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29 Dicembre 2022

Energie rinnovabili: scogli da burocrazia e comitati locali

In Italia attivati solo 3 gigawatt sui 300 richiesti
Energie rinnovabili: scogli da burocrazia e comitati locali
Foto di Andreas Troll da Pixabay
Le grandi associazioni ambientaliste spingono per le installazioni mentre i comitati locali frenano. Il dibattito in corso.

Il 54% degli italiani ha la percezione che l’Italia sia rimasta indietro rispetto agli altri Paesi UE sul tema delle energie rinnovabili. Lo scorso anno era il 47%. Questa fetta crescente di cittadini non ha tutti i torti: nel 2022 le richieste di allacciamento per eolico e solare hanno raggiunto una potenza di 300 gigawatt ma solo 3 gigawatt sono stati effettivamente attivati. 
L'Italia avrebbe bisogno, da qui al 2030, di 70 gigawatt: basterebbe cioè autorizzare meno di un quarto degli impianti per cui è stata richiesta la connessione alla rete elettrica per raggiungere gli obiettivi climatici.

I problemi burocratici

Si può dire che la transizione energetica verso le fonti pulite sarebbe a portata di mano, se solo sbloccassimo le richieste pendenti degli impianti rinnovabili. Un divario significativo tra quello che si potrebbe fare e ciò che si concretizza effettivamente. Ma qual è il problema di questo rallentamento? La risposta sta ancora una volta nella burocrazia italiana. La valutazione di impatto ambientale, infatti, è parte di un iter autorizzativo lunghissimo, che coinvolge due ministeri (quello dell’ambiente e dei beni culturali) e le soprintendenze territoriali, che hanno diritto di veto. Dei 300 gigawatt presentati nel 2022, solo 120 sono riusciti a iniziare l’iter.

I problemi paesaggistici

L’Italia, si sa, è un paese ricco di beni culturali e dal paesaggio unico. Per questo, non tutti sono d’accordo nell’autorizzare impianti di rinnovabili ovunque. Soprattutto se si tratta di pannelli fotovoltaici a terra (a causa del consumo di suolo) e delle pale eoliche, accusate di deturpare vaste porzioni di paesaggio. A rivendicare una migliore gestione del territorio sono soprattutto i comitati locali, mentre le grandi associazioni ambientaliste spingono per accelerare le installazioni, anche se queste dovessero in certi casi entrare in conflitto con il territorio: il Fondo per l’ambiente italiano (Fai), Legambiente e Wwf hanno siglato un documento comune – “Paesaggi rinnovabili” – che apre definitivamente all’installazione dei necessari impianti rinnovabili sui territori, ampliando un punto di vista che già da tempo comprende anche Greenpeace.
«È innegabile che la diffusione degli impianti per produrre energia da fonti rinnovabili, in linea con gli obiettivi di decarbonizzazione, inciderà sui nostri territori, trasformando i paesaggi già oggi feriti dalla crisi climatica - si legge nel documento comune - Coniugare gli obiettivi della transizione energetica con la lungimiranza nella pianificazione paesaggistica e la qualità della progettazione è quindi la sfida cruciale del prossimo futuro. Per accelerare la transizione ecologica verso le energie rinnovabili”.

Il dibattito sulle associazioni ambientaliste

Molti, però, non sono dello stesso avviso: dalle pagine del Fatto Quotidiano, lo storico d’arte Tomaso Montanari se la prende con la svolta “industrialista” delle grandi associazioni ambientaliste (dalle quali bisogna togliere Italia Nostra). Per il docente è necessario prima coprire tutte le superfici già antropizzate (tetti dei capannoni industriali, aree degradate da bonificare, i tetti degli edifici pubblici e privati al di fuori dei centri storici, aree di parcheggio ecc.) e poi puntare a una vera e propria “decrescita energetica”, a sui si appellano anche altri autori, quali Maurizio Pallante. La riduzione dei consumi (non solo energetici, ma anche di beni, di consumo di carne, di suolo ecc) diventa così necessaria se vogliamo rientrare nei limiti della sostenibilità ambientale. 
Mentre il dibattito è in corso, il 14 novembre 2022 la Commissione industria del Parlamento europeo ha approvato una proposta per favorire la diffusione delle fonti pulite: tutti i progetti di rinnovabili, infatti, saranno dichiarati di interesse pubblico e prioritario e saranno quindi esentati da alcune valutazioni di impatto ambientale. Forse un esempio da copiare, per fare contenti tutti, è quello che arriva dal Giappone: il governo, infatti, ha reso obbligatoria l'installazione di pannelli solari su tutte le case costruite dalle grandi imprese edili a partire dal 2025.