Il 3 novembre il giornalista Gian Antonio Stella e la psicoterapeuta Chiara Pracucci sono intervenuti sul tema del gioco d'azzardo in un incontro a Rimini evidenziando che il gioco d'azzardo in Italia è un fenomeno in fortissima crescita. Lo Stato ha una responsabilità diretta nell'alimentare il problema attraverso silenzi politici, la soppressione di strumenti di contrasto, come l'Osservatorio sul gioco d'azzardo, e la promozione pubblica delle attività legate al gioco. Che risposta dare a questa problematica?
Non è nuovo Gian Antonio Stella a inchieste giornalistiche incisive, spesso orientate alla denuncia dei malcostumi, alle ingiustizie sociali. Sua la pubblicazione nel 2007 del fenomeno editoriale “La Casta”, un’analisi acuta e dettagliata dei privilegi e abusi della classe politica italiana.
Il suo giornalismo d’inchiesta, da tempo lo ha portato a svolgere un’interessante indagine sul fenomeno del gioco d’azzardo in Italia. Argomento sul quale Stella oltre a denunciarne la pericolosità, non manca di rilevarne le responsabilità da parte dello stato.
Azzardopoli: il Bel Paese dell'ipocrisia
Gian Antonio Stella
Foto di ANSA/DANIEL DAL ZENNARO
La sera del 3 novembre, presso il cinema teatro Tiberio di Rimini, del tema “azzardo” se ne è parlato con toni chiari e allarmati assieme a Gian Antonio Stella, alla psicologa e psicoterapeuta Chiara Pracucci e referenti della Rete GAP di Rimini.
GAP è una Rete a contrasto del Gioco d’ Azzardo Patologico nata a supporto e in sinergia col servizio dipendenze patologiche di Rimini che vede interagire il pubblico e privato sociale tra cui la Comunità Papa Giovanni XXIII che ne è capofila.
“Azzardopoli. Il Bel Paese dell’ipocrisia?” questo il titolo dell’incontro pubblico per riflettere, dati alla mano, sulla ferita sociale di un fenomeno in continua crescita anche tra i giovanissimi. Fenomeno senza dubbio alimentato da silenzi complicità e interessi.
«Nel 1990 in Italia venivano giocati nell’azzardo 4 miliardi e 800 milioni di oggi – riferisce Stella –; oggi siamo a 157 miliardi e 453 milioni. Escalation pazzesca tra cui lo Stato ne ricava sempre di meno, circa il 19% degli utili oggi sono scesi al 7,1.
Nessun politico, né di destra né di sinistra, se non la Meloni e Salvini anni fa in piena campagna elettorale, ha mai avuto il coraggio di prendere una posizione netta sul tema, anzi, addirittura con la Legge di Bilancio 2025 è stato soppresso l’Osservatorio per il contrasto della diffusione del gioco d'azzardo e il fenomeno della dipendenza grave.
3 novembre, Rimini. Incontro sul gioco d'azzardo con Gian Antonio Stella e Chiara Pracucci
Foto di Fethi Athakol
Uno stato biscazziere – continua Stella – che ha alimentato col suo silenzio e la sovraesposizione del gioco d’azzardo a creare problemi di dipendenza. La cosa che fa più male è vedere l’ipocrisia di chi fa le prediche agli altri sul tema poi, quando va al governo, fa la stessa cosa».
Tuonano chiare le parole di Stella che esorta a vigilare davanti alle continue sponsorizzazioni pubbliche nello sport come in eventi nazionali di alcune holding italiane attive nel mercato del gioco legale autorizzato. E ancora di smascherare un sistema pubblico che sovra stimola e promuove in tutti i modi il gioco d’azzardo.
«Pensate – diceva Stella – anche solo quando andate in una normale tabaccheria a quanti gratta e vinci o altre proposte di gioco vi si profilano innanzi. Se dovessimo fare un parallelismo col tema alcol è un po’ come se ogni volta che andate al banco della tabaccheria qualcuno vi dicesse: «Già che sei qui, vuoi un “cichettin”?»
«Uscire da questa dipendenza, è un percorso difficile» racconta Maurizio da 13 anni lontano dal gioco e facente parte di un gruppo di Gruppo Giocatori Anonimi. «La gente prova vergogna nell’avvicinarsi ai gruppi di auto aiuto, ma è davvero un modo valido per affrontare il problema. Chi gioca d’azzardo è bravissimo a mentire e a nascondersi».
Gioco d'azzardo patologico: una patologia difficile da ammettere
Ed effettivamente, lo segnala anche Chiara Pracucci, esperta su tematiche legate alle patologie da gioco d'azzardo compulsivo e nuove dipendenze, sono solo la punta di un iceberg, le persone che si avvicinano ai Servizi per chiedere aiuto.
«Effettivamente – dichiara la Pracucci – la dipendenza da gioco non è semplice da rilevare e ammettere, eppure i meccanismi cerebrali coinvolti nel gioco d'azzardo patologico non sono dissimili a quelli che si attivano nella dipendenza da sostanze stupefacenti. Entrambe le dipendenze sfruttano il sistema di ricompensa del cervello, principalmente attraverso il rilascio di dopamina, e possono portare a cambiamenti neurobiologici simili. È evidente, soprattutto in chi arriva a giocarsi parti sostanziali dei propri soldi e beni, che siamo di fronte a persone che faticano a trovare nella loro vita qualcosa che li soddisfi e li aiuti nell’affrontare solitudini, momenti di fatica e fragilità. Allo stesso tempo vi è il bisogno di vivere una fuga per non affrontare la realtà».
Come rispondere al problema del gioco d'azzardo
Quali possibili risposte? Prevenzione, cura e un’azione di politica di contrasto e il potenziamento di un lavoro di rete, ribadiscono in modo unanime i relatori sottolineando che non è più tempo di sottostimare i rischi e le ripercussioni economiche e sociali di un gioco che col “gioco” così come comunemente inteso non vi ha proprio nulla a che vedere.