«Generativi di tutto il mondo, unitevi!», le parole dell’economista Leonardo Becchetti sintetizzano bene la ricchissima mattinata della Conferenza dedicata Economia e Lavoro, sabato 6 settembre, a Rimini, seconda delle tre “Giornate di don Oreste”
Ben 9 i relatori di altissimo livello, che hanno condiviso prima di tutto, in pieno spirito di don Oreste, la loro vita e il senso della loro missione. Magistralmente coordinati da Stefano Arduini, giornalista di Vita, hanno fatto una rilettura meditata ed approfondita del pensiero economico e sociale di don Oreste Benzi.
Leonardo Becchetti ha messo l’accento sul fatto che oggi il mondo dell’economia alternativa è molto bravo nel portare avanti imprese sociali, a fare cultura, ma la vera sfida per il futuro è trasformarlo in azione politica, trovando il modo di unirsi e praticando lo sconfinamento e la contaminazione.
Foto di Francesco Pasolini
Stefano Granata, Presidente di Federsolidarietà, ha condiviso il fatto che il mondo del lavoro porta oggi una grossa domanda di senso (l’80% non è soddisfatto del proprio lavoro) e che la fragilità (avere come colleghi i cosiddetti “scappati di casa”) è già oggi in molti contesti un elemento di forte sviluppo.
Enzo Zerbini, presidente e anima della Cooperativa sociale Il Calabrone di Cremona, ha raccontato con grande entusiasmo l’esperienza di eccellenza in campo metalmeccanico, dove la tecnologia porta inclusione, mentre fragilità e produttività vanno a braccetto. L’innovazione aiuta a superare i nostri limiti, l’umanità aiuta ad accettarli.
Emma Tadei, figlia di Vittorio, imprenditore illuminato fondatore del gruppo Teddy e grande amico di don Oreste, ha spiegato come una ferita familiare (la perdita del figlio Luigi) per Vittorio è diventata una ferita generativa che ha dato vita ad una multinazionale bellissima che coniuga solida presenza sul mercato con rifiuto di scelte speculative, sostegno in Italia e nel mondo di imprese sociali ed attentissima scelta dei fornitori perché a nessuna azienda della catena manchi il margine vitale.
Sabrina Limido, psicologa della Comunità Papa Giovanni XXIII, ha descritto l’opera dei Poliambulatori gratuiti della Comunità a Rimini e a Fossano (CN), nati proprio da una precisa intuizione di don Oreste.
Nazareno Gabrielli, direttore di Banca Etica, parlando del mondo della finanza ha condiviso un dato impressionante: dei 660 miliardi di supporti creditizi al mondo economico, solo 60 miliardi (appena l’1%) vanno al mondo del no profit. Banca Etica rappresenta un unicum nel mondo bancario in materia di impieghi (nessun finanziamento per armi, allevamenti intensivi, tabacco, gioco d’azzardo, combustibili fossili) ed un’assoluta trasparenza in materia di imprese finanziate.
Elisabetta Garuti, della Comunità Papa Giovanni XXIII, ha riletto i principali assi del pensiero economico e sociale di don Benzi, partendo dall’ingiustizia strutturale della società del profitto. Le “opere buone”, ha detto, a volte paradossalmente possono essere disfunzionali o la foglia di fico di chi depreda al posto di costruire sviluppo. Cosa fare? La proposta della Società del Gratuito, grande intuizione profetica di don Oreste Benzi, è una risposta integrale e possibile.
Emozionante e coinvolgente la testimonianza di Silvia De Munari, volontaria di Operazione Colomba, che dal 2008 ha accolto l’invito della Comunità di Pace di San Jose de Apartadò in Colombia (uno degli angoli più belli dell’America Latina) di condividere una presenza come corpo nonviolento di pace, come deterrente contro assassinii e soprusi. Un bellissimo esempio di pace vera basata sulla condivisione diretta.
Al termine Riccardo Moro, economista ed esperto di cooperazione allo sviluppo, ha dato una lettura internazionale ai ricchissimi interventi, sottolineando che il profitto è un mezzo e mai un fine e che il mercato può essere un luogo di santità come spazio di relazioni umanizzanti.
In conclusione è proprio dalla vita di don Oreste, una vita sempre di relazione, che è emerso in modo univoco da tutti che l’economia nuova è quella basata su relazioni umanizzanti che diventano generative per tutte le persone coinvolte.
E allora, in pieno spirito con don Oreste, «generativi di tutto il mondo, uniamoci!»