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10 Ottobre 2025

Droghe. Tutto quello che c'è da sapere in un convegno a Rimini

Kronos e Kairos. Il 23 e 24 ottobre in Sala Manzoni
Droghe. Tutto quello che c'è da sapere in un convegno a Rimini
Foto di jsgarnerauthor from Pixabay
Perché le droghe e i comportamenti additivi attirano? Perché spingono a farne uso anche quando sono evidentemente dannosi? Se ne può uscire? Se ne parlerà nel corso dell'evento riminese ed in un libro uscito con Sempre Editore

Ci sono legami che stringono, che costringono, che restringono. Sono quelli dei comportamenti e delle sostanze che chiamiamo “droghe”. Ci sono uomini e donne che ci cascano dentro e sembrano non trovare una via d’uscita. E ci sono legami che liberano. Sono quelli con le persone che scelgono di affiancarsi a chi ha sviluppato delle condizioni di dipendenza e propongono un percorso di recupero, di rinascita.

Ugo Ceron
Ugo Ceron, psicologo e psicoterapeuta, rappresenta la Comunità Papa Giovanni XXIII nei tavoli istituzionali promossi dallo Stato italiano sulle politiche antidroga.
 Del tema si occupa un libro appena uscito con Sempre Editore: Legami. Viaggio tra sostanze, dipendenze e storie di recupero. Un testo ricco e completo che tratta di tutto ciò che ha a che fare con il tema della dipendenza e del metodo che la Comunità Papa Giovanni XXIII ha elaborato in oltre 40 anni di esperienza.

Abbiamo fatto qualche domanda ad Ugo Ceron, autore del libro insieme ad Ivana Conterno.

 

Quando possiamo parlare di “dipendenza”?

«Possiamo parlare di dipendenza quando ci sono persone che incontrano sostanze o comportamenti che diventano ricorsivi. Sono forme per cercare gratificazione o sollievo a sofferenze e dolori. Da lì – come scriviamo ampiamente nel libro – si instaurano meccanismi neurobiochimici per ripetere esperienze gratificanti che rilasciano dopamina».
 

Ogni comportamento ripetuto diventa dipendenza?

«No, sono i comportamenti che tendono ad irrigidirsi e quindi restringono il campo delle esperienze. La dipendenza diventa “patologica” perché è esclusiva e chiede di essere alimentata. Quando ad esempio nel gioco passo da spendere 10 euro – che potrebbe essere un comportamento accettabile – a spenderne 50 o 100 o mi gioco stipendio e mi indebito, ed entro in un circolo continuo».

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Come sta cambiando il problema negli ultimi anni?

«Dai dati che abbiamo l’eroina da sostanza diffusa è diventata meno incisiva, Mentre la cocaina e il crack si trovano a prezzi sempre più bassi, 

convegno dipendenze
Il 23-24 ottobre 2025, a Rimini, la Comunità Papa Giovanni XXIII organizza un convegno sul tema delle dipendenze
 diventando, assieme all’alcool una delle sostanze più diffuse. Oltre a questo si è ormai consolidato il fenomeno del policonsumo che comprende alcol, cannabinoidi, poi cocaina e allucinogeni. Un’altra novità è l’abbassamento dell’età di esordio».

 

E riguardo a quelli che definisci “comportamenti”?
«C’è il problema del gioco d’azzardo patologico, con un’ampia diffusione tra persone adulte e anziani, mentre nel gioco online c’è soprattutto la popolazione giovanile. I giovani presentano anche forme di ritiro, le cosiddette addiction con dipendenza da internet, che si associa al ritiro sociale». 

Come sono nate le Comunità Terapeutiche? Come continuano oggi?

«Sono nate come strutture alternative o meglio risposte che non esistevano nel contesto sociosanitario degli anni 70-80. Oggi sono strutture accreditate che svolgono un’azione terapeutica per conto dello Stato, in rete con i “servizi per le dipendenze” che ci contattano per realizzare percorsi di recupero, reinserimento e accompagnamento. Si va verso una complessità sempre maggiore delle persone con problemi di dipendenza: sono soggetti fragili psicologicamente».
 

Quindi un utente come arriva?

«Entra inviato dal Serd e noi gli proponiamo un percorso terapeutico. È importante sottolineare come il trattamento non sia offerto come in una clinica, ma reso disponibile attraverso il pieno coinvolgimento dell’utente che viene responsabilizzato nella vita della comunità. Le responsabilità diventano l’ambito in cui si mette in gioco.
La comunità sta in piedi attraverso l’auto aiuto reciproco degli utenti, accompagnati dagli operatori»
 

Quando si può dire che uno ne è fuori?

«Quando è capace di rileggere la propria storia e capire la funzione delle sostanze o dei comportamenti, ma la consapevolezza non è sufficiente perché – come scriviamo nel libro – ci sono dei comportamenti automatici. Uno ne è fuori quando si accorge di avere dei richiami e per fronteggiarli mette in atto le strategie che ha acquisito in Comunità Terapeutica, ed trova un senso di vita stabile”