A proposito di cambiamenti climatici, non possiamo più permetterci di perdere tempo. Le istituzioni devono concretizzare le proposte che giungono dalle nuove generazioni di attivisti per il clima. Basterebbe ascoltare quanto detto durante la Youth4Climate di Milano appena concluso, durante il quale 400 giovani delegati hanno discusso di cambiamenti climatici in vista della pre-COP26, il meeting preparatorio che precede di circa un mese la COP26 di Glasgow.
Le richieste dei giovani sono particolarmente chiare e concise e per questo è necessario prestare loro molta attenzione: le generazioni future, infatti, chiedono maggiore spazio di partecipazione alla vita politica-sociale, propongono la totale decarbonizzazione entro il 2030 delle nostre economie, più misure di finanziamento destinate alle energie rinnovabili e all’efficientamento energetico, passando anche per la tassazione delle emissioni di anidride carbonica. I Paesi più ricchi, insomma, devono agire con urgenza con azioni climatiche che siano radicate nella giustizia sociale.
Durante lo svolgimento della Pre-COP26, tenutasi a Milano nei primi giorni di ottobre, il Presidente del Consiglio Mario Draghi ha mostrato di essere consapevole dei problemi, in particolare quando ha dichiarato che «dobbiamo agire velocemente e più efficacemente per affrontare le crisi climatiche» e quando ha auspicato che «al G20 di ottobre ci prepariamo a far fronte agli impegni per rimanere al di sotto di 1,5°C, sviluppare strategie in linea con questo obiettivo e sostenere i paesi in via di sviluppo».
Eppure, le misure messe in campo per il raggiungimento di questo obiettivo sono ancora troppo timide e la COP26 rischia di finire con un buco nell’acqua. L’attivista Greta Thunberg è stata eloquente quando ha parlato di “bla bla bla” da parte delle istituzioni: stop agli annunci, è ora di atti concreti, poiché le misure di contenimento del riscaldamento globale non sono più derogabili.
Gli Stati devono decarbonizzare la propria economia e questo percorso - non perseguibile dall’oggi al domani - ha bisogno di tempi e pianificazione. L’Italia, nella Strategia Energetica Nazionale (SEN) pubblicata nell’ottobre 2017, ha parlato di phase-out dal carbone entro il 2025 ma si tratta di un impegno non vincolante, e infatti non sono ancora state adottate concrete linee d’azione.
Tra queste manca l’approvazione di una Legge Quadro sul Clima (ce l’hanno già i maggiori stati europei) in modo da definire un tetto - un budget di carbonio, insomma - alle emissioni per tutti i settori, secondo la traiettoria di una progressiva decarbonizzazione della nostra economia.
In occasione della Pre-COP26, il WWF ha identificato cinque priorità chiave da raggiungere, il minimo che ci si aspetta dai leader.
Le priorità sono:
Insomma, per mantenere entro 1,5°C il riscaldamento globale futuro, gli obiettivi a breve termine devono essere integrati da strategie a lungo termine, come richiesto dall'Accordo di Parigi. Prima di affidarci completamente a tecnologie in grado di assorbire le emissioni e compensare le attività inquinanti, è necessario concentrarsi sulla riduzione delle emissioni. Il futuro delle generazioni passa per forza di qui.