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7 Settembre 2023
Ultima modifica: 7 Settembre 2023 ore 11:07

Buon doncompleanno Oreste Benzi

Il 7 settembre del 1925 nasceva il sacerdote dalla tonaca lisa. Matteo Fadda: «Tra un anno inizia il centenario. Racconteremo don Oreste con un film e tante iniziative»
Buon doncompleanno Oreste Benzi
Foto di Stefano Amadei
La vocazione fin da bambino, sacerdote a 23 anni, una carriera in ascesa. Ma nel '68 decide di scendere in una zona di periferia, e nonostante la fama crescente, resterà un semplice parroco. La sua Opera, però, si è diffusa in tutto il mondo.
Spesso le grandi storie nascono da luoghi sconosciuti.
Così è anche quella di don Oreste Benzi, il sacerdote dalla “tonaca lisa”, nato in un minuscolo paese del riminese, San Clemente, e divenuto il fondatore di un’Opera diffusa in 42 Paesi del mondo.
Se fosse ancora vivo, don Oreste oggi compirebbe 98 anni. L’ultimo compleanno lui l’ha festeggiato quando di anni ne aveva 82, ma i suoi “fan” in Italia e nel mondo continuano a festeggiare ogni anno, il 7 settembre, quello che ormai è divenuto il “doncompleanno”.
Del resto, per chi ha fede, lui non è morto, ha solo vissuto un passaggio, quella notte del 2007 in cui, appena varcato il confine tra il giorno dei morti e quello dei santi, il suo cuore si è fermato.
E lo ha spiegato lui stesso, nel commento alla prima lettura proprio di quel giorno riportato nel messalino Pane Quotidiano – «La morte non esiste, perché appena chiudo gli occhi a questa terra mi apro all’infinito di Dio» – tanto da far esclamare al vescovo Lambiasi, giunto al suo capezzale: «Questa è profezia!».  
 

Un parroco di periferia

Una vocazione precoce la sua: a sette anni sente con chiarezza la chiamata a diventare sacerdote e da quel momento, come ha dichiarato spesso, non ha più cambiato idea. Poi i fatti si susseguono rapidamente lasciando intuire una promettente “carriera” ecclesiastica: a 12 anni entra in seminario, a 23 diventa sacerdote, a 25 inizia a insegnare nel seminario di Rimini e diventa vice assistente (e due anni dopo assistente) diocesano della Gioventù Cattolica, a 28 è già direttore spirituale del seminario.
Sembra un percorso in continua ascesa, ma poi arriva il ’68 e dalla collina del seminario don Oreste vede in basso una zona di periferia dove quel Gesù che lui annuncia sembra non avere ancora trovato dimora. Così decide di scendere a sperimentare la quotidianità del Vangelo avviando dal nulla una parrocchia di periferia, gestita da una piccola fraternità di sacerdoti, anticipando di mezzo secolo una linea oggi assai diffusa.
Lo stesso anno avvia la Comunità Papa Giovanni XXIII.
«Un santo illumina, una comunità santa converte» diceva don Oreste. E lui punta sulla comunità.
Nonostante una intelligenza brillante, grande cultura, innegabili doti di oratore e una fama crescente, don Oreste non riceverà nessuna "promozione", resterà un semplice parroco di periferia. Nessun monsignore, semplicemente don Oreste.
Al contrario sarà la sua Opera a fare carriera: prima il riconoscimento del vescovo di Rimini nel 1983, poi, nel 1998, quello della Santa Sede, confermato nel 2004. Il carisma intuito da quel semplice parroco di periferia è una via di santità certificata dal Pontefice. E per don Oreste è in corso la causa di beatificazione.
 

Matteo Fadda: così ci prepariamo al centenario

«L'eredità di don Oreste è la Comunità Papa Giovanni XXIII – ci dice Matteo Fadda, responsabile generale dell’associazione –. Una vera famiglia che cerca di custodire i suoi insegnamenti e di viverli concretamente, giocandosi la vita giorno per giorno senza troppo rumore e condividendo direttamente con i più poveri la quotidianità, gioie e fatiche, per contribuire un passo alla volta a migliorare questo mondo. Un mondo che mette al centro la persona e non il profitto.»

Gli chiediamo dove troviamo i segni del fatto che l’insegnamento di don Oreste oggi è ancora vivo.
«Anzitutto sono evidenti nelle case famiglia – risponde Fadda – che lui ha inventato 50 anni fa e tutt’ora continuano ad accogliere chi non ha famiglia. Ma anche nelle cooperative che danno lavoro a chi non ha lavoro, e in tutti coloro che si impegnano per rimuovere le cause delle ingiustizie, dal punto più "esposto" presso la sede Onu di Ginevra, fino al villaggio più sperduto del Turkana, in Kenya».

Fra un anno, il 7 settembre del 2024, inizierà l’anno del centenario della nascita di don Oreste, che si concluderà nel 2025.
«Sarà un anno importante per la Comunità Papa Giovanni XXIII - prosegue Fadda - un anno di festa e di ringraziamento per averci donato il nostro caro don. Ma questo infaticabile apostolo della carità è un dono anche per tutta la Chiesa, sia quella riminese che quella universale. Ci stiamo preparando per raccontare don Oreste e ringraziare in vari modi per questo dono, con un film documentario sulla sua persona, con eventi in collaborazione con la Diocesi di Rimini e altre idee per ora ancora abbozzate. Sicuramente cercheremo di coinvolgere non solo il mondo dei fedeli ma anche il mondo civile e le istituzioni con le quali da sempre don Oreste ha dialogato. Perché la proposta della società del gratuito che lui ha lanciato non è solo per i credenti ma per tutti».

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