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6 Agosto 2025
Ultima modifica: 6 Agosto 2025 ore 07:30

Hiroshima, 80 anni dopo

Ricordare per costruire un futuro senza armi nucleari. L'appello: «L'Italia ratifichi il trattato ONU sulla proibizione delle armi nucleari»
Hiroshima, 80 anni dopo
Foto di HIROSHIMA PEACE MEMORIAL MUSEUM
Il 6 agosto 1945, la città di Hiroshima fu devastata dalla prima bomba atomica della storia, seguita pochi giorni dopo da Nagasaki. Questi eventi segnarono la fine della Seconda Guerra Mondiale e l'inizio di una nuova era di consapevolezza sui pericoli delle armi nucleari.
Il 6 agosto 1945, alle ore 8:15 del mattino, una bomba atomica all'uranio, soprannominata "Little Boy", fu sganciata da Enola Gay, un bombardiere statunitense B-29, sulla città giapponese di Hiroshima. Fu il primo bombardamento nucleare della storia. La bomba esplose a circa 600 metri di altezza sopra il centro della città, generando un'onda d'urto e una sfera di fuoco che distrusse immediatamente il 90% degli edifici e delle infrastrutture. In un istante morirono 80mila persone, altre 60mila morirono nelle settimane successive.
«Ero nella mia stanza con un altro prete alle 8:15, quando improvvisamente vedemmo una luce accecante, come un bagliore al magnesio. Non appena aprii la porta che si affacciava sulla città, sentimmo un'esplosione formidabile simile al colpo di vento di un uragano. Allo stesso tempo porte, finestre e muri precipitarono su di noi in pezzi. Salimmo su una collina per avere una migliore vista. Da lì potemmo vedere una città in rovina: di fronte a noi c'era Hiroshima devastata». A parlare è Pedro Arrupe, gesuita basco, sopravvissuto al bomba, che divenne poi Superiore generale della Compagnia di Gesù e ora è Servo di Dio. Una piccola comunità di padri Gesuiti viveva in un presbiterio vicino la parrocchia, a poco più di un chilometro dal punto di detonazione.

Da Hiroshima a Nagasaki

Tre giorni dopo, il 9 agosto 1945, fu la volta di Nagasaki. Questa seconda bomba, al plutonio, soprannominata “Fat Man”, esplose a circa 500 metri sopra la città, causando una devastazione simile a quella di Hiroshima, sebbene la topografia montagnosa della zona abbia limitato parzialmente l'estensione della devastazione.
I due bombardamenti nell'arco di pochi giorni provocarono la morte di 210mila persone e 150mila feriti. Fu l'unica volta in cui le bombe nucleari furono utilizzate in guerra. Da allora il mondo ha conosciuto la devastazione che esse portano e le conseguenze catastrofiche che potrebbero causare a livello planetario. Il 15 agosto 1945 il Giappone firmò la resa: era la fine della seconda guerra mondiale. I superstiti del bombardamento vennero chiamati hibakushauna parola giapponese che significa letteralmente “persona esposta alla bomba”.

Il premio Nobel a Nihon Hidankyo

Lo scorso anno il Premio Nobel per la Pace è stato assegnato a Nihon Hidankyo, organizzazione giapponese dei sopravvissuti alle bombe atomiche di Hiroshima e Nagasaki. Il Comitato norvegese per il Nobel ha deciso di assegnare loro il Premio Nobel per la pace “per gli sforzi per realizzare un mondo libero dalle armi nucleari e per aver dimostrato attraverso la testimonianza dei sopravvissuti che le armi nucleari non devono mai più essere utilizzate”. Già nel 2017, tra diverse polemiche - vinse ICAN, la campagna internazionale per la messa al bando delle armi nucleari, per aver contribuito all’adozione dello storico Trattato sulla proibizione delle armi nucleari.

Un appello al Parlamento e al Governo

Oggi, in occasione di questa ricorrenza, numerose firme del laicato cattolico nazionale rilanciano un appello rivolto al Parlamento e al Governo italiano: «Si ratifichi il Trattato Onu sulla proibizione delle armi nucleari (Tpnw) e si prenda una posizione chiara contro la folle corsa al riarmo in atto nel nostro tempo». I firmatari sono: Giuseppe Notarstefano, presidente nazionale di Azione Cattolica italiana; Emiliano Manfredonia, presidente nazionale delle Acli; Matteo Fadda, presidente nazionale della Comunità Papa Giovanni XXIII; Francesco Scoppola e Roberta Vincini, presidenti nazionali Agesci; Cristiana Formosa e Gabriele Bardo, responsabili nazionali del Movimento dei Focolari Italia; mons. Giovanni Ricchiuti, presidente di Pax Christi Italia.
«In un mondo lacerato da guerre, minacce e tensioni internazionali sempre più pericolose, il Trattato entrato in vigore il 22 gennaio 2021, rappresenta una svolta storica nella costruzione di un ordine mondiale fondato non sulla deterrenza della distruzione, ma sulla responsabilità condivisa, sul diritto internazionale e sul primato della vita umana».