanea: la Società del gratuito, una visione che antepone la dignità umana al profitto.
Le Giornate si sono aperte venerdì 5 settembre con un gesto che rievoca l’audacia profetica di don Benzi: la Santa Messa celebrata sulla spiaggia libera di Rimini dal Cardinale Matteo Zuppi, Presidente della CEI. Don Oreste, all'inizio degli anni '80, teneva l’Eucaristia sulla sabbia, tra turisti "mezzi svestiti" e persone con disabilità, abbattendo i muri che isolavano il "diverso". Il suo motto era chiarissimo: «Là dove siamo noi, lì che loro».
Il Cardinale Zuppi ha definito don Oreste una «stella che ci orienta nei confusi incroci della vita» e ha sottolineato che l’amore autentico «non permette di abituarci» e non è paternalismo, ma «forza capace di cambiare la storia». La vita, ha riflettuto Zuppi, si realizza solo nell'accoglienza dell'altro. Il telegramma di Papa Leone XIV ha ringraziato per il «zelante sacerdote e intrepido testimone del Vangelo». A conclusione, Zuppi ha rivolto all'orizzonte una preghiera toccante, esortando a eliminare «ogni focolaio di guerra» e ad essere «colombe di pace».
Il cuore pulsante dell’evento è stato sabato 6 settembre, dedicato all'approfondimento della Società del gratuito attraverso sei conferenze tematiche, un invito a «rimuovere le cause che creano ingiustizia».
1. Pace e Giustizia: rilanciata l'attualità del "Ministero della Pace" e del governo universale. La non violenza radicale di don Benzi richiedeva di «dire a chi fabbrica le croci di smetterla». Laila Simoncelli ha definito l'Italia una «superpotenza della pace» grazie ai suoi costruttori di pace. L’operatore umanitario Gennaro Giudetti ha condiviso la sua esperienza a Gaza, dove le "colombe" sono gli «unici testimoni internazionali oculari».
Foto di Riccardo Ghinelli
2. Ecologia Integrale: don Benzi già denunciava nel 2002 l'orrore secondo cui «il 20% dell'umanità consuma l'80% delle risorse del creato». La sfida è il ritorno al noi e alla condivisione diretta. L'educatore Aldo Cucchiarini ha proposto l'acquisto collettivo di boschi: «Compratevi un bosco insieme agli amici!». Michela Zamboni ha portato la cruda testimonianza sull'inquinamento da PFAS in Veneto, sostanze «potenzialmente eterne". Il missionario Simone Ceciliani ha testimoniato che dare accesso all'acqua serve ad «eliminare la radice di alcuni conflitti locali».
3. Economia di Giustizia: l’economista Leonardo Becchetti ha spronato a trasformare l'economia alternativa in azione politica. Nazareno Gabrielli di Banca Etica ha rivelato il dato allarmante secondo cui solo l'1% dei supporti creditizi (60 miliardi su 660) va al non-profit. Stefano Zamagni ha spiegato che la gratuità non è donazione (compatibile col capitalismo), ma dono, una relazione che produce cambiamento. L'economia basata su "relazioni umanizzanti" è l’unica via in un mondo dove l’80% di chi lavora non è soddisfatto.
4. Azione Politica e Tratta: la lotta alla tratta (che conta oltre 50 milioni di schiavi contemporanei) richiede di agire sulle cause. Don Benzi riteneva i clienti corresponsabili. Il diplomatico Michel Veuthey ha messo in guardia contro la «nuova frontiera dello sfruttamento, quella digitale». È fondamentale il protagonismo dei sopravvissuti. Mara Rossi, rappresentante APG23 all'ONU, ha ribadito la necessità di una «solidarietà preventiva e reattiva» per affrontare le cause dell'ingiustizia.
5. Educazione: Piergiorgio Reggio ha ricordato come don Benzi sfidasse il "conformismo educativo" e il "paradigma depositario" (conoscenza come vaso da riempire). Lo psicopedagogista Stefano Rossi ha messo in guardia contro la "società dell’io" e l'ipercompetizione che conducono all'anedonia. La risposta è l'empatia e una Scuola del Gratuito che metta gli ultimi al centro. Bisogna «cambiare postura: ti vengo a cercare».
6. Evangelizzazione: I giovani sono il «frutto più bello della comunità». La fede, ha ricordato don Aldo Buonaiuto, richiede rivoluzione: «la devozione senza rivoluzione non basta, non basta».
Il convegno plenario al Teatro Galli, “Come se tu fossi qui”, moderato da Filippo Gaudenzi, ha ribadito il "mondo capovolto" di don Benzi, dove gli ultimi sono portatori di valori. L'Assessore Kristian Gianfreda ha ricordato il monito di don Oreste di «fare entrare i senza tetto nella stanza dei bottoni».
Matteo Fadda, responsabile generale della Comunità Papa Giovanni XXIII, ha ricordato che l'eredità di don Oreste vive in tutti coloro che cercano la "civiltà dell'amore". Ha insistito sulla necessità di una «rivoluzione silenziosa, operosa e quotidiana che parta dal basso» e che metta in crisi i meccanismi che generano ingiustizia.
E poi animazione e momenti conviviali in «puro stile benziano» in giro per la città di Rimini: il picnic in condivisione, mercatini solidali e una "fiera delle cose belle", attività sportive, giochi e animazione per i più giovani e per i più piccoli, come il libro Gufo Oreste e altre storie del bosco di Geppi Santamato.
Tra i risultati più importanti, Fadda evidenzia «la presa di coscienza del valore rivoluzionario della Società del gratuito già attuata nelle realtà della Comunità, come case famiglia, centri diurni, capanne di Betlemme, cooperative. Una proposta rivoluzionaria anche per la politica con il "Ministero della Pace" che ha raggiunto l'ONU».
Le sfide più urgenti che attendono ora la Comunità ha sottolineato Fadda si concentrano «sulla «costruzione della pace come condizione vitale per il futuro degli Stati. La ridistribuzione delle ricchezze a favore degli Stati impoveriti e il riconoscimento per essi del diritto allo sviluppo».
Questo richiede un lavoro congiunto: «C'è molto lavoro da fare insieme con la società civile e la Chiesa per disinnescare la logica della guerra e del profitto e sostituirla con la gratuità e la nonviolenza, ma le giornate di don Oreste hanno rinforzato le nostre speranze».
Queste giornate hanno sicuramente avuto il compito di risvegliare le coscienze, rinnovare le proprie scelte di vita. Chi non lo ha fatto difficilmente è tornato a casa indifferente di fronte alle provocazioni di don Oreste, ai suoi insegnamenti, ricordando l'ammonimento del fondatore: «avete cominciato come incendiari, non finite come pompieri!».