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5 Settembre 2023
Ultima modifica: 5 Settembre 2023 ore 09:09

Dorothy Day: la perseguitata da Dio

Giornalista, scrittrice. Attivista sociale americana. Ha speso la sua vita al fianco dei poveri. Donna inquieta e tormentata scopre la fede. Ora è serva di Dio.
Dorothy Day: la perseguitata da Dio
Mentre a New York Dorothy Day apriva case di accoglienza, unendo la carità con la lotta per la giustizia, a Rimini don Oreste Benzi sviluppava, in pieno Novecento, un analogo modello di santità.
Nel 2015 papa Francesco, parlando al Congresso degli Stati Uniti, citò quattro personaggi che secondo lui molto hanno aiutato il popolo americano a guardare e interpretare la realtà; quattro figli e quattro sogni: oltre a Abraham Lincoln, Martin Luther King, Thomas Merton, citò anche una donna: «la serva di Dio Dorothy Day, che ha fondato il Catholic Worker Movement. Il suo impegno sociale, la sua passione per la giustizia e per la causa degli oppressi, erano ispirati dal Vangelo, dalla sua fede e dall’esempio dei santi».
Una citazione talmente sorprendente che molti senatori si chiedevano: «ma perché ha parlato di Doris Day?».  Cioè dell’attrice che negli anni Cinquanta era chiamata la fidanzatina d’America.
Dorothy non è ancora molto conosciuto nel suo paese, figuriamoci nel nostro. Ad accendere i riflettori su di lei ci ha pensato nelle settimane scorse il Meeting di Rimini, dove sono intervenuti Robert Ellsberg, suo collaboratore convertitosi alla fede grazie a lei, e la sua biografa italiana Giulia Galeotti.

Dorothy Day: la storia

Chi era Dorothy Day?Una personalità dai lineamenti forti, che non è possibile, e nemmeno lecito, incasellare in una formula. È stata giornalista, scrittrice, attivista politica, anarchica, amica di socialisti e comunisti, pacifista, carcerata più volte, convertita, ragazza madre, cofondatrice di un giornale e di un movimento cattolico.
Nata nel 1897 e deceduta nel 1980, la sua è stata un’esistenza non lineare, ricca di drammi e di momenti di grande luce, tutti vissuti nel quadro dell’America del Novecento e, soprattutto di New York.
Ripercorrendo la sua vita, si rivivono i grandi eventi del secolo scorso, si incontrano i grandi personaggi con cui lei ha in qualche modo avuto a che fare.
Era una bambina quando fu sconvolta dal terremoto di San Francisco del 1906, quando vide la generosità di tanti che si prendevano cura di chi aveva perso tutto. Lei si chiedeva: «Perché una comunità non si prende cura dei suoi membri più fragili?».
Era una bambina, ma quell’intuizione segnò la sua vita. Da giovanissima comincia a scrivere sui giornali di sinistra e si occupa degli emarginati, dei senza tetto, di chi non ha altro che la vita di strada.

L'inquietudine di Dorothy

La sua inquietudine la porta a vivere le più varie esperienze che qui non è possibile riassumere tutte. In questo tormentato percorso lei si sente come «perseguitata da Dio». Ha avuto un padre anticlericale, è cresciuta lontana dalla fede cristiana, ha amici fra anarchici, socialisti e comunisti, ma il riferimento a Dio l’accompagna sempre. Grande appassionata della buona letteratura, quando è in carcere, l’unica sua lettura sono i Salmi, un altro libro che ogni tanto legge è l’Imitazione di Cristo. Dopo giornate di lavoro intenso fra strada e giornale, dopo nottate a bere con gli amici, all’alba è attratta da una chiesetta dove entra e si sofferma in silenzio.
Rimane incinta, ma il compagno la costringe all’aborto. Si sposa per ripicca con un uomo ricco, infine si innamora follemente di un amico anarchico e dalla loro relazione nasce una figlia. Una gioia immensa, traboccante, che la porta alla fede. Chiede il battesimo per la figlia e, dopo qualche mese, pure lei chiede di essere accolta nella Chiesa cattolica. Una conversione singolare, provocata dalla gioia della maternità. Ma è un gesto che le è costato lacrime e sangue: il compagno anarchico, che non crede nel matrimonio, la lascia, gli amici la guardano con diffidenza: «ma come, ti sei messa con la Chiesa che sta sempre dalla parte dei padroni?» Le consigliano di farsi vedere da un bravo psicologo.

Giornalista testimonia la Chiesa dei poveri

Nel 1993 partecipa a una grande marcia per la fame e vede che ci sono tutti gli altri, tranne i cattolici. Va in chiesa, prega e chiede un segno per capire qual è la sua vocazione. A casa trova Peter Maurrin, un immigrato francese imbevuto delle idee di Mounier e della dottrina sociale della Chiesa, che sogna una rivoluzione personalistica e comunitaria. Una coppia quanto mai assortita, più diversi fra loro non potrebbero essere, ma insieme fondano un giornale il Catholic Worker, e l’omonimo movimento. Un giornale e un movimento per difendere i diseredati, per combattere l’ingiustizia, per testimoniare che la Chiesa sta coi poveri. Il primo numero è venduto a un cent perché tutti potessero comprarlo, in breve il giornale raggiuge le 150 mila copie.
Un giorno un povero bussa alla casa di Dorothy, che è anche la redazione. «Ho bisogno di un letto». «Non ce l’abbiamo». «Ma come, non siete voi che predicate l’accoglienza?». Dorothy si mette subito al lavoro e nasce la prima casa di accoglienza, concepita come luogo dove si praticano tutte le opere di misericordia. Negli anni successivi diventeranno più di 30 in ogni parte degli Stati Uniti. «Se tuo fratello ha fame non lo metti alla porta», dice la donna a chi le chiede ragione del suo modo di fare. Per lei vale la lezione di Matteo 25, 35-35: «Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi».

Carità e giustizia si abbracceranno

«E non chiamatemi santa», si arrabbiava. Non voleva essere liquidata come una innocua immaginetta. Sui santi ha scritto: «Tutto ciò che avevo letto da bambina sui santi mi aveva emozionato. Ho potuto vedere la nobiltà di dare la vita per il malato, il mutilato, il lebbroso. Sacerdoti e suore in tutto il mondo potrebbero lavorare per i più piccoli di Cristo, e il mio cuore si è commosso davanti al loro lavoro. Ma c'era un'altra domanda nella mia mente. Perché si è fatto così tanto per rimediare al male invece di evitarlo? . . . Dov’erano i santi per cercare di cambiare la situazione sociale, non solo per servire gli schiavi, ma per eliminare la schiavitù?».
«Certamente una santa dalla storia insolita. - ha detto a Rimini Robert EllsbergLa missione della sua vita è stata quella di unire la pratica della carità con la lotta per la giustizia. Ha inventato un modello di santità che prima non esisteva». Probabilmente Ellsberg non sa che in Italia don Oreste Benzi, anche lui in pieno Novecento, ha praticato lo stesso modello di santità.
Se Dorothy Day è sconosciuta ai più in Italia, difficile pensare che il prete dalla "tonaca lisa" sia conosciuto a New York.
Proprio nei giorni del Meeting, è uscito il libro autobiografico pubblicato dalla Libreria Editrice Vaticana, Ho trovato Dio attraverso i suoi poveri, con prefazione di papa Francesco: «La vita di Dorothy Day come lei stessa ce la racconta in queste pagine è una delle possibili conferme di quanto già papa Benedetto XVI  ha sostenuto con vigore e che io stesso ho ricordato in più occasioni: La Chiesa cresce per attrazione, non per proselitismo». Dorothy Day testimonia che «non sono gli sforzi o gli stratagemmi umani ad avvicinare le persone a Dio, bensì la grazia che scaturisce dalla carità, la bellezza che sgorga dalla testimonianza, l’amore che si fa fatti concreti».

Dorothy Day vs Don Oreste Benzi 

Dorothy è quanto mai attuale. Nell’America degli anni Trenta, osserva: «Oggi ci sono cristiani che oltraggiano Cristo nel nero, nel povero, nell’italiano, sì, e nell’ebreo». Quel riferimento all’«italiano» dovrebbe far meditare. Un’altra osservazione colpisce noi che viviamo nell’epoca della terza guerra mondiale a pezzi. Sul periodo della prima (1915-18) ha scritto: «C’era poca disoccupazione perché le fabbriche di munizioni lavoravano ventiquattr’ore al giorno».
Si accennava prima alla consonanza con don Benzi su una carità che arriva fino alla rimozione delle cause dell’ingiustizia. Ma ci sono anche altre sintonie. Riflessioni sulla natura del comunismo assolutamente simili e sorprendenti, visto che si sviluppano da una parte e l’altra dell’Atlantico. Una forte spiritualità del corpo mistico, con le membra più forti che si fanno carico delle più debole. E poi la devozione e l’interesse per santa Teresa d’Avila, per san Giovanni della Croce, per santa Teresina di Lisieux.  
C’è un ponte Rimini-New York tutto da scoprire.