San Berillo, quartiere storico di Catania segnato da una lunga storia di degrado e marginalità, ospita oggi un’esperienza pastorale vivace e coraggiosa. Nel cuore del centro cittadino, tra il Teatro Massimo e Piazza Stesicoro, opera don Piero Natale Belluso, 39 anni, parroco dal 2022 delle comunità del Santissimo Crocifisso della Buona Morte e di Santa Maria degli Ammalati.
Il giovane sacerdote si ispira alla spiritualità di don Oreste Benzi, fondatore della Comunità Papa Giovanni XXIII, che ha trasformato la periferia in luogo teologico, rendendo visibile il volto di Cristo negli ultimi. Come lui, don Piero crede in una Chiesa povera per i poveri, dove la fede non si predica soltanto, ma si vive nel servizio e nella condivisione. Il suo stile pastorale prende forma nei luoghi feriti della città: prostituzione, spaccio, occupazioni abusive e abbandono. Per far fronte a tutto questo, ha promosso la nascita di un osservatorio urbano e di un laboratorio politico, coinvolgendo le forze vive del territorio.
È anche cappellano della Casa Circondariale Bicocca e della Stazione Centrale, dove ha organizzato iniziative come la "Via Crucis del Lavoratore", insieme a Caritas, case famiglia e pastorale sociale. Accoglienza e prossimità sono il cuore della sua missione: senza distinzioni di etnia o religione, ogni persona è riconosciuta come figlio di Dio.
A Natale apre le chiese per un pranzo comunitario, durante l’anno promuove attività per bambini, feste di quartiere e percorsi di catechesi interculturale, contribuendo a ricostruire un tessuto sociale spesso lacerato.
Don Piero vive il ministero come don Oreste: non da uomo di potere, ma da testimone. Formando coscienze, accendendo speranza, incarnando un Vangelo che si fa gesto quotidiano. «La città è dispersiva – racconta – ma non dobbiamo scoraggiarci. Condividere le fatiche alleggerisce il peso di ognuno. Il nostro abbraccio è per tutti: il culmine resta sempre l’Eucaristia domenicale.» Il suo impegno unisce la spiritualità e il servizio, ed è reso possibile grazie al sostegno concreto di tanti laici.
Don Piero, come gli oltre 31.000 sacerdoti italiani, non riceve uno stipendio dal Vaticano, come spesso si crede. È responsabilità di ogni comunità farsi carico del sostentamento del proprio pastore, anche attraverso forme di supporto economico. Basti pensare che il fabbisogno complessivo per il sostentamento del clero nel 2024 è stato di 522 milioni di euro lordi, comprensivi di stipendi mensili, imposte, contributi e assicurazioni. A coprire questa cifra concorrono: le offerte deducibili dei fedeli (2%), i redditi personali dei sacerdoti (15,9%), le remunerazioni da parrocchie ed enti ecclesiastici (7%), le rendite degli Istituti diocesani (6,8%) e i fondi dell’8xmille (68,8%). Numeri che ci interpellano tutti.
La gratitudine verso i nostri sacerdoti non resti solo a parole, ma si traduca in gesti concreti. Un’offerta deducibile all’Istituto Centrale per il Sostentamento del Clero è un modo semplice e diretto per sostenere chi ogni giorno dona la vita per il Vangelo.