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19 Gennaio 2023
Ultima modifica: 19 Gennaio 2023 ore 09:51

Germania: il villaggio che resiste alla miniera di carbone

In Germania gli ambientalisti protestano contro l'ampliamento di una delle più grandi miniere di lignite del mondo. Anche Greta Thunberg si unisce alle proteste.
Germania: il villaggio che resiste alla miniera di carbone
Foto di Ronald Wittek
Per fronteggiare l'emergenza energetica causata dalla guerra in Ucraina, la Germania punta sul carbone ampliando la miniera di Garzweiler vicino al villaggio di Lützerath diventato ormai un villaggio fantasma. Battaglia degli ambientalisti che dal 2020 occupano il territorio. Greta Thunberg, che si è unita alle proteste, è stata portata via dalla polizia tedesca.
Di recente, un minuscolo villaggio nel nord della Renania, in Germania, è finito sotto i riflettori mondiali: qui è in corso lo sgombero da parte delle forze dell’ordine di centinaia di attivisti ambientali che protestano contro l’ampliamento di una delle più grandi miniere di lignite del mondo.
 
Il villaggio si chiama Lützerath, mentre la miniera in questione è la Garzweiler. Ma più che il nome della miniera è interessante vedere chi ci sta dietro: la società energetica RWE, che ha preso in prestito un totale di 5,4 miliardi di dollari da un gruppo di 25 banche tra le quali figurano HSBC, Barclays e Santander: tutti istituti bancari che si sono impegnati ad allineare i propri finanziamenti e investimenti allo net-zero entro il 2050.
 

Cosa succede nella miniera di carbone di Garzweiler 

Fino al 2006, questo piccolo paesino contava 100 anime. Poi è cominciato l’esodo, fino a quando Lützerath è diventato un villaggio fantasma. Il motivo di questa fuga forzata sta nel progetto di ampliamento della miniera di carbone da 3200 ettari della compagnia tedesca.
 
Il piano della società estrattiva è quello di arrivare a estrarre 280 milioni di lignite entro il 2030 nell’area, contro i 25 milioni all’anno attuali. Per il governo tedesco si tratta di un piano necessario per soddisfare i propri bisogni energetici in un momento di instabilità della sicurezza degli approvvigionamenti, a causa del conflitto in Ucraina.
 

Il villaggio occupato dagli ambientalisti per più di due anni

 
Per ostacolare la distruzione del villaggio e opporsi al mega-progetto di ampliamento, a partire dal 2020 diversi collettivi di attivisti ambientalisti hanno occupato il villaggio. Molti di loro hanno occupato gli edifici abbandonati, ripopolando di fatto il villaggio fantasma in segno di protesta.
 
Nell’autunno 2022, una sentenza di tribunale ha però bandito, a partire dal 10 gennaio 2023, l’ingresso e la sosta nell’area di Lützerath. Dal giorno successivo sono quindi iniziati gli sgomberi da parte della polizia.
 
Durante gli scontri con le forze dell’ordine, alcune persone sono state trascinate via con la forza, altre sono salite sugli alberi (c'è una legge federale, infatti, che proibisce il taglio degli alberi: così gli ambientalisti sperano di mantenere il presidio).
 

Greta Thunberg si è unita alle proteste

 
In particolare, il 7 gennaio scorso si è tenuta un’imponente manifestazione, partecipata da circa 7.500 persone. Tra i movimenti presenti sia durante la manifestazione sia il periodo di occupazione vanno nominati Fridays for future, Ultima generazione, Greenpeace e molti altri. Anche Greta Thunberg ha preso parte fisicamente alla recente manifestazione.
 
«È assurdo che tutto questo stia succedendo nel 2023 - ha commentato Thunberg prima di essere rilasciata dalla polizia -. La scienza parla chiaro: dobbiamo tenere il carbone sottoterra. La Germania si sta davvero rendendo ridicola in questo momento».